Suicidi al tempo della crisi. Sindacati e lavoratori uniti in fiaccolata

“SilenziosaMente”: questo il nome della marcia organizzata unitariamente da sindacati imprese, dipendenti, artigiani, commercianti, che stasera sfileranno a Roma per denunciare la grave crisi industriale nel Lazio e soprattutto per ricordare chi, in tutta Italia, strangolato dai debiti, non vedendo via d’uscita, si è tolto la vita.

La fiaccolata si terrà a partire dalle 20 al Pantheon di Roma, per “richiamare l’attenzione di istituzioni e opinione pubblica sul grave stato di crisi delle Pmi e del mondo del lavoro, con un pensiero a tutti coloro che, strangolati da debiti con banche e fornitori, hanno scelto di togliersi la vita”, spiegano gli organizzatori. Le cifre sono drammatiche: nel 2011 ci sono stati oltre 1.000 suicidi tra lavoratori e imprenditori, dato cresciuto del 24% dal 2008.

Soprattutto gli organizzatori si scagliano contro i ritardi nei pagamenti nelle transazioni commerciali tra pubblica amministrazione e privati, i cui tempi, “già lunghi in passato, sono aumentati a dismisura con l’avvento della crisi economica”. “Ritardi – sottolineano – che, sommati al cosiddetto ‘credit crunch’ – sotto forma di razionamento del credito e innalzamento del suo costo, unito a richieste di garanzie sempre più pesanti – hanno messo in ginocchio l’intero sistema della piccola e media impresa sul territorio”.

Crisi: un disoccupato al giorno si uccide.  La crisi uccide. Non è retorica, ma quanto dimostrano le ultime ricerche in tema di suicidi. I dati sono allarmanti: in Italia, infatti, un disoccupato ogni giorno si toglie la vita, perché rimasto senza lavoro. La conferma arriva dal Secondo Rapporto dell’Eures. Lo studio chiarisce, infatti, che soltanto nel 2010 sono stati 362 i suicidi di disoccupati, superando ulteriormente i 357 casi registrati nel 2009, che già rappresentavano una forte impennata rispetto ai 270 accertati in media nel triennio precedente (rispettivamente 275, 270 e 260 nel 2006, 2007 e 2008). Dunque la mancanza di un’occupazione diventa una delle principali cause di morte volontarie, tra disoccupati ed esodati.

Ad aggiudicarsi questo triste primato, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, il Centro Nord, con la Lombardia al primo posto.

Secondo quanto riportato dall’Eures, i soggetti più deboli si rivelano i maschi. Le cifre in questo senso, parlano chiaro. Considerando infatti la sola componente maschile, l’aumento dei suicidi dei senza lavoro appare ancora più preoccupante (da 213 casi nel 2008 a 303 nel 2009, a 310 nel 2010), attestandosi a +45,5% tra il 2008 e il 2010, confermando così la centralità della variabile occupazionale nella definizione dell’identità e del ruolo sociale degli uomini. Ancora, la crisi risulta avere una forte incidenza anche sui cosiddetti ‘esodati’, vale a dire tra coloro che hanno tra i 45 e i 64 anni, con un incremento del 12,6% nel 2010 rispetto al 2009 e del 16,8% rispetto al 2008.

Ma la disoccupazione, informa l’Eures, è anche alla base dei suicidi nelle fasce di età tra 45 e i 54 anni, aumentati del 13,3% rispetto al 2009, e in quella 55-64 anni (+10,5%); il tutto a fronte di una crescita complessiva dell’8,1%.  Sotto pressione in un’era di forte debolezza economica, anche gli artigiani e i commercianti. Secondo l’Eures nel 2010 336 tra questi hanno deciso di farla finita (contro i 343 del 2009). Lo studio definisce “molto alto il rischio suicidario” in questo ambito: in particolare nel 2010 si sono contate 192 vittime tra i lavoratori in proprio (artigiani e commercianti) e 144 tra gli imprenditori e i liberi professionisti (151 nel 2009), nel 90% dei casi uomini. Secondo la fotografia dell’Eures sono aumentati nel 2010 i suicidi nelle regioni del Centro-Nord; ma a livello territoriale il primato se l’é aggiudicato la Lombardia (con 496 casi, +3% rispetto al 2009), seguita dal Veneto (320, pari al 10,5% del totale, con un aumento del 16,4% sul 2009) e l’Emilia Romagna (278, 9,1%). Più della metà dei suicidi censiti in Italia si verifica in una regione del Nord (1.628 casi nel 2010, pari al 53,4% del totale), a fronte del 20,5% al Centro (624 casi) e del 26,1% al Sud (796 casi). Anche in termini relativi il Nord conferma i valori più alti, con 5,9 suicidi ogni 100 mila abitanti, contro i 5,3 del Centro e dei 3,8 del Sud. Ma è il Centro Italia a registrare nel 2010 la crescita più consistente, con un +11,2% sul 2009, che sale a +27,3% nel Lazio, con 266 suicidi.

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