Coronavirus, 5901 contagi, 41 decessi

Sette Regioni preoccupano più delle altre: si tratta di Sicilia, Liguria, Lazio, Puglia, Piemonte, Abruzzo e Basilicata. Lo affermano i dati diffusi dalla Fondazione Gimbe, relativi al monitoraggio effettuato dal 30 settembre al 6 ottobre. I numeri, che evidenziano un aumento di contagi e di ricoveri praticamente in tutta Italia.

I contagi hanno registrato un’impennata notevole nella settimana dal 30 settembre al 6 ottobre, con i nuovi casi  saliti del 42,4%. In aumento anche i pazienti ricoverati con sintomi (+18,9%) e in terapia intensiva (+17,7%), oltre ai decessi (+13,1%).

Sono 5.901 i contagi da coronavirus registrati in Italia il 13 ottobre, a fronte di 112.544 tamponi. Il rapporto tra positivi e test eseguiti sale al 5,4%. Salgono i ricoveri complessivi (255 in più rispetto a ieri, 5.076 complessivamente) e quelli i terapia intensiva (62 in più di ieri per un totale di 514). I morti nelle ultime 24 ore sono 41.

Ci sono poi 7 Regioni che preoccupano più delle altre, a causa della percentuale dei casi ospedalizzati, superiore alla media nazionale del 6,6%. Si tratta di Sicilia (11,5%), Liguria (10,4%), Lazio (9,9%), Puglia (8,9%), Piemonte (8,6%), Abruzzo (8,2%) e Basilicata (7,9%).

Il rapporto della Fondazione Gimbe evidenzia come da metà luglio i nuovi casi settimanali siano più che decuplicati (da poco oltre 1.400 a più di 17 mila), con un incremento del rapporto positivi/casi testati passato dallo 0,8% al 4%. Dinamica che ha fatto quintuplicare i casi attualmente positivi, passati da 12.482 di fine luglio a 60.134.

Sul fronte dei ricoveri di pazienti con sintomi, da fine luglio sono saliti da 732 a 6.325, e quelli in terapia intensiva da 49 a 319.

Secondo il presidente della Fondazione, Nino Cartabellotta, il progressivo incremento dei casi attualmente positivi, iniziato a fine luglio, “dopo un mese ha innescato l’incremento di pazienti ospedalizzati con sintomi e in terapia intensiva, e dopo 2 mesi inizia a riflettersi anche sui decessi”.

Per Cartabellotta, quindi, “bene indossare le mascherine anche all’aperto, visto che non conosciamo ancora il reale impatto della riapertura delle scuole e dell’ulteriore sovraccarico dei servizi sanitari conseguente alla stagione influenzale”.

Tuttavia, per contenere la seconda ondata, in particolare nelle Regioni del Centro e del Sud, occorre “potenziare e uniformare gli standard dell’assistenza sanitaria territoriale e ospedaliera, e ridurre l’elevato rischio di contagio sui mezzi pubblici”.

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