E’ illusorio lasciar credere ad uno Stato onnipresente

I privati non sono esenti da colpe, ma se volessimo ragionare in tal senso, si correrebbe il rischio di andare incontro ad amare sorprese. Quando gli effetti dell’intervento dello Stato si saranno esauriti, l’opinione pubblica si sentirà tradita. Diffondere l’idea di una sorta di benessere di cittadinanza è fuorviante e ingannevole. Chi ricopre ruoli di governo e istituzionali ha il dovere di dirlo ai cittadini. non si possono salvare tutte le aziende, né tutti i posti di lavoro: questa è la verità. Chi dice il contrario è un venditore di illusioni.Gli italiani nel combattere il virus, si sono dimostrati attenti e hanno rispettato le regole imposte dal Governo, meglio di tanti altri popoli. Sicuramente si dimostreranno tali nel concorrere alla ricostruzione economica del Paese, praticamente distrutta dai tanti mesi di chiusura, imposti dalla pandemia. Occorre pronunciare un discorso di verità e far leva sulla loro voglia di riscatto, sul loro senso del dovere, sulla loro proverbiale capacità di reinventarsi. Andranno incoraggiati e spronati, non illusi. La favoletta di uno Stato onnipresente e che si possa indebitare senza limiti e all’infinito non può reggere a lungo. Il lavoro nessuno lo regalerà, bisognerà conquistarselo. Ad oggi si stima che il 25% delle imprese sia a rischio chiusura. Noi contribuenti ci auguriamo che i soldi siano spesi al meglio e indirizzate a tutte quelle attività che hanno un futuro e potranno sostenere l’occupazione con la creazione di nuovi posti di lavoro. Non è più il tempo di investire su aziende decotte e scaricarne i costi sulla comunità nazionale e negarli ad aziende create dai giovani. Occorrono nuove politiche attive che tutelino i lavoratori e ne riqualifichino il profilo professionale. Se le aziende non si organizzano, muoiono. La concorrenza crea occasioni per i giovani che si avviano a fare impresa, ne premia il merito, riduce le diseguaglianze. Ma se si guarda all’impresa privata come il male, come a quella che bada solo al profitto, non si va da nessuna parte e i giovani da essa si terranno lontani. Ma il futuro sarà sempre più contrassegnato da tanti lavori in proprio. Quindi occorre attrezzarsi in tal senso. Ma vorrei rivolgere, sommessamente una domanda a tutti coloro che predicano e invocano l’intervento massiccio dello Stato nell’economia come nella tutela della salute pubblica, verso quest’ultima doveroso a 360 gradi:” Ma lo Stato chi lo finanzia”? E qui fa il suo ingresso in campo l’annosa questione dell’evasione fiscale. Non si può pretendere l’intervento dello Stato e non sentire il dovere, a secondo dei propri introiti, di concorrere al suo sostentamento. Mai come in questi giorni si avverte l’esigenza che ho lo Stato investa nella Sanità . Ma la spesa non potrà gravare in eterno sui soliti noti, lavoratori dipendenti.Qualche riflessione gli imprenditori la devono pur fare. Non è stato giusto non pagare le tasse a giugno per il periodo antecedente al Covid. Così come non è stato giusto eliminare il super ticket anche per chi poteva pagarlo. Lo Stato è uno solo. Non esiste uno Stato a due velocità.

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