L’ultimo miglio

Ce lo auguriamo tutti che sia una certezza e non solo una speranza. Che la luce  oggi tanto desiderata, si manifesti agli occhi dell’umanità e ci permetta di riprendere fiato e guardare con rinnovato ottimismo al futuro. Il Premier Draghi durante la sua prima uscita ufficiale, in visita all’hub vaccinale di Fiumicino, ha pronunciato un discorso di speranza e di ottimismo, pur ammettendo che la lotta al Covid 19 è ancora dura. E’ stata anche un’oggettiva ammissione che il contrasto alla pandemia, in quanto a metodo, è restato immutato. Quello che è cambiato è lo stile. La comunicazione è diventata più sobria, ridotta all’essenziale. Senza suscitare polemiche e evitando di urtare le diverse sensibilità politiche che compongono l’attuale maggioranza di governo, ha ribadito che l’unica soluzione al problema pandemico è la campagna vaccinale. Questo per rimarcare che ciò che stiamo vivendo, simile a ciò che abbiamo vissuto, possa essere considerato da ciascuno di noi, come l’ultimo miglio: l’ultimo sacrificio chiesto al Paese per la ripartenza. Questo nuovo modo di comunicare è bastato a creare un nuovo clima politico. Ma questo non vuol dire che un vento di bonaccia stia spirando sui partiti politici italiani. Sembra che i principali protagonisti si stiano preparando ad affrontare un tempo della politica che non sarà come quello di prima. Questo effetto sembra manifestarsi in modo più palese dalle parti della coalizione che sosteneva il Conte 2. I grillini stanno puntando sull’innesto di Giuseppe Conte per cercare di mutare pelle e da Movimento dei ‘Vaffa’, trasformarsi in un partito con cultura di governo. Ma una domanda sorge spontanea:” Come si concilierà la vocazione moderata dell’ex Premier con l’anima giustizialista del Movimento? E cosa resterà dell’originario animus populista? Il tentativo di innesto sarà sufficiente ad evitare l’esplosione di un nuovo fenomeno che si richiami alla versione originale? I dubbi e le perplessità non diminuiscono se si passa ad analizzare la situazione dell’altro socio della coalizione giallo-rossa : il Pd. Erede lontano e sbiadito di quello che fu il PCI, affronta oggi la crisi più grave dalla sua fondazione. La nomina del Cavaliere di Francia , Prof Enrico Letta, a segretario politico, apparentemente dovrebbe sedare la guerra civile in atto tra le varie anime del partito, anche se riteniamo che si tratterà solo di una tregua momentanea e Letta sarà utilizzato come espediente provvisorio, in vista dello scontro finale. Ma nemmeno le destre sembrano navigare in acque tranquille. Si odono sempre più frequentemente le sirene degli ex sovranisti, che pur avendo abbandonato le bandiere dell’antieuropeismo, cercano quantomeno di accreditarsi come forze euro-critiche. E le fibrillazioni si sono accentuate con la mossa di Salvini che ha rinunciato ad entrare nel PPE, per tentare di formare un gruppo in aperta concorrenza con quello capeggiato dalla Meloni in ambito europeo. Quello che è il convitato di pietra in tutto questo caos, è l’area liberale moderata e cristiana, che per sensibilità dovrebbe essere più vicina al nuovo Premier. A tal proposito Forza Italia sembra paralizzata dalle lotte intestine e in attesa di sparizione dalla scena politica, mentre gli altri gruppi centristi, non appaiono in grado di formare raggruppamenti parlamentari, né di dar vita ad una proposta politica e a una casa comune. Questa è la vera sfida e va affrontata con un confronto a tutto campo alla luce del mondo che verrà e di come a quel modo si stanno rapportando in altri Paesi.

Andrea Viscardi

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