Il trasferimento nel 2015 della sede legale di un’impresa edile da Canegrate, in provincia di Milano, a Sala Consilina, nel Salernitano, presso lo studio di un commercialista, aveva insospettito i finanzieri impegnati in una verifica fiscale. Una circostanza definita “anomala” dagli investigatori del comando provinciale della Guardia di Finanza di Salerno soprattutto perche’ l’originario amministratore di Legnano (Milano) aveva intestato la societa’ a due persone, probabili prestanome, di cui uno gia’ noto alle forze dell’ordine, con precedenti anche per associazione a delinquere e autoriciclaggio. Cosi’ il gip di Lagonegro ha firmato il decreto per l’esecuzione di un decreto di sequestro preventivo finalizzato alla confisca per equivalente, per oltre un milione e mezzo di euro, nei confronti di sei indagati a vario titolo per diversi reati di natura tributaria. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, nonostante il cambio di domicilio, l’azienda avrebbe continuato a emettere documenti fiscali con la vecchia intestazione, che riportava l’ubicazione nella cittadina dell’hinterland milanese, “cosi’ da non destare sospetti nella clientela”.
Al contempo, il titolare ‘de facto’ aveva avviato in Lombardia due nuove imprese nel settore. Una mossa che, per la procura, sarebbe servita a “schermare l’operativita’ di quella cartolarmente ceduta”, che versava da tempo in una situazione di grave dissesto finanziario per i debiti accumulati con il Fisco. Dall’incrocio della documentazione acquisita con gli accertamenti bancari svolti, i finanzieri di Sala Consilina hanno ricostruito che l’impresa sottoposta a verifica sarebbe stata svuotata di tutto il patrimonio, mediante la cessione fittizia di beni strumentali e rami d’azienda alle due societa’ neocostituite. Inoltre, i titolari di queste ultime, sotto la “guida tecnica” del professionista di Salerno, avrebbero trovato una serie di escamotage contabili per risolvere i problemi con il Fisco. In sostanza, spiegano gli inquirenti, “ricorrendo all’emissione e all’utilizzo di fatture false, gli indagati riuscivano a documentare sistematicamente crediti d’imposta in realta’ del tutto inesistenti, con cui annullavano le esposizioni debitorie verso lo Stato, compresi i contributi previdenziali ed assistenziali dei lavoratori dipendenti”. Il personale impiegato nelle aziende lombarde era rimasto in carico alla societa’ del Vallo di Diano che, pero’, non avrebbe sostenuto alcun esborso grazie alle compensazioni definite “artificiose”. Il gip del tribunale di Lagonegro, percio’, ha disposto il sequestro preventivo di beni e disponibilita’ finanziarie nella disponibilita’ dei sei indagati e delle tre societa’, fino alla concorrenza dell’importo di 1,7 milioni di euro, cosi’ da garantire tutti i crediti erariali insoluti emersi nello sviluppo delle indagini.