Una maggioranza così atipica di unità nazionale non si vedeva da tempo, con l’alleanza tra la Lega e il blocco giallorosso M5S-Pd-Leu. Difficile dire se ci sarà o meno una “quota Draghi”, se sarà un parterre totalmente politico oppure no, se verrà utilizzato il “metodo Cencelli” oppure no, ma la corsa alla nomina dei sottosegretari è partita ed è già caldissima.
Il nuovo esecutivo attende la fiducia del Parlamento, ma la decisione potrebbe arrivare nel fine settimana o, al più tardi, inizio settimana prossima.
Draghi alla prova della pandemia
Mentre il numero dei vaccinati in Italia supera i 3 milioni e cresce sempre di più l’allarme per le varianti del Covid, quella inglese soprattutto che tra qualche settimana diventerà prevalente, con l’Iss, il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie e il Cts che invitano a rafforzare le misure anti-Covid arrivando persino a suggerire a necessità di un nuovo lockdown, tra mercoledì 17 e giovedì 18 il governo Draghi diventerà pienamente esecutivo con il voto di fiducia delle due Aule.
Lockdown a cui è molto difficile che Draghi dia seguito, viste le pressioni del mondo imprenditoriale. E dovrà affrontare subito alcuni nodi stringenti: la valutazione su eventuali nuove misure di fronte alle varianti Covid che preludono a scenari molto preoccupanti nelle prossime settimane, in primis, ma anche la spinosa questione della riconferma o meno del super commissario Arcuri, considerato da molti incapace di dare risposte concrete ed efficaci alla pandemia.
Fratelli d’Italia voterà no alla fiducia la governo Draghi, come deliberato all’unanimità dalla Direzione nazionale del partito, approvando la relazione del presidente Giorgia Meloni che aveva proposto di esprimersi, mercoledì al Senato e giovedì alla Camera, contro la fiducia al nuovo esecutivo.
La Lega intanto spinge per un cambio di squadra nella gestione della pandemia. Il Cts è “da rimpolpare, rinforzare con energie nuove e idee nuove. Conosco tanti primari che il Covid non lo commentano in tv ma lo combattono da una corsia di ospedale” ha detto Matteo Salvini. Riguardo all’improvviso cambio di rotta del governo sugli impianti di sci, “questo era il modello Conte-Casalino dell’annuncio la sera che entrava in vigore lunedì. Con Draghi, appena sarà in carica, ho modo di pensare che cambieranno parecchie situazioni” assicura.
Con la sua compagine tecnico-politica (15 politici e 8 tecnici), che abbraccia dal Pd alla Lega, dai Cinque Stelle a Forza Italia a Leu, il neo governo ha meno di 40 posti disponibili per i sottosegretari e senza dubbio, a differenza della composizione dell’esecutivo, per loro ci sarà più spazio per assecondare il volere dei partiti in base ai rapporti di forza.
L’elenco dei ministri del governo Draghi
Ecco tutti i ministri nominati da Mario Draghi:
- Luciana Lamorgese all’Interno, stessa carica già nel governo Conte
- Lugi Di Maio (M5S), agli Esteri, stessa carica già nel governo Conte
- Lorenzo Guerini (Pd) alla Difesa, stessa carica già nel governo Conte
- Daniele Franco all’Economia, attuale direttore generale della Banca d’Italia
- Giancarlo Giorgetti (vicesegretario della Lega), allo Svluppo economico
- Marta Cartabia alla Giustizia, ex presidente della Corte Costituzionale
- Roberto Speranza (Leu), alla Salute, stessa carica già nel governo Conte
- Federico D’Incà (M5S) ai Rapporti con il Parlamento, stessa carica già nel governo Conte
- Roberto Cingolani al nuovo ministero della Transizione ecologica, ex direttore Iit
- Patrizio Bianchi all’Istruzione, docente universitario
- Cristina Messa all’Università, docente universitaria
- Enrico Giovannini alle Infrastrutture e Trsporti, ex presidente dell’Istat
- Renato Brunetta (Forza Italia) alla Pubblica amministrazione
- Dario Franceschini (Pd) alla Cultura, stessa carica già nel governo Conte
- Andrea Orlando (vicesegretario del Pd) al Lavoro
- Massimo Garavaglia (Lega) al Turismo
- Stefano Patuanelli (M5S) all’Agricoltura
- Vittorio Colao all’Innovazione tecnologica
- Mariastella Gelmini (Forza Italia) agli Affari regionali
- Mara Carfagna (Forza Italia) al Sud
- Elena Bonetti (Italia Viva) alle Pari opportunità, stessa carica già nel governo Conte
- Fabiana Dadone (M5S) alle Politiche giovanili
- Erika Stefani (Lega) alle Disabilità
- Prossimo sottosegretario alla presidenza del Consiglio il magistrato Roberto Garofoli.
Governo Draghi, i papabili sottosegretari
Nella compagine di governo, guardando ai sottosegretari, potrebbe esserci un incarico anche per un rappresentante dei “piccoli” della coalizione guidata da Matteo Salvini, ovvero le forze centriste Udc, Noi per l’Italia e Cambiamo di Giovanni Toti. Potrebbe valere la regola secondo la quale i partiti che nei ministeri avevano due rappresentanti di sottogoverno dovranno cederne uno ai nuovi partner Lega e Forza Italia, ma ancora nulla è dato per certo.
Forza Italia che nomina a coordinatore unico, con il compito di interloquire con il governo Draghi, il numero due del partito, Antonio Tajani. Ufficialmente Berlusconi consegna a lui le chiavi della gestione, pur restando saldamento al comando. Ecco chi potrebbe avere un incarico tra Lega e Forza Italia.
Lega
- Stefano Candiani all’Interno
- Giulia Bongiorno alla Giustizia
- Guglielmo Pepe al Sud
- Lucia Borgonzoni ai Beni culturali.
Forza Italia
- Francesco Battistoni all’Agricoltura
- Andrea Mandelli alla Salute
- Francesco Paolo Sisto alla Giustizia
- Cosimo Sibilia, Marco Marin o Paolo Barelli allo Sport.
M5s
Nel M5S la partita del sottogoverno si intreccia con quella interna al partito, a rischio scissione. Ecco quali posizioni potrebbero ricoprire i grillini:
Riconferme:
- Laura Castelli al Mef
- Carlo Sibilia all’Interno
- Pierpaolo Sileri alla Salute
- Giancarlo Cancelleri ai Trasporti
- Vito Crimi alla Giustizia.
New entry:
- Stefano Buffagni al neo ministero della Transizione ecologica voluta da Grillo
- Andrea Cioffi al Mef
- Luigi Gallo o Gianluca Vacca alla Scuola
- Luca Carabetta all’Innovazione tecnologica.
Pd
Se fosse rispettato il criterio del peso parlamentare, il Pd subirebbe un taglio ai 17 tra sottosegretari e viceministri che popolavano il Conte 2. Situazione intricata considerato anche le donne dem non hanno digerito la nomina di ben 3 ministri uomini. Il segretario Nicola Zingaretti ha promesso di sistemare la faccenda.
Nel Conte 2 le donne dem nel “sottogoverno” erano 7, tra cui 2 viceministre. Le uscenti potrebbero essere riconfermate e ad una di loro potrebbe persino andare la delega allo Sport, orfano di ministero.
Riconferme:
- Simona Malpezzi ai Rapporti con il Parlamento
- Marina Sereni agli Esteri
- Alessia Morani al Mise
- Francesca Puglisi al Lavoro
- Anna Ascani alla Scuola
- Lorenza Bonaccorsi alla Cultura
- Sandra Zampa alla Salute.
Sul fronte maschile, potrebbero essere riconfermati:
- Andrea Giorgis alla Giustizia (più plausibile di Valeria Valente)
- Antonio Misiani all’Economia
- in alternativa, Matteo Mauri all’Interno (tra gli artefici del nuovo decreto immigrazione che ha cancellato i decreti Salvini).
New entry
- Roberta Pinotti
- Debora Serracchiani alla vicesegretaria dem
- Marianna Madia al Mef
- Valeria Valente alla Giustizia.
Italia Viva
I renziani si aspettano almeno 2 o 3 incarichi nel sottogoverno. Ecco come potrebbero essere collocati:
- Ettore Rosato dovrebbe essere riconfermato alla vicepresidenza della Camera
- Luigi Marattin al Mef
- Gennaro Migliore o Lucia Annibali alla Giustizia
- Francesco Scoma alle Politiche agricole