Nel processo per l’omicidio di Meredith Kercher un test aveva già escluso che sul coltello che sembrava essere l’arma del delitto ci fosse del sangue, ma il risultato è stato ignorato. Lo ha affermato Bruce Budowles, genetista dell’università del North Texas, a margine del congresso sulla genetica forense organizzato dall’università Cattolica di Roma.
“Sul coltello erano state trovate tracce del Dna della vittima e di Amanda Knox – spiega l’esperto, che ha fatto da consulente per la famiglia dell’accusata – ma un test estremamente sensibile aveva escluso la presenza di sangue. Ma se il Dna non proveniva dal sangue era impossibile che quella fosse l’arma del delitto, il problema è che si è considerato conclusivo il test del Dna ignorando quello sul sangue”.
La conferenza organizzata da Vincenzo Pascali, docente dell’ateneo romano, riunisce 300 esperti da 26 paesi, e ha come oggetto proprio i limiti delle analisi forensi: “Il pericolo maggiore non viene dalle analisi, ma dagli esseri umani – sottolinea Budowles, che ha diretto per 15 anni i laboratori dell’Fbi – si cerca sempre di spingere la tecnologia disponibile al massimo, mentre invece bisognerebbe mettere dei limiti. E’ come avere un’auto che va a 300 all’ora, se non ci fossero dei limiti di velocità gli incidenti sarebbero estremamente probabili”.
(Ansa)