La Camera dei Lord ha respinto oggi a larga maggioranza, con 433 no contro 165 sì una delle parti più contestate della controversa legge sulla Brexit presentata dal governo Tory di Boris Johnson (Internal Market Bill) con l’obiettivo di rivendicare alle istituzioni britanniche il potere di modificare alcuni aspetti cruciali degli accordi di divorzio sottoscritti con l’Ue – in particolare sul delicato dossier dei confini fra Irlanda e Irlanda del Nord – anche a costo di minacciare una violazione “limitata” del diritto internazionale.
La bocciatura della camera non elettiva di Westminster, che l’esecutivo non controlla, era attesa ed ha avuto anche il sostegno di 44 conservatori ‘ribelli’.
Ma il governo ha già chiarito di non voler modificare nella sostanza il testo – che ha fatto infuriare Bruxelles e preoccupare lo stesso presidente eletto americano Joe Biden – e d’essere deciso a farlo riapprovare a tempo debito alla Camera elettiva dei Comuni (che ha già votato a favore del provvedimento oltre un mese fa e che alla fine avrà comunque l’ultima parola), dove Johnson conta su una maggioranza blindata. L’Internal Market Bill viene denunciato dalle voci critiche come una macchia sulla reputazione internazionale del Regno Unito. Mentre viene difeso dal premier e dai suoi ministri come una forma di autotutela della sovranità britannica sull’Irlanda del Nord – legittima da un punto di vista costituzionale interno – in caso di fallimento dei negoziati in corso con l’Ue sulle relazioni commerciali post Brexit: negoziati che la polemica sulla legge non ha del resto fermato e che proprio questa settimana sono entrati in una fase decisiva per evitare lo spettro del no deal.