L’uomo che ha – momentaneamente – raffreddato gli entusiasmi e le speranze del premier Conte si chiama Luigi Vitali: pugliese, avvocato, forzista della prima ora, in Parlamento dal ’96 (salvo una pausa nel 2013 in cui il suo partito lo avrebbe voluto al Csm), in prima linea sulla Giustizia di cui è stato sottosegretario negli anni ruggenti delle leggi “ad personam” e degli “scudi giudiziari” per Silvio Berlusconi. Ieri sera tardi ha annunciato l’adesione al gruppo degli Europeisti, stamattina ha cambiato idea e fatto sapere che rimane in Forza Italia.
Nelle scorse ore – spiega – ho avuto modo di interloquire con il presidente del Consiglio Conte sottoponendogli l’urgenza e l’importanza per il Paese di una riforma complessiva della giustizia, dichiarando il mio appoggio ad un ritorno allo stato di diritto e di garanzie nel processo».
A Vitali interessa solo la riforma della giustizia: «È inaccettabile pensare che in un Paese civile siano stati aboliti i termini della prescrizione quando i processi hanno una media di durata al di là di tutti gli standard europei. Questo ragionamento condiviso con Conte – aggiunge – era nel solco di quanto già dichiarato dal presidente Berlusconi sull’apertura ad un governo istituzionale e a quanto dichiarato dal segretario Matteo Salvini circa la volontà di parlare con chiunque a patto che fossero messi al centro i contenuti di una piattaforma di governo che prevedesse tra gli altri una riforma della giustizia e fiscale».
Però di andare al voto non se ne parla: «Percorsi utili ed essenziali per evitare elezioni anticipate che tutt’ora ritengo insensate. Ribadisco dunque nessun appoggio al Conte ter.