Vaccini, Gimbe: “Consegnata poco più di metà dosi previste”

A due settimane dalla fine del trimestre, non e’ stata ancora consegnata quasi la meta’ delle dosi di vaccino anti-Covid previste. Al 17 marzo risultano infatti consegnate alle Regioni 8.597.500 dosi, poco piu’ della meta’ di quelle previste, e ne rimangono piu’ di 7 milioni da ricevere. Lo segnala la Fondazione Gimbe, nel suo monitoraggio indipendente relativo alla settimana tra il 10 e 16 marzo. In particolare, Pfizer ha consegnato il 65,6% delle dosi previste, Moderna il 37,1% e AstraZeneca il 41%. Rispetto alle fiale consegnate, e’ stato somministrato il 94,7% delle dosi di Pfizer, il 59,8% di Moderna e il 52,5% di AstraZeneca. “L’Europa deve mettere in campo nuovi strumenti per garantire le forniture – commenta Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe – pena lo slittamento continuo dei piani vaccinali di tutti i Paesi”. In base ai dati presentati da Gimbe, al 17 marzo hanno completato il ciclo vaccinale con la seconda dose 2.145.434 milioni di persone (3,6% della popolazione), con marcate differenze regionali. Si va infatti dal 2,71% della Calabria al 5,12% della Valle D’Aosta. Circa le persone piu’ fragili, degli oltre 4,4 milioni di over 80, 1.258.139 (28,5%) hanno ricevuto solo la prima dose di vaccino e 469.783 (10,6%) hanno completato il ciclo vaccinale.

“Numeri in crescita – aggiunge Renata Gili, responsabile Ricerca sui Servizi Sanitari della Fondazione Gimbe – ma ancora troppo esigui per osservare risultati tangibili in termini di riduzione di ricoveri e decessi nella fascia di eta’ piu’ colpita dalla Covid-19”. L’accelerazione della vaccinazione di massa delle ultime settimane ha subito una battuta d’arresto dopo il blocco del vaccino AstraZeneca. “A seguito di questo increscioso episodio – conclude Cartabellotta – al di la’ dei tempi organizzativi per ripartire, non e’ possibile stimare la riduzione dell’adesione generale alla campagna vaccinale, ne’ l’impatto della diffidenza (o del rifiuto?) individuale rispetto al vaccino AstraZeneca. Un effetto boomerang generato da una comunicazione istituzionale frammentata e non lineare, frutto di una decisione impulsiva piu’ politica che scientifica”.

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