Agroalimentare: startup Apio lancia Trusty, piattaforma blockchain

Diventa sempre più ‘smart’ il mercato agroalimentare, con un numero crescente di aziende che scelgono le soluzioni digitali per garantire la tracciabilità dei prodotti a tutela della loro qualità. Tra le tecnologie più apprezzate c’è sicuramente la blockchain, che ha conosciuto un vero e proprio boom. In un mercato così dinamico anche l’offerta tecnologica cresce a livello globale. Tra le startup italiane c’è Apio che ha sviluppato la piattaforma Trusty (www.trusty.id), dedicata alle aziende del settore agrifood e realizzata in collaborazione con Var Group, che utilizza diverse tecnologie blockchain tra cui anche uno dei network principali nel mercato agroalimentare, ovvero Ibm Food Trust. L’obiettivo principale è quello di offrire uno strumento democratico, alla portata di tutti.

“Il 60% delle aziende nel settore agroalimentare – spiega Lorenzo Di Berardino, Ceo e co-fondatore di Apio – decide di sviluppare progetti in ambito digitale per aprire un canale di comunicazione nuovo con il consumatore. Trusty nasce proprio per dare una risposta a questa esigenza e, al tempo stesso, dal desiderio di rendere fruibili a tutti questi strumenti tecnologici”. Rispetto alle altre piattaforme blockchain, l’iscrizione del prodotto alla piattaforma Trusty è, infatti, gratuita, come tutte le funzioni che permettono di tracciarlo. Sono a pagamento una serie di funzionalità ulteriori che consentono di automatizzare l’inserimento dei dati.

Trusty, inoltre, è anche una delle prime piattaforme in Europa che permette alle aziende di utilizzare diverse tecnologie blockchain, come Bitcoin, Ethereum, Hyperledger Fabric. “Ci sono diverse tecnologie – prosegue Alessandro Chelli, Ceo e co-fondatore di Apio – e diversi modi di utilizzare la Blockchain e noi abbiamo deciso di utilizzare un approccio Blockchain Agnostic. Puntiamo a creare un sistema che adotti standard di tracciabilità, tra cui anche il GS1 Epcis che è uno dei più aperti all’interoperabilità, e che normalizzi le informazioni rispetto a questi standard permettendo poi attraverso le opportune integrazioni di andare su più piattaforme”.

Ma perché un’azienda del settore agrifood dovrebbe investire in tecnologia blockchain? “Uno dei pensieri più erroneamente diffusi – continua Lorenzo Di Berardino – è che la blockchain sia una piattaforma che sostituisce i sistemi di certificazione delle informazioni. Questa tecnologia è, invece, uno strumento di condivisione di informazioni, che ne amplificano la portata, rendendole accessibili al grande pubblico e creando un canale sicuro del quale tutte le aziende possono servirsi per scambiare informazioni”. Apio, che propone strumenti innovativi per la digitalizzazione delle aziende ed è cresciuta con progetti nel settore dell’energia, ha deciso di lanciarsi in un progetto verticale per le aziende del settore food perché sono tra le più attente a creare un legame con il cliente finale e, molto spesso, hanno una lunga storia da raccontare per la realizzazione dei loro prodotti.

Una storia fatta di passione e impegno, anche per ottenere certificazioni internazionali che attestano la qualità della produzione e la proteggono da fenomeni come la contraffazione o l’Italian Sounding. La blockchain diventa, quindi, il ponte che permette di trasmettere all’utente finale tutto questo bagaglio di informazioni, con un semplice gesto: la scansione di un Qr Code apposto sul prodotto. Una filiera trasparente consente, inoltre, al consumatore di sviluppare una maggiore consapevolezza negli acquisti: la generazione Z, nata a cavallo del nuovo Millennio, è molto più attenta al tema della sostenibilità ed è disposta a tradurre questa sensibilità in comportamenti concreti e, ad esempio, a spendere di più per un prodotto realizzato in modo etico e sostenibile. “Le aziende virtuose in tal senso possono ora condividere queste informazioni grazie alla tecnologia blockchain, innescando un ciclo positivo che consente al mercato di avanzare verso un futuro sempre più green”, sottolinea Lorenzo Di Berardino.

Per le piccole e media imprese del settore agroalimentare scegliere, dunque, una tecnologia blockchain può davvero trasformarsi in un vantaggio competitivo perché, rafforzando l’identità del brand, aiuta il consumatore a scegliere consapevolmente il prodotto di quel marchio. “A livello teorico – conclude Alessandro Chelli – Trusty è applicabile anche ad altri settori, che fanno della tracciabilità una componente fondamentale del loro sviluppo. Abbiamo voluto concentrarci sul food perché siamo una realtà italiana, siamo orgogliosi di questa eccellenza del made in Italy e siamo convinti che i tempi siano maturi per le aziende italiane per avvicinarsi a soluzioni digitali. E, per incentivarle a farlo, abbiamo deciso di rendere Trusty libera e accessibile a tutti.

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