Situazione difficilissima in Francia: il Paese è sull’orlo di un nuovo lockdown. Il presidente Emmanuel Macron, il premier Jean Castex e i membri del Governo hanno insistito fino all’ultimo sul fatto che un secondo “confinamento” a livello nazionale sarebbe stato catastrofico dal punto di vista economico, sociale ed educativo. Deve essere evitato a tutti i costi, dicevano.
Ma nelle ultime ore il Governo è stato costretto a virare il timone. Nonostante le rigide restrizioni regionali imposte la scorsa settimana, il primo ministro Castex ha dichiarato che se le persone non inizieranno a comportarsi in modo più responsabile, il Paese potrebbe affrontare lo stesso tipo di crisi che ha costretto al primo blocco a marzo.
Il ministro della Salute, Olivier Véran, ha detto che il Governo “non vuole chiudere il Paese”, ma “non si possono escludere” restrizioni più severe a livello nazionale per le vacanze scolastiche di fine ottobre o per Natale.
Intanto, un gruppo di sette medici ha fatto un appello sul Journal du Dimanche in cui rivendicano la necessità immediata di misure severe se la Francia vuole evitare una seconda ondata di Coronavirus, che sarebbe anche peggiore della prima.
Secondo le tendenze attuali, hanno affermato, il numero di pazienti Covid che entrano in terapia intensiva corrisponderebbe a fine ottobre al picco di fine marzo-inizio aprile, cioè circa 650 al giorno, numero che potrebbe raggiungere i 1.200 al giorno entro la metà di novembre.
Altri esperti, al contrario, come il virologo dell’Institut Pasteur Vincent Enouf, affermano che sarebbe sbagliato chiudere nuovamente la Francia e hanno esortato il Governo a rimanere “iper-flessibile” e ad aspettare di vedere se le nuove restrizioni regionali avranno effetto, prima di procedere con misure drastiche.
Il Governo comunque una linea dura l’ha già adottata, suddividendo la Francia in zone: grigie (nessuna allerta), rosa (allerta), rosse (allerta intensificata) e scarlatte (allerta massima, come Parigi).
Quella di fronte alla quale ci troviamo oggi non è più una “epidemia senza malati”, come è stata descritta in agosto. Il numero di ricoveri ospedalieri e in terapia intensiva sta aumentando, in modo addirittura allarmante in alcune città, come Marsiglia, per quanto il ministro della Salute rassicuri sul fatto che i letti in ospedale e in terapia intensiva bastano.
“In questo momento, non siamo di fronte a una saturazione della domanda di cure ospedaliere in nessuna parte del territorio nazionale”, ha detto. “Il profilo dell’epidemia non assomiglia al culmine della crisi la scorsa primavera”.
Ma nelle ultime tre settimane di marzo, il numero di pazienti con Covid-19 entrati in terapia intensiva in Francia era passato da una media di 0 al giorno a 630. In altre parole, è esploso. La popolazione in terapia intensiva ha raggiunto il picco di 7.200 all’inizio di aprile.
Il totale giornaliero di nuovi casi è sicuramente in forte aumento. Si sono registrati nuovi picchi di contagi di 16.096 e 15.797 nei giorni scorsi. La media è di 12mila circa. Queste cifre riflettono in parte un aumento dei test, ma non del tutto. Nelle ultime tre settimane, il tasso positivo per i test è aumentato dal 5,2% al 7,2%.
Il nuovo picco nei casi Covid ora ha 8 settimane. La popolazione netta in terapia intensiva, che tiene conto di coloro che hanno lasciato la terapia intensiva, dei guariti o dei deceduti, è aumentata di 199 unità nell’ultima settimana. Attualmente ci sono 1.118 pazienti Covid in terapia intensiva, rispetto a poco più di 400 all’inizio di agosto. Un dato che preoccupa moltissimo.
Ricordiamo che dal 19 settembre metà Francia era già zona rossa, con 55 dipartimenti classificati come “zona di circolazione attiva del virus”. E che l’Italia ha inserito la Francia, ma non tutta, nella lista dei Paesi di provenienza dai quali è obbligatorio sottoporsi a tampone.