Mario Draghi ha la dote della pazienza e della diplomazia, ma da ex presidente Bce sa anche quando è il momento di alzare la voce. Lo ha fatto quando ha bloccato l’esportazione di un lotto vaccinale verso l’Australia, peraltro in linea con le decisioni Ue. E lo ha fatto ieri nei confronti di Sebastian Kurz e dell’Austria, colpevoli fra l’altro di aver cercato sponde per muoversi in autonomia in una situazione delicata come quella attuale.
Durante la discussione del Consiglio Europeo sulla distribuzione delle dosi vaccino anti Covid che arriveranno in più nel secondo trimestre, Draghi è stato il primo a ribattere al cancelliere austriaco che chiedeva un cambiamento nel modo di allocare le dosi.
Dopo l’intervento del croato Andrej Plenkovic, il premier italiano ha preso la parola e ha indicato che il cancelliere stava indebolendo l’Europa dall’interno, in un momento nel quale c’è bisogno di stare uniti. Kurz “non otterrà una sola dose in più” di quelle che spettano all’Austria in base alla chiave di distribuzione pro quota, ha detto Draghi secondo quanto riferisce la fonte.
Kurz è da settimane il critico più ‘vocale’ della distribuzione di vaccini nell’Ue: come altri Paesi, ha puntato maggiormente su AstraZeneca in sede di acquisto e per questa ragione nel secondo trimestre si troverà a dover fronteggiare un gap di dosi rispetto ad altri Paesi, a causa dei tagli della compagnia anglosvedese.
Nelle settimane scorse si è distinto per aver annunciato, insieme alla danese Mette Fredriksen, un accordo con Israele volto a produrre vaccini.