I presidenti delle Regioni hanno chiesto al governo nella videoconferenza in vista del prossimo Dpcm di valutare la chiusura delle frontiere in caso di divieto di riapertura degli impianti da sci. L’obiettivo dei governatori sarebbe evitare così la concorrenza degli Stati europei che invece dovessero permettere le vacanze sulla neve.
Il governo ha confermato che di riapertura degli impianti si potrà parlare soltanto dopo le feste di Natale. “Gli impianti da sci e il sistema vacanze invernali che sono fondamentali per la nostra economia riapriranno quando l’epidemia si sarà raffreddata, speriamo nel giro di un mese, un mese e mezzo.
I ristori saranno garantiti per tutte le attività che non potranno aprire”. E’ quanto avrebbe detto il ministro Boccia alle Regioni, secondo quanto si apprende. “La sicurezza delle persone e la salute vengono prima di tutto. Dobbiamo chiudere questa seconda ondata evitando la terza e mantenendo la convivenza con il virus con il massimo della sicurezza – ha aggiunto Boccia-. Anche in Germania si è scelta la linea della massima prudenza, nella consapevolezza che -ha detto oggi il ministro Helge Braun- ‘davanti a noi ci sono mesi invernali difficili, e questo vale fino a marzo’ .
“Seguire la messa, e lo dico da cattolico, due ore prima o far nascere Gesù bambino due ore prima non è eresia. Eresia è non accorgersi dei malati, delle difficoltà dei medici, della gente che soffre”. E’ quanto ha detto il ministro Boccia alla videoconferenza con gli Enti locali, secondo quanto si apprende. “Questa è eresia non facciamo i sepolcri imbiancati – ha aggiunto l’esponente Pd -. Papa Francesco ha dato un esempio bellissimo a tutti nella scorsa Pasqua, a partire dalla Via Crucis. Il Natale non si fa con il cronometro ma è un atto di fede”. Usa l’ironia per far capire che il governo non intende deflettere dalla linea della massima prudenza durante le festività. E il premier Conte lo dice chiaramente: “Altri sacrifici? E’ necessario, non possiamo abbassare la guardia, gli italiani sono consapevoli che sarà un Natale diverso o ci esponiamo a una terza ondata a gennaio, con il rischio di un alto numero di decessi”. Concetto ribadito da Agostino Miozzo, coordinatore del Cts: ” passare un natale ordinario con il cenone è piuttosto azzardato”.
Altro punto all’ordine del giorno dell’incontro tra governo e regioni la scuola. “Le regioni unanimamente hanno ritenuto di suggerire al governo di procrastinare al 7 gennaio ogni riapertura della didattica in presenza per chi è ancora oggi in didattica a distanza”. Lo ha detto nel punto stampa quotidiano sul covid il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti in merito alla riunione tra i ministri Boccia, Speranza e la conferenza regioni, l’Anci con Decaro e le province italiane. “Tutte le regioni hanno unanimamente ritenuto di dire al Governo che si tratterebbe di una mossa inopportuna in questo momento soprattutto alla vigilia della pausa festiva delle scuole – ha detto Toti – in assenza di un programma di scaglionamento degli ingressi e in assenza di un servizio pubblico che oggi prevede capienza al 50% e andrebbe ritoccata”.
Restano diversi altri punti da definire per il Dpcm di Natale. Uno è quello degli orari di apertura delle attività commerciali per lo shopping dei regali e di quelle di ristorazione. L’altro quello degli spostamenti tra regioni per raggiungere i parenti: anche su questo l’orientamento prevalente del governo sarebbe rigoroso, con il divieto totale, a prescindere dalle colorazioni, eventualmente con qualche deroga. Oggi torneranno a riunirsi i capi delegazione di maggioranza, e potrebbero esserci anche Cts e Istituto superiore di sanità. A giorni, forse prima, saranno riconvocate le Regioni. Il nuovo dpcm sulle misure anti contagio dovrebbe confermare l’impianto del decreto attuale, con la divisione delle Regioni in tre fasce, e introdurre specifiche restrizioni per il Natale.
Intervenuto ai microfoni del TG5, il premier Conte si è proiettato sul prossimo monitoraggio: “Mi aspetto un Rt intorno all’1. Sarebbe un bel segnale e mi attendo che molte regioni che oggi sono rosse diventino gialle o arancioni. Sarebbe un bel segnale“.
Nonostante l’apertura del premier Conte, è scontro tra il ministro Speranza e il governatore Fontana sulla Lombardia. Il presidente della Regione ha anticipato quella che sarebbe l’intenzione del Ministro della Salute di confermare la zona rossa fino al 3 dicembre.
Nel dpcm – ha commentato l’esponente del Centrodestra, riportato dal Corriere della Sera –sono presenti automatismi che confermano il nostro passaggio in arancione. Io ho fatto presente al Governo che gli automatismi devono essere applicati sia in positivo che in negativo.
Roberto Speranza non metterebbe in dubbio il fatto che la Lombardia debba rientrare in uno scenario di rischio inferiore rispetto a quello nel quale si trova, ma vuole evitare una corsa allo shopping di Natale prima che entrino in vigore le regole del nuovo Dpcm. Da qui l’idea di formalizzare il passaggio in Arancione della Lombardia solo il 3 dicembre.
Una decisione sarà presa solo nelle prossime ore al termine di una trattativa che si prospetta lunga e travagliata. La Lombardia e il Piemonte premono per passare in zona arancione, ma il Governo spinge per avere un’altra settimana con le stesse misure e poi allentare le restrizione solamente con il nuovo dpcm che entrerà in vigore dal 4 dicembre.