“Non ho più avuto riscontri alla mia proposta”. Così Andrea Crisanti, virologo dell’Università di Padova, su Lettera150, a proposito del piano in cui “proponeva di dotare l’Italia di una rete di laboratori fissi e mobili per incrementare a 400.000 la capacità di effettuare tamponi ed eliminare differenze regionali con l’obiettivo di consolidare i risultati del lockdown e mantenere i contagi a un livello basso che non interferisse con la qualità della vita e le attività produttive”. Il documento, consegnato al governo il 20 agosto, prevedeva tracciamento automatico di tutti gli appartenenti agli ambienti di vita dei positivi e tamponi diffusi, fino a 400mila al giorno se necessario. “Il mio piano inascoltato per contenere il contagio”, si legge in un intervento di Crisanti su Lettera150.
“Il razionale di questa proposta si basava sulla nozione che le metodiche attuali di tracciamento contatti sono laboriose, difficilmente scalabili e facilmente saturabili viceversa l’approccio utilizzato nella cittadina di Vo e poi applicato in molte altre situazioni anche in Italia è estremamente efficiente e con effetti duraturi. Dobbiamo immaginare che ognuno di noi vive in una rete tridimensionale di relazioni i cui piani ad esempio possono essere la scuola, il lavoro, i vicini di casa, gli amici e i parenti con interazioni sia orizzontali che verticali. Quando si identifica una persona contagiata, se si testano tutti coloro che fanno parte di questo spazio di relazioni, si trova con elevata probabilità in questo spazio di relazioni l’origine del contagio, colui che ha trasmesso l’infezione cosi pure chi eventualmente ne è stato contagiato bloccando in questo modo la catena di trasmissione (network testing)”, aggiunge Crisanti, “ora a distanza di quasi tre mesi vengono emanati nuovi decreti del presidente del Consiglio, destinati a impattare sulla nostra qualità della vita e sulle nostre attività lavorative, subiti pazientemente con la speranza che possano contribuire a diminuire il contagio.Ancora una volta, tuttavia, si persiste nell’errore di non chiedersi come, ridotto il contagio con misure progressivamente restrittive, si faccia a mantenerlo a livelli bassi. La mancata risposta a questa domanda ci condannerà a una altalena di misure restrittive e ripresa di normalità che avrà effetti disastrosi sull’economia, l’educazione e la vita di relazione”.
“Il migliore investimento per supportare l’economia e migliorare la qualità della vita che si può e si deve fare ora – rimarca Crisanti – è quello di creare un sistema di sorveglianza attiva in grado di farci convivere con bassi livelli di trasmissione virale. La Cina pochi giorni fa, per eliminare un focolaio di 10 casi, ha effettuato 10 milioni di tamponi in un giorno”.