Terapia dolore: sale età accesso a centri, casi in aumento

I pazienti che soffrono di dolore cronico sono in aumento e, nei prossimi anni cresceranno ancora, soprattutto per le patologie legate alla degenerazione della colonna vertebrale. La causa è l’invecchiamento della popolazione, che spiega anche l’aumento dell’età media dei pazienti che oggi è di 80 anni e oltre. E’ lo scenario con il quale si confrontano gli specialisti di terapia del dolore fatta da Francesco Bruno, ordinario di Terapia Intensiva, responsabile dell’ambulatorio di Terapia antalgica e primario di Anestesia e Rianimazione del Policlinico di Bari. “I casi di lombo-artrosi e tutte le situazioni legate all’età – afferma Bruno – aumenteranno e sposteranno ancora più in là l’età media dei pazienti”.

Al Policlinico di Bari, il 19 aprile è prevista una tappa della campagna informativa sulla legge 38 promossa dall’associazione ‘vivere senza dolore’, dedicata alla Terapia del dolore. Davanti all’ospedale sarà presente un gazebo dove verrà distribuito materiale informativo e questionari, per medici, pazienti e cittadini sui contenuti della legge. Uno degli obiettivi che Bruno e colleghi perseguono nelle cure somministrate ai circa 800 pazienti che ogni anno arrivano al centro è quello di “individuare terapie farmacologiche che non espongano i pazienti agli effetti collaterali derivanti da una lunga assunzione di fans (farmaci anti-infiammatori non steroidei) che sono efficaci contro il dolore ma possono provocare danni d’organo” e l’effetto più temuto, soprattutto per i pazienti anziani è l’insufficienza renale.
“Si tratta di trovare una combinazione tra fans e oppiacei.

Questi ultimi negli anziani hanno meno effetti collaterali e avversi, rispetto ai giovani – aggiunge Bruno – . Tentiamo di scardinare il pregiudizio legato agli oppiacei che spesso è dovuto alla mancanza di informazione dei medici”. Nel centro del Policlinico di Bari vengono trattati pazienti oncologici, per i quali non esistono liste d’attesa e non oncologici. Per questa seconda categoria, le liste d’attesa non vanno oltre le due settimane.

(ANSA).

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