Riceviamo, e volentieri pubblichiamo, l’articolo ricevuto da Tartaglia Arte:
RAFFAELLO TORNA PROTAGONISTA DOPO LA GRANDIOSA MOSTRA ALLE SCUDERIE DEL QUIRINALE. QUESTA VOLTA PARLIAMO DELLA FASCINOSA FORNARINA: MOLTE LE SCOPERTE IN SEGUITO ALLA NUOVA CAMPAGNA DI IMAGING CHE HA LETTERALMENTE MAPPATO I PROCESSI E I PIGMENTI UTILIZZATI DAL GRANDE PITTORE ITALIANO
“Le domande che ancora ci poniamo sulla Fornarina sono ancora tante”, esordisce così Alessandro Cosma, funzionario conservatore delle Gallerie Nazionali Barberini Corsini durante la conferenza stampa tenutasi a Palazzo Barberini per la presentazione dei risultati della campagna di indagini sulla Fornarina di Raffaello, svoltasi lo scorso 28, 29 e 30 gennaio 2020. “È davvero un ritratto? Chi lo commissionò? Dov’era nel Cinquecento? Se fosse un ritratto, chi raffigura veramente?”. Ad oggi, i quesiti posti non trovano delle risposte certe, bensì delle ipotesi -più o meno plausibili- che si intrecciano ad indizi e vicende che rimandano probabilmente a Margherita Luti, l’amata di Raffaello. Non possiamo non negare però che la fascinazione che si prova nei confronti del famoso quadro è accresciuta da alcuni dubbi non ancora del tutto svelati e dalla vivacità dello sguardo della donna ritratta. La campagna segna anche un ritorno. Dopo la mostra alle Scuderie del Quirinale, l’opera ritorna finalmente a casa, nel museo romano.
LA FORNARINA: IL FITTO FONDO VEGETALE
“La figura di una donna nuda che si staglia su un fittissimo intrico di rami di mirto e di melocotogno, dal quale si riesce ad intravedere il cielo”, racconta Cosma, intervenuto insieme Paolo Branchini dell’INFN, Giovanna Martellotti della Conservazione dei Beni Culturali Soc. Coop, Chiara Merucci delle Gallerie Nazionali Barberini Corsini e Claudio Seccaroni di ENEA. Molte le importanti scoperte sulla distribuzione di elementi chimici presenti sulla tavola quali calcio, ferro, rame, manganese, oro, piombo, mercurio e stagno. “Le analisi che erano state fatte precedentemente sulla Fornarina nel 1983 – la prima campagna veramente famosa e importante-“, dichiara Chiara Merucci, “e nel 2000, quando ci fu il restauro, hanno sempre scioccato! Nell’83 fu scoperto il paesaggio alle spalle della Fornarina, nel 2000 si è osservato lo spostamento rispetto ad una fase grafica ad una fase pittorica, con lo spostamento del braccio (…).” Ma oggi? Cosa si è scoperto ancora? Le immagini della distribuzione del ferro e del piombo hanno confermato l’impostazione di una sotto-stesura di base chiaroscurata, una pratica diffusa nei primi anni del Cinquecento e presente anche in altri dipinti del grande urbinate.
LA FORNARINA DI RAFFAELLO: LE INDAGINI
Il mercurio, che indica l’impiego di cinabro, ha evidenziato l’importante modifica del fondo, già individuata dalle radiografie eseguite proprio nel 1983, comportando un riassetto chiaroscurale della figura. Inoltre, la lettura delle immagini ha restituito un’inedita visione del rigoglioso fondo vegetale su cui si sposa la figura senza veli, evidenziandone tutto il complesso intrico. Stesure a base di terre (ferro) o di terra d’ombra (ferro e manganese) sono emerse per le foglie più ampie, mentre i rami del mirto risultano essere a base di un verde di rame e di nero d’ossa. Come si è dunque risaliti a questa nuova e approfondita visione dell’opera d’arte firmata da Raphael Urbinas? È stata effettuata una scansione macro della Fluorescenza dei Raggi X (MA-XRF) a cura di “Emmebi diagnostica artistica” e “Ars Mensurae” con degli strumenti all’avanguardia messi a punto nell’ambito del Progetto MU.S.A. (Multichannel Scanner for Artworks) – una strumentazione tecnologica che, se dapprima ha visto il suo impiego nella ricerca di fisica fondamentale, ha poi trovato un ruolo fondamentale nello studio e nella conservazione dei beni culturali-, in collaborazione con l’INFN – Istituto Nazionale di Fisica Nucleare Sezione di Roma Tre, CHNET (Cultural Heritage Network), il CNR ISMN, il Dipartimento di Scienze Università Roma 3, Sapienza Università di Roma – Dipartimento di Scienze di Base e Applicate per l’Ingegneria.
By Valentina Muzi – artribune.com