“Nuova P.A.C. : nulla è cambiato e gli agricoltori italiani continueranno a rappresentare uno dei
settori più poveri della società europea con redditi inferiori fino al 50 per cento, rispetto agli
agricoltori degli altri Stati”. Il grido d’allarme arriva da Maurizio Grosso, segretario generale SIFUS
CONFALI il quale spiega che “fino a qualche settimana fa, ossia fino a prima che il Parlamento
Europeo la votasse, la nuova PAC (Politica Agricola Comunitaria) veniva immaginata come una
riforma rivoluzionaria capace di mettere in discussione gli interessi delle grandi lobbies industriali
dell’agroalimentare, poiché avrebbe dovuto aprire al Green deal, a chilometro zero, alla
biodiversità, alla sostenibilità,alla valorizzazione della specificità dell’agricoltura mediterranea e altro
ancora. E considerato che la PAC è stata approvata col consenso di chi in Italia oggi sta al
Governo ma anche di chi sta all’opposizione –aggiunge Maurizio Grosso, segretario generale di
questa organizzazione sindacale nazionale- e preveda un investimento di 48 milioni di euro, pari a
un terzo del bilancio europeo, purtroppo nulla è cambiato e, pertanto, gli agricoltori italiani
continueranno a rappresentare uno dei settori più poveri della società europea, con redditi inferiori
fino al 50% rispetto agli agricoltori degli altri stati. Ecco che, davanti ad un quadro così
drammatico, SIFUS CONFALI denuncia che la PAC non ha avuto la sensibilità e l’intelligenza di
puntare sulla sovranità alimentare attraverso una serie di azioni, come la valorizzazione
dell’agricoltura mediterranea, il Km zero, gli allevamenti non intensivi, la valorizzazione delle
specificità produttive territoriali. SIFUS CONFALI, denuncia inoltre che la nuova PAC ha
completamente espulso dal suo contesto l’introduzione di un vincolo di salvaguardia rivolto alle
aziende che producono cibo buono utilizzando braccianti agricoli a cui vengono garantiti i diritti
contrattuali. Dunque, c’è da chiedersi: se un agricoltore italiano è e rimane molto più povero di
quello europeo, come farà ad assumere quei braccianti chiamati a prestare la propria attività
lavorativa nei campi? Come farà l’agricoltore italiano a pagare i braccianti secondo i dettami del
CCNL di categoria? Ecco che si rivela, quindi, necessario cambiare l’impostazione complessiva della
PAC, non solo nella direzione della valorizzazione dell’agricoltura mediterranea, ma anche rispetto
l’opportunità dell’introduzione di un parametro sociale che punti sulla tutela del lavoro, sia per
quanto attiene la quantità che la qualità (numero di dipendenti/ rispetto dei contratti), dei
braccianti agricoli assunti dall’azienda. Serve, inoltre, che vengano previsti ‘vincoli’ precisi per
modulare i contributi che verranno erogati . Significa che più “lavoro buono” un’azienda agricola è
capace di realizzare… ossia lavoro che produce cibo sano rispettando i diritti dei braccianti… più
l’azienda agricola deve essere premiata. In parole povere: i sussidi da assegnare alle aziende
agricole devono avere, tra le condizionalità che li determinano, una condizionalità specifica legata
alla quantità e qualità di lavoro buono, prodotto anche in chiave dell’auspicata sovranità
alimentare. Sulla PAC in questione –conclude Maurizio Grosso- è singolare il silenzio dei Sindacati
Confederali che evidentemente non comprendono i danni che da essa scaturiranno per il mondo
del lavoro bracciantile oltre che per l’agroalimentare. Per la modifica della PAC -il SIFUS che è
anche referente della LILCA e fa parte integrante dell’alleanza per la sovranità alimentare spenderà le proprie energie nei prossimi mesi”.
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