La Silicon Valley italiana è pronta a nascere nell’area di Tor Vergata alle porte di Roma. Il primo sigillo stato apposto con la firma tra il Direttore dell’Agenzia del Demanio, Antonio Agostini, ed il Rettore dell’Università di Roma “Tor Vergata”, Prof Orazio Schillaci, sull’atto che sancisce il passaggio in proprietà in favore dell’Agenzia di una vasta area fino ad oggi appartenente all’Università capitolina. Il progetto, denominato Hope Campus, si qualifica come un’opera di ingegneria amministrativa e finanziaria di valore internazionale che potrebbe fare da apri pista in tutta Europa. E sicuramente rappresenterà un fiore all’occhiello del Recovery Plan, perché non potrà non essere inserito nel piano di ‘rinascita’ italiana che il governo guidato da Mario Draghi dovrà consegnare a Bruxelless. “Questa è una straordinaria opportunità – ha dichiarato soddisfatto il Direttore dell’Agenzia del Demanio Antonio Agostini – per proseguire nell’idea progettuale del distretto tecnologico, della Città della Conoscenza e di un incubatore di impresa, con una forte ricaduta sul tessuto socio- economico e urbano dell’area interessata. Sono felice dei tempi brevi in cui siamo riusciti a firmare questo atto perché ciò rende più concreto l’avvio dell’ambiziosa sfida per la realizzazione dell’Hope Campus”.
I tempi per la concretizzazione del progetto sono stati brevissimi e fanno riferimento all’art. 1 – commi 557/560 – della Legge di Bilancio 2021, che su iniziativa del MEF, ha disposto il recupero e lo sviluppo dell’area, di circa 80 ettari, nella zona di Tor Vergata, che attualmente versa in stato di sostanziale abbandono ed è scenario di ambiziose opere rimaste incompiute, ma che impone all’Agenzia specifici oneri di gestione e di valorizzazione. “In relazione alla complessità dell’intervento e alla necessità di operare con rapidità e con la massima efficacia istituzionale, anche per il coinvolgimento di operatori privati, – si legge in una nota dell’Agenzia del Demanio – sulla base delle previsioni di trasformazione e di sviluppo del complesso di Tor Vergata, si valuteranno le modalità di attuazione facilitate e veloci, coerentemente con i vari strumenti legislativi e amministrativi della programmazione negoziata e della sburocratizzazione, tra cui l’eventuale ricorso a modelli amministrativi quali, ad esempio le ZES, le ZFU e le zone a burocrazia zero”. Da oggi, dunque, esistono “reali e fondati presupposti per la realizzazione dell’Hope Campus di Tor Vergata, l’idea lanciata nei giorni scorsi dal Direttore Agostini, della nascita di questo progetto nell’intento di candidarlo tra le possibili proposte al vaglio del Governo per la messa a punto del Recovery Plan o della programmazione delle Politiche di Coesione 2021-2027”.
Ma, nonostante questo progetto ‘visionario’, sembra che qualcuno voglia defenestrare Antonio Agostini dalla guida del Demanio. E fino ad ora non sono mancati dei tentativi, ma tutti andati a vuoto. Il regista di questa operazione sarebbe, come ormai si mormora da giorni nei corridoi dei palazzi del potere romano, l’attuale commissario europeo all’Economia Paolo Gentiloni che vorrebbe ‘piazzare’ al comando dell’agenzia di via Barberini la cognata Alessandra Dal Verme. Un atto di ‘sciacallaggio’ politico e di ‘clientelismo’ familiare che avrebbe dell’incredibile se dovesse succedere.