A guidare devono essere due donne. Lo aveva detto nei giorni scorsi e lo ha ribadito oggi durante l’intervista a Repubblica tv. Il segretario del Pd, Enrico Letta, non intende fare marcia indietro sulla sua decisione di affidare i gruppi dem di Camera e Senato a due donne, sostituendo così gli attuali capigruppo Graziano Delrio e Andrea Marcucci. “La squadra del Pd è una squadra solo di maschi e la questione delle quote non è sufficiente – ha chiarito a Repubblica Tv – Io sono a favore delle quote, ma funzionano solo sui gruppi di persone. Oggi è cominciata a crescere una presenza femminile perché c’è stata una attività di formazione e preparazione. Il problema sono gli incarichi monocratici e da noi sono tutti maschili”.
Sì a una donna a capo del gruppo parlamentare del Pd alla Camera. Ma il nodo resta a Palazzo Madama. Prima Letta ha avuto un colloquio con l’attuale capogruppo, Andrea Marcucci. Proprio Marcucci ieri mattina ha inviato al leader dem una lettera in cui ha ribadito la sua intenzione di non dimettersi dall’incarico, scelta supportata dalla corrente di Base riformista che ieri gli ha rinnovato la fiducia. “Tra pisani e lucchesi si trova sempre una intesa”, ha ironizzato Letta al termine del colloquio con il senatore.
Andrea Marcucci, attuale capogruppo Pd al Senato, in mattinata aveva inviato una lettera al segretario: “Si dice che chi ha il compito di prendere delle decisioni si senta spesso solo. Io devo essere un uomo particolarmente fortunato, perché in questi tre anni ne ho prese tante ma non mi sono mai sentito solo, non l’ho mai fatto da solo. E anche questa scelta, che tu ci chiedi, la faremo come le altre, tutti insieme, rivendicando la nostra autonomia, rispettando le regole ed accogliendo tutti i consigli ma rigettando anche le imposizioni strumentali. Voglio dire, caro segretario, che in questo gruppo parlamentare crediamo che la questione dell’alternanza di genere sia fondamentale per il nostro partito – si legge nella lettera di Marcucci – Crediamo anche che oltre gli atti simbolici, che pur a volte sono necessari, serva allargare il campo alle prossime elezioni amministrative, si vota in 8 importanti città, ai tanti luoghi dove un Pd declinato troppo al maschile, esercita funzioni di governo, e non ultimo nella cariche apicali del partito, dove per troppi anni le donne non sono state protagoniste. Credo che sia giusto scriverti queste poche righe prima che tu partecipi all’Assemblea del nostro Gruppo perché certe cose rischiano poi di perdersi o di rimanere soffocate nel vociare del dibattito sui giornali, sui social. Certe cose che magari sono piccole, dettagli, cronaca, ma che noi, per le persone che ti troverai davanti tra qualche ora, sono importanti, sono la storia vissuta di questi tre anni. Tre anni che ne valgono molti di più, credimi”, continua la lettera che Marcucci ha scritto a Enrico Letta alla vigilia dell’assemblea dei senatori del Pd. Il presidente dei senatori del Pd ha ripercorso gli ultimi anni e tutto il lavoro svolto dal gruppo del Senato. Poi, “dopo la crisi del Governo giallo-verde c’erano da mettere le prime faticose pietre sulla strada dell’alleanza del Governo Conte II”, ha continuato Marcucci sottolineando tra l’altro: “Non ti sfuggirà il risultato più importante che abbiamo ottenuto, la svolta europeista di quel governo. Altra conseguenza di quel governo è stato il varo di un sistema di alleanze nuovo che ora ci porta a scommettere su un centrosinistra ampio e dialogante”. Poi la pandemia, il governo Draghi e in più le scissioni e il cambio dei segretari: “In tutti questi passaggi, nel gruppo abbiamo discusso, forse anche litigato, senz’altro ci siamo appassionati alla vita del nostro Partito e lo abbiamo fatto sempre – sempre! – con la certezza che ciascuno di noi stesse combattendo una battaglia a viso aperto, leale, e per questo bella, vera. Ed è il motivo per cui siamo oggi qui, ancora in piedi nonostante tutto, stanchi ma orgogliosi del lavoro fatto”, ha concluso Marcucci.
Per l’ex premier, quindi, il Pd deve mettersi a capo di un’idea nuova di progresso in Europa e in quanto tale deve farsi interprete di un modo nuovo di vivere la parità di genere.
Ma per votare le due donne bisognerà aspettare ancora qualche giorno. Ma non troppo, come ha chiesto lo stesso Letta a Delrio “di farsi carico di questo lavoro di ascolto e di individuazione delle soluzioni per poi arrivare a votare nell’arco di pochi giorni”. “Sono disponibilissimo ad accompagnare, a fare questo lavoro di istruttoria e di aiuto alla soluzione, per una competizione sana”, la risposta di Delrio.
Giovedì ci sarà il seguito dell’Assemblea, ma non si tratta ancora di una convocazione del Gruppo come seggio elettorale: oggi hanno parlato solo 4 dei 22 iscritti al dibattito. Sarà presente ancora Letta. L’obiettivo è quello di non andare oltre la prossima settimana per trovare “una soluzione ampia, unitaria e rapida”, si sottolinea al gruppo dem. Letta, nel suo intervento, ha parlato sia dell’opzione di un nome “condiviso” che dell’ipotesi di candidature contrapposte. Formalmente, per le candidature serve un numero di firme dei deputati. La questione, però, resta legata con il capogruppo del Senato. I nomi in corsa a Montecitorio restano sempre gli stessi (Serracchiani, Rotta, De Micheli, Madia).