Spending review. Ipotesi Supercommissario: Bondi in pole potition

Il consiglio dei ministri avrebbe dato il via libera alla nomina di un commissario per la spending review che dovrebbe guidare la task force chiesta dal ministro per i Rapporti con il Parlamento, Piero Giarda. La scelta, secondo le voci che trapelano da palazzo Chigi,  potrebbe ricadere sull’ex commissario straordinario della Parmalat, Enrico Bondi. Il commissario, nominato dal presidente del Consiglio dei Ministri, dovrà “definire il livello di spesa per l’acquisto di beni e servizi e coordina l’attività di acquisizione di beni e servizi”. Il commissario “presenta un cronoprogramma, chiede informazioni alle PA, dispone ispezioni ad opera della Ragioneria, segnala al Cdm le attività suscettibili di soppressione”. E’ previsto inoltre il “rispetto dei parametri Consip per gli acquisti”.

Oggi il ministro per i Rapporti con il Parlamento ha illustrato la relazione sulla spending review. All’appello mancano ben 4 miliardi di euro che dovranno essere reperiti con tagli ai ministeri. Ancora non si conoscono le misure adottate ma di certo si sa che Giarda vuole centrare almeno due obiettivi: reperire i fondi necessari a ‘sterilizzare’ l’aumento dell’Iva e avere a disposizione fondi per il lungo periodo, sia in un’ottica di pareggio di bilancio sia per mettere in campo misure per la crescita. Sotto la lente di ingrandimento del consiglio dei ministri sono finiti, almeno per ora, le sforbiciate alle spese di cinque ministeri: Interni, Giustizia, Difesa, Istruzione e Esteri. Ma la maggioranza che sostiene il governo Monti subito si divide sui tagli da realizzare. Il segretario del Pd, Pierluigi Bersani, si è detto contrario a qualsiasi ipotesi di riduzione della spesa pubblica su istruzione e stato sociale. Meglio, per Bersani, concentrarsi sulla difesa.
Di diverso avviso Maurizio Gasparri, capo dei senatori del Pdl, che dice “no a chi pensa di ridurre la spesa tagliando una stazione dei carabinieri o un commissariato di polizia”. Italo Bocchino, vice presidente di Fl, chiede ‘tagli veri’. “Se il governo taglia solo qualche miliardo di spesa pubblica non è spending review, ma spending caress, una carezza al grande carrozzone della pubblica amministrazione che spende 800 miliardi all’anno tra le cui pieghe sono annidati clientelismo, sperpero e corruzione”. Per il finiano  “limitarsi a una sforbiciata dello 0,5% non serve granché  e Futuro e Libertà insiste affinché si punti a un taglio di almeno 40 miliardi”.

Intanto il presidente del consiglio Mario Monti vuole avere sul suo tavolo, entro il 31 maggio, il piano risparmi di ogni ministero. L’indicazione è contenuta in una direttiva del premier sulla spending review, all’esame del Consiglio dei Ministri.

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