Roberto Fico al Quirinale per l’esito delle consultazioni

Un maxi-tavolo tecnico di maggioranza per scrivere il contratto di governo. L’ha convocato il presidente della Camera Fico ieri  mattina a Montecitorio con i gruppi protagonisti del primo giro di consultazioni.  “Dagli incontri con le forze politiche della maggioranza è emersa la disponibilità a procedere a un confronto comune per raggiungere una sintesi”, ha detto Fico dopo il secondo giorno di colloqui. Entro oggi tornerà al Quirinale per riferire l’esito del suo mandato esplorativo al presidente della Repubblica.Non partecipano i leader, ma due esponenti politici per gruppo parlamentare (al momento le varie forze politiche hanno indicato i capigruppo di Camera e Senato ) più un tecnico.

Oggi  alle 11 ci sarà una cerimonia a Palazzo Spada, alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, del presidente della Camera Roberto Fico e della presidente del Senato Elisabetta Casellati sulla ‘Relazione sull’attività della Giustizia Amministrativa’ per il 2020, che sarà svolta dal presidente del Consiglio di Stato Filippo Patroni Griffi. La cerimonia alle ore 11 segna un’indicazione importante anche sul momento della giornata in cui Fico tornerà al Quirinale per riferire al capo dello Stato sul mandato esplorativo affidatogli per verificare la maggioranza sulla formazione del Governo. Il presidente della Camera potrebbe salire al Colle o la mattina prima delle 11, o più tardi nel corso della giornata, al termine della cerimonia a Palazzo Spada che finirà intorno a mezzogiorno.

Italia viva avrebbe chiesto il Mes al tavolo sul programma di governo.  Il tema è stato posto dai rappresentanti renziani, che hanno aperto anche a una richiesta parziale del prestito, previa valutazione delle misure da finanziare. Netto il No del M5s. I rappresentanti Pd avrebbero invece ribadito la posizione di non contrarietà di principio dei dem allo strumento, se ci fosse un’intesa in maggioranza, ma avrebbero più in generale posto il tema della necessità di maggiori finanziamenti per la sanità.

Italia Viva ha chiesto al tavolo sul programma, a quanto si apprende, l’istituzione di una  commissione bicamerale per le riforme con presidenza all’opposizione.

“Pacco, doppio pacco e contropaccotto. Nessuna preclusione da parte nostra a parlare di riforme e di Recovery. La bicamerale, poi, l’abbiamo chiesta noi per primi da mesi. Ma ora non è forse un po’ troppo tardi per una proposta del genere? Non siamo ipocriti. I tempi di lavoro delle bicamerali sono noti e noi tempo non ne abbiamo, perché l’Europa non aspetta e i mercati internazionali sono spietati. Non vorrei che la proposta di offrire la presidenza di questa fantomatica bicamerale alle opposizioni fosse solo un doppio pacco per rendere meno indigesto agli italiani il pacco del Conte tre”, dichiara Anna Maria Bernini, presidente dei senatori di Forza Italia..

Non c’è stato   alcun documento alla fine della riunione  che serve piuttosto a verificare se non ci sono condizioni ostative ad andare avanti con le intese sul nome da indicare al presidente Mattarella per l’incarico.

“Un governo nasce su un programma, è un fatto banale”, dice Ettore Rosato di Iv a Tagadà su la7 a proposito del documento sul programma. “Serve un documento scritto e quella del cronoprogramma è una idea che condividiamo”.

“Il tavolo è convocato per parlare di altro, di temi, non del nome del premier. A noi va bene un governo che sia molto chiaro sui contenuti”, ha detto Rosato, a La7. “Vediamo, dipende da come finisce la discussione”. Così Rosato ha preferito evitare di indicare percentuali sulla nascita di un governo Conte Ter. “Non mi butto mai, i numeri sono cose importanti e delicate”, ha aggiunto.

“Non mi permetto di tirare mario Draghi per la giacchetta ma dico una cosa che pensano tutti gli italiani: è una straordinaria risorsa per il Paese”,  ha detto Rosato, su La7. “Draghi sarebbe un magnifico premier? Sarebbe un magnifico quello che volete – ha replicato sorridendo Rosato -. in questa fase non stiamo giocando a cercare il più bello, e mettiamo il più bello, ma stiamo costruendo un governo, e si costruisce con delicati equilibri. soprattutto, il governo non lo fa Italia Viva. E’ un governo di coalizione”.

“E’ assolutamente vero, ed è nell’interesse di un rapporto diverso che si deve instaurare con l’opposizione. vale per le riforme e anche per la gestione del recovery: non si può fare da soli, sono terreni su cui coinvolgere l’opposizione”, ha detto Rosato su La7, confermando che il suo partito, al tavolo sul programma, ha chiesto l’istituzione di una commissione bicamerale per le riforme con presidenza all’opposizione.

Per il gruppo Misto, ogni componente era presente, come detto,  con una figura politica e una tecnica. Una quindicina le persone che hanno partecipato al tavolo. La riunione si è svolta nella sala della Lupa, a Montecitorio. Presenti i capigruppo di M5S Davide Crippa ed Ettore Licheri, quelli del Pd Graziano Delrio e Andrea Marcucci, per Italia Viva i capigruppo Maria Elena Boschi e Davide Faraone, per Liberi e Uguali Federico Fornaro e Loredana De Petris, per ‘Europeisti – MAIE – Centro Democratico’ del Senato i senatori  Raffaele Fantetti e Maurizio Buccarella, per il Gruppo parlamentare ‘Per le Autonomie del Senato Albert Laniece e Gianclaudio Bressa, per CD-Maie Bruno Tabacci ed  Antonio Tasso.

Sul tavolo tutti i temi, dai più discussi come la giustizia e la sanità, alle riforme istituzionali, legge elettorale, politiche industriali e del lavoro. Proprio sulla revisione delle politiche attive del lavoro, si apprende, sarebbe stata raggiunta un’intesa ieri mattina. Il presidente Fico ha messo a disposizione dei gruppi anche altre sale della Camera nel caso ci fosse l’intenzione di dividersi in tavoli tematici per proseguire più spediti, ma la maggioranza dei gruppi ha ritenuto di dover procedere in un’unica formazione.

Resta però ancora un clima di incertezza, a partire dalle scelte di Matteo Renzi che non ha ancora dato il via libera all’indicazione di Giuseppe Conte come futuro presidente incaricato. Stessa incertezza sulla stesura del programma. Su questo punto, si apre un dibattito, non solo nel merito, ma anche nel metodo. Bruno Tabacci, Presidente di Centro democratico, ha le idee chiarissime sui limiti di una trattati va portata avanti da Fico: “Il programma-patto di legislatura dovrà essere definito con Conte quando sarà incaricato. Ma poiché sappiamo scrivere, abbiamo offerto oggi 5 punti, per dire che non possiamo giocare al fatto che in fase esplorativa facciamo un programma e poi decidiamo chi lo realizza”.

Dietro le quinte si tratta già sui nomi; gli ottimisti trattano su quelli dei ministri, i più accorti su quello del premier, gli sherpa di Italia viva su ipotesi alternative alla riedizione dell’attuale maggioranza giallo rossa, il cosiddetto piano B. M5s, Pd e Leu tengono la posizione: non ci sono subordinate al Conte ter. Le differenze su programma e ministri non mancano, ma l’intenzione è quella di trovare una soluzione, cercando di evitare nodi divisivi come il Mes.

Se poi l’esplorazione fallisse, se Iv tenesse duro sul no a Conte e gli altri partiti sulla chiusura ad altri premier, si scommette sull’ipotesi B. Cioè un governo con una maggioranza più ampia e un premier tecnico. Due sono ovviamente le variabili: l’ampiezza della maggioranza (si va da quella Ursula, che spazia dal M5s a Fi, a quella di larghe intese che si avventura fino a un sostegno diretto o indiretto della Lega) e il nome di chi potrebbe guidarla. A un allargamento della maggioranza hanno aperto sia lo stesso Renzi che Silvio Berlusconi. I contatti tra i due partiti sono costanti. Giovanni Toti in una intervista   sollecita “un premier forte in Europa e non abbiamo cambiato idea”, “un premier che sappia unire le forze economiche e sociali e che abbia credibilità con i cittadini ma anche con le istituzioni europee e con i mercati finanziari”. E dal Pd, che ha sempre chiesto il Conte ter, Luigi Zanda spiega: “Oggi sia Pd che 5Stelle puntano tutto su un Conte-ter e non fanno ipotesi di un eventuale fallimento. Mi sembra però certo che, in qualsiasi circostanza, si dovrebbero evitare elezioni politiche anticipate e prevedere che all’Italia servirà una soluzione politica fortemente europeista con un governo formato e presieduto da una personalità di alto profilo e una maggioranza forte”.

“Alla fine di questa settimana avremo, spero, il nuovo governo. Dovrà essere all’altezza delle sfide di questo periodo. E dovrà essere un governo di persone capaci e meritevoli. Solo così l’Italia si salva, solo così”. Lo scrive Matteo Renzi, leader di Italia viva, nella e-news.

Intanto il centrodestra insiste nel giudicare ogni ipotesi di Conte ter una soluzione inadeguata a risolvere i problemi del paese. Secondo Licia Ronzulli (Fi), non è possibile riproporre “una maggioranza che ha già fallito”. Anche l’ipotesi di ripartire da un ‘contratto’ scritto viene bocciata dall’azzurro Giorgio Mulè: “Pensare di rilanciare l’economia e il piano vaccinale di un Paese in ginocchio con l’ennesimo patto scritto sull’acqua che omette il Mes e rinsalda l’ego di alcuni -osserva –  è semplicemente pericoloso”.

Sul dopo, intanto, si confermano le divisioni tra chi, come Silvio Berlusconi, auspica un governo di “alto profilo” e chi, come Giorgia Meloni insiste sulle urne. Matteo Salvini, per un giorno sembra abbandonare l’idea di un esecutivo a guida centrodestra per spingere anche lui a favore del voto anticipato: “Decreti urgenti su ospedali e vaccini, su riapertura scuole e difesa del lavoro, sui rimborsi alle imprese e sull’utilizzo dei fondi europei, e poi subito al Voto! Senza perdere più tempo. Basta -conclude il leader leghista – con questo squallido e vergognoso teatrino”.

Sebbene tutte le strade siano ancora aperte, il Conte ter  sembra sempre più vicino: tutti i partiti che dovrebbero sostenere il nuovo governo (eccetto Italia Viva, che ora preferisce “parlare di programmi e non di nomi“) e con cui Fico si è consultato hanno espresso la loro volontà di veder assegnato nuovamente all’avvocato pugliese l’incarico di Premier allontanando l’ipotesi di un esecutivo istituzionale.

Per restare nelle stanze di piazza Colonna, il capo del governo dimissionario dovrà però pagare un prezzo, ancora da stabilire in base ai tavoli di confronto che avranno inizio in queste ore. Ora che Renzi ha accettato di sedere al tavolo con il Presidente della Camera, toccherà infatti a lui non far saltare tutto ponendo veti su programma e ministri rischiando di finire commissariato dai partiti.

Questi potrebbero spingerlo ad accettare il ritorno della formula dei due vicepremier come nel Conte Uno ma anche un sottosegretario alla presidenza che non sia un suo fedelissimo e una sorta di cabina di regia politica che prenda le decisioni cruciali, a partire da quelle sul Recovery.

Dal Nazareno Goffredo Bettini ha infatti indicato in due la strade possibili da percorrere: “Conte ter o elezioni tra maggio e giugno“. E dato che da Movimento Cinque Stelle a Italia Viva non c’è alcuna intenzione di tornare al voto, si potrebbe tentare di tutto pur di dar vita ad un Conte ter.

 La linea emersa è quella di parlare prima dei temi e successivamente dei nomi, ma prima o poi arriverà il tempo delle scelte e tra ministri e sottosegretari sono tante le poltrone da spartire.

Come sappiamo i renziani, seppur non abbiano posto un vero e proprio veto nei confronti dell’avvocato, di certo non lo vedono di buon occhio e sono pronti a scartarlo quando (e se) toccherà decidere il capo della maggioranza.

Economia, Istruzione, Infrastrutture e Lavoro: sarebbero queste le quattro ipotesi avanzate da Matteo Renzi nel corso del colloquio con il presidente della Camera, a cui avrebbe chiesto almeno 2 Ministeri. Nel mirino di Iv è finito Roberto Gualtieri, anche se gli alleati hanno già messo le mani avanti: “L’Economia ad un partito che vale il 2%? Non se ne parla”. Per il momento non sono spuntate figure politiche che potrebbero finire al Mef, mentre circolano i nomi di Fabio Panetta (ex direttore generale della Banca d’Italia e membro del Comitato esecutivo della Bce) e di Ernesto Maria Ruffini (direttore dell’Agenzia delle Entrate).

A forte rischio Alfonso Bonafede, la cui relazione avrebbe fatto cadere i giallorossi al Senato se Conte non si fosse dimesso prima. L’attuale ministro della Giustizia potrebbe diventare capogruppo del M5S per essere sostituito da Sabino Cassese (giudice emerito della Corte costituzionale), Francesco Greco (procuratore di Milano), Marta Cartabia (ex presidente della Consulta) o Andrea Orlando del Pd. In realtà, secondo un retroscena pubblicato dal Corriere della Sera, il profilo più quotato sembra essere quello di Paola Severino, che fu già Guardasigilli nel governo Monti.

Il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti potrebbe essere spacchettato: al primo potrebbe finire Maria Elena Boschi (c’è pure l’opzione Economia); per il secondo sarebbero in corsa il dem Graziano Delrio e il grillino Stefano Buffagni. Al Viminale da non escludere l’approdo del renziano Ettore Rosato. I 5 Stelle rischiano di perdere due ministri: Nunzia Catalfo al Lavoro (si scaldano Andrea Marcucci e Debora Serracchiani) e Lucia Azzolina all’Istruzione (pronta ad entrare Anna Ascani del Partito democratico). A quel punto i pentastellati potrebbero chiedere Giancarlo Cancelleri come ministro del Sud al posto di Giuseppe Provenzano e Alessandro Di Battista, se dovesse rientrare la fronda reazionaria, all’Innovazione o all’Ambiente. Il gruppo degli Europeisti, nato per fare da stampella a Conte, molto probabilmente avrà un dicastero: il regista dell’operazione responsabili Bruno Tabacci potrebbe prendersi quello della Famiglia.

Indubbiamente il Partito democratico è tentato da un’entrata di peso nella squadra di governo. Viene dato quasi per certo l’ingresso di Andrea Orlando, che davanti ha ben tre strade percorribili: vicepremier, ministro della Giustizia o sottosegretario con delega al Recovery Fund. Circola con insistenza il nome di Goffredo Bettini come possibile sottosegretario alla Presidenza del Consiglio.

I lavori si dovrebbero concludere oggi con un verbale scritto sui temi discussi nei quattro giorni di riunione. Come spiegato al termine dei lavori  da uno dei partecipanti al tavolo, su ogni tema verranno indicate eventuali distanze nelle posizioni dei partiti coinvolti. Il tavolo ripartirà alle 9 dalla giustizia, con le varie forze politiche che schiereranno ciascuna i propri esperti.

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