Cos’è l’inchiesta mascherine, chi è il giornalista Rai Benotti e cosa c’entra Arcuri

Che la gestione della pandemia in Italia sia stata approssimativa e deludente è sotto gli occhi di tutti. In particolare, la libertà pressoché totale concessa al Commissario straordinario all’emergenza Covid Domenico Arcuri ha sempre destato una certa curiosità tra gli addetti ai lavori, perché ritenuta dai più incomprensibile e ingiustificata.

Dal caos mascherine prodotte da Fca ai controversi, e costosi, banchi con le rotelle per le scuole, dalle siringhe ai vaccini antinfluenzali mai arrivati a tutti, fino alla pomposa campagna vaccinale anti-Covid, già stoppata da Draghi, ora qualche nodo viene al pettine. Anche se Arcuri, in questo caso, potrebbe essere parte lesa.

I pm di Roma stanno portando avanti un’indagine sull’affidamento complessivo di 1,25 miliardi da parte di Arcuri a tre consorzi cinesi per l’acquisto di 800 milioni di mascherine, avvenuto attraverso l’intermediazione di alcune imprese italiane. Per questa attività le società in questione avrebbero percepito commissioni per decine di milioni di euro dai consorzi cinesi risultati affidatari delle forniture dei dispositivi di protezione individuale: in particolare, mascherine chirurgiche e FFP2 e FFP3.

L’acquisto di Arcuri è stato fatto in tre tranche il 25 marzo, il 6 e il 15 aprile scorso, in piena emergenza. Le forniture, secondo i pm, sarebbero state intermediate illecitamente da Mario Benotti, giornalista Rai in aspettativa allora nella caposegreteria del sottosegretario Sandro Gozi, estraneo all’indagine, e da Andrea Vincenzo Tommasi, a capo della Sunsky srl.

Secondo i pm che stanno lavorando all’”inchiesta mascherine”, Benotti avrebbe sfruttato la personale conoscenza con Arcuri, facendosele retribuire, in modo occulto e non giustificato da esercizio di attività di mediazione professionale o istituzionale. L’influenza su Arcuri, sostengono i pm, sarebbe stata spesa, all’insaputa di Arcuri stesso, da Benotti per ottenere 12 milioni di euro a titolo di intermediazione. Ma la parte più cospicua delle provvigioni agli intermediari italiani riconosciute dai cinesi sarebbe andata a Tommasi, che ha incassato circa 59 milioni.

Di fatto, secondo gli inquirenti si trattava di un vero e proprio “comparto organizzato per la conclusione di un lucroso patto (occulto) con una pubblica amministrazione”. Un comitato d’affari, nel quale ognuno dei partecipanti ha messo a servizio del buon esito della complessa trattativa la propria specifica competenza, ricevendone tutti un lauto compenso per l’opera di mediazione compiuta.

Tommasi e il suo socio Daniele Guidi avrebbero in particolare curato l’aspetto organizzativo e soprattutto i tanti voli per organizzare le spedizioni in Italia di un quantitativo così considerevole di mascherine, compiendo i necessari investimenti, mentre un’altra persona, Jorge Solis, sarebbe stata in possesso del necessario contatto con la Cina, oltre che conoscitrice delle specifiche del prodotto.

Ora, la Guardia di Finanza ha eseguito un decreto di sequestro preventivo per 70 milioni di conti correnti, quote societarie, polizze assicurative, immobili a Pioltello (Milano) e Ardea (Roma), auto, moto e immobili di lusso, gioielli e orologi di pregio e anche uno yacht. Le accuse vanno da concorso in traffico di influenze illecite a riciclaggio, autoriciclaggio e ricettazione.

Quattro le società coinvolte: Sunsky srl, Partecipazioni Spa, Microproducts It Srl e Guernica Srl. Otto gli indagati: Andrea Vincenzo Tommasi, Mario Benotti, Antonella Appulo, Daniela Guarnieri, Jorge Edisson Solis San Andrea, Daniele Guidi, Georges Fares Khozouzam e Dayanna Andreina Solis Cedeno. Nell’indagine è finita anche Francesca Immacolata Chaouqui, coinvolta in passato nell’inchiesta Vatileaks 2 per ricettazione.

“Si comprende che il comparto privato in discorso abbia un certo ascendente sulla struttura commissariale, la quale non appare interessata a costituire un proprio rapporto con i fornitori cinesi né a valutare un autonomo percorso organizzativo per certificazioni e trasporti, preferendo affidarsi a freelance improvvisati desiderosi di speculare sull’epidemia”, scrive il pm nel decreto di sequestro.

Il rapporto tra Arcuri e Benotti è uno dei nodi più importanti di questa intricata vicenda. La procura ritiene il giornalista persona politicamente esposta, per essere già stato consulente della presidenza del Consiglio dei ministri e di vari ministeri, con notevoli entrature nel mondo della politica e dell’alta dirigenza bancaria.

E definisce il suo rapporto con Arcuri un vero “passepartout”, che ha consentito a lui e agli altri indagati di avere un vantaggio competitivo sugli altri fornitori nelle primissime fasi dell’emergenza.

Un curriculum davvero invidiabile quello di Benotti. Si legge sul suo sito ufficiale che è stato, oltre che giornalista e docente all’Università di Tor Vergata, consigliere giuridico dell’Ufficio di Gabinetto del MIT, del Lavoro e delle Politiche Sociali, presidente di OPTEL Microelectronic Solutions del Gruppo Partecipazioni Spa, di cui è fondatore e vice presidente, capo della Segreteria Particolare della Presidenza del Consiglio, consigliere per gli Affari Politici e Diplomatici al Consiglio d’Europa e prima ancora consigliere di amministrazione nella Banca Popolare di Spoleto e collaboratore per la Politica Internazionale nelle Missioni Pontificie.

Tra Benotti e Arcuri ci sono stati 1280 contatti telefonici tra gennaio e il 6 maggio del 2020, con scambi di telefonate e messaggi giornalieri nei mesi di febbraio, marzo ed aprile, a conferma – precisano i pm – di un’azione di mediazione iniziata ben prima del 10 marzo, il giorno dopo in cui venne dichiarato il lockdown nazionale.

Dal 7 maggio 2020 in poi non risultano più contatti tra Benotti e Arcuri, “benché tanto la cordata Benotti/Tommasi quanto Jorge Solis abbiano insistentemente ricercato il rapporto con Arcuri, avendo intenzione di proporgli nuovi affari, dai tamponi rapidi ai guanti chirurgici a nuove forniture di mascherine”.

Per i magistrati della procura di Roma “è significativa la conversazione del 20 ottobre 2020, ore 8.15, che Benotti tiene con Daniela Guarnieri, cui confida la sua frustrazione per essersi, Arcuri, sottratto all’interlocuzione e il timore che ciò potesse ritenersi sintomatico di una notizia riservata su qualcosa che ‘ci sta per arrivare addosso’”.

L’inchiesta delle mascherine ad oggi sembra mostrare che la struttura commissariale e il Commissario Arcuri, estranei alle indagini, siano stati oggetto di illecite strumentalizzazioni da parte degli indagati affinché questi ultimi ottenessero compensi non dovuti dalle aziende produttrici. Il Gip ha riconosciuto che non ci sono state elargizioni nei confronti dei pubblici ufficiali né che siano stati compiuti atti affinché un terzo potesse ricevere delle utilità.

Ricordiamo che la legge prevede che, al fine di fronteggiare l’emergenza Covid, l’organo commissariale, per quanto riguarda i contratti di fornitura di mascherine e altri dispositivi di protezione individuale, sia svincolato dall’applicazione dell’ordinaria disciplina in materia di appalti pubblici, consentendogli di stipulare contratti di approvvigionamento anche in via diretta senza ricorso a procedure pubbliche.

La struttura commissariale e il Commissario continueranno a fornire la più ampia collaborazione agli investigatori, fanno sapere con una nota ufficiale. Intanto, hanno già richiesto ai loro legali di valutare la costituzione di parte civile in giudizio per ottenere il risarcimento del danno in veste di parti lese.

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