Diventare invisibili per essere visti. Dove il protagonista è un eroe moderno con il dono dell’invisibilità, che certo qui ha anche un valore metaforico.
Con il gruppo di amici deve salvare il quartiere in una Milano un po’ reinventata. Più che afroitaliana “Zero è una storia. Punto. Quello del superpotere che il giovane protagonista Omar scoprirà di avere e che vive nel quartiere milanese di fantasia Barrio, che nella realtà è la Barona, periferia sud di Milano, è un pretesto narrativo”. “Ciò che la rende diversa è che, per la prima volta sia rappresentata da protagonisti di seconda o terza generazione”. Zero, la nuova serie Netflix ideata da Antonio Dikele Distefano, ventisettenne scrittore italiano con origini angolane e prodotta da Fabula Pictures con la partecipazione di Red Joint Film. Disponibile dal 21 aprile sul colosso streaming in tutti i 190 paesi dove è disponile. Tra i registi degli otto episodi, Margherita Ferri, Ivan Silvestrini, Paola Randi e l’egiziano Mohamed Hossameldin.
Zero sfreccia per le strade della sua città in bicicletta, ma nessuno lo vede. Perché Zero è invisibile: per lo Stato italiano, per la sua famiglia e per i ragazzi del suo quartiere di periferia. Almeno fino a quando invisibile non lo diventa davvero ed è qui che inizia la sua storia in 8 episodi. Non un supereroe, ma un eroe moderno che impara a conoscere i suoi poteri quando il quartiere della periferia milanese da dove voleva scappare, si trova in pericolo. Zero dovrà indossare gli scomodi panni di eroe, suo malgrado e, nella sua avventura, scoprirà l’amicizia di Sharif, Inno, Momo e Sara, e forse anche l’amore.
“Un mondo che non si ferma al pregiudizio, ma che va oltre. Alla verità delle cose”.
Antonio Dikele Distefano, stella nascente nel panorama editoriale italiano, ha scritto la serie, creata da Menotti (già co-sceneggiatore del film rivelazione Lo chiamavano Jeeg Robot) insieme a Stefano Voltaggio (anche Creative Executive Producer) Massimo Vavassori, Lisandro Monaco e Carolina Cavalli dando forma ad una originale e unica esplorazione di Milano e raccontando un mondo ricco e variegato di culture sottorappresentate, a cui si aggiungeranno significativi contributi presi dalla scena rap. “Io sono un appassionato di manga, mi sono detto pensa se ci fosse un supereroe nero giovane in Italia”, ricorda Antonio Dikele Distefano, l’autore di Non ho mai avuto la mia età (Mondadori), il libro a cui si ispira la serie. “In Italia le differenze vengono accentuate. Ed è sbagliato. Abbiamo bisogno di normalità: non di eccezionalità.
Domani un ragazzo deve poter guardare Zero perché si rivede nel protagonista, perché si riconosce in quello che fa, in quello che prova. E deve riconoscerlo in quanto persona, non per il colore della sua pelle”.
Giuseppe Dave Seke, 25 anni, è Omar, al suo esordio come attore, nato in una frazione a tre chilometri da Padova, Pontevigodarzere. In cui oggi un abitante su tre ha origini extra-italiane. Un barrio come quello cantato da Mahmood nella colonna sonora, i cui abitanti restano invisibili. “All’inizio sembrava assurdo ma abbiamo passato tre mesi in lockdown dentro a un albergo per provare e alla fine eravamo pronti per girare».Un’opportunità può dare spazio alle storie che devono essere ancora raccontate, almeno in Italia. Il mondo va molto veloce con il web, la musica, soprattutto i ragazzini. Io ho due fratelli più piccoli, per loro è normale avere un gruppo di amici “mix”, cosa che 10 anni fa non era così”. Nel cast un affiatato gruppo di giovani interpreti, da Haroun Fall a Daniela Scattolin, da Beatrice Grannò a Richard Dylan Magon.
Daniela Scattolin (Sara) “Penso che questo sia uno dei progetti che ho desiderato di più, e ho fatto bene a desiderarlo perchè mi ha cambiato la vita. Per me Zero rappresenta il volerci essere a tutti i costi”. Haroun Fall, 25 anni, torinese è Sharif lavorava come attore e modello, ma nelle scuole di recitazione pochi, quando ha visto il video di Distefano, ho pensato questo è il momento adatto, in cui noi come identità di persone, ci raduniamo per raccontare una storia…”. Il compositore delle musiche, ideate appositamente per Zero, è Yakamoto Kotzuga. Tra i brani principali presenti nella colonna sonora, l’inedito di Mahmood, dal titolo Zero e prodotto da Dardust, che chiude la serie e che fa parte del nuovo album di Mahmood. Inoltre, ricopre il ruolo di music supervisor dell’ultimo episodio, per il quale ha curato la selezione musicale. Nel primo episodio, è presente il brano di Marracash dal titolo “64 barre di Paura”.
Nella soundtrack completa di ZERO si alternano i brani di artisti del più moderno e attuale scenario musicale italiano, spaziando tra rap, urban, trap e R&B: Tha Supreme con Blun7 a Swishland, Emis Killa con Fuoco e Benzina, Bloody Vinyl, Slait, Tha Supreme feat. Mara Sattei e Coez con Altalene, Madame con Voce e Ginevra con Rajasthan