Il capo dello Stato Sergio Mattarella e il presidente del Consiglio Mario Draghi si sono ritrovati per la deposizione della corona d’alloro all’Altare della patria a Roma, in occasione del 76esimo anniversario della Liberazione d’Italia. Insieme a loro presenti anche i presidenti del Senato e della Camera, Elisabetta Casellati e Roberto Fico, della Corte costituzionale Giancarlo Coraggio, il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini e il capo di stato maggiore della difesa, Enzo Vecciarelli.
Una cerimonia anche quest’anno condizionata dalle misure anti-contagio da Covid-19, ma a differenza della scorsa ricorrenza, con le immagini di Sergio Mattarella in solitudine all’Altare della patria, questa volta le celebrazioni sono state aperte alle altre cariche dello Stato.
In un messaggio alle associazioni combattentistiche e d’Arma per il 76esimo anniversario della Liberazione Sergio Mattarella ha scritto: “Il difficile momento che stiamo vivendo limita le modalità di celebrazione ma desidero con uguale intensità, in questo 25 aprile, Festa della libertà di tutti gli italiani, ricordare il sacrificio di migliaia di connazionali che hanno lottato nelle fila della Resistenza e combattuto nelle truppe del Corpo italiano di liberazione, di quanti furono deportati, internati, sterminati nei campi di concentramento e delle donne e degli uomini di ogni ceto ed estrazione che non hanno fatto mancare il loro sostegno, pagando spesso duramente la loro scelta”.
Il Presidente della Repubblica nel suo messaggio ha richiamato a “unità, coesione e riconciliazione” per la “rinascita”, i valori che hanno caratterizzato il dopoguerra. Come riportato da Repubblica, dopo dell’esecuzione del Silenzio e del passaggio delle Frecce Tricolori nel cielo di Roma, Mattarella ha voluto fare un fuori programma: si è recato infatti nel popolare quartiere romano del Quadraro, per deporre un’altra corona di alloro davanti al monumento che ricorda il rastrellamento e la deportazione di molti abitanti del quartiere.
Durante la cerimonia ha preso la parola anche il presidente del Consiglio Mario Draghi: “Non tutti fummo brava gente: non scegliere è immorale” ha detto, “Constatiamo con preoccupazione l’appannarsi dei confini che la storia ha tracciato fra democrazie e regimi autoritari, qualche volta persino fra vittime e carnefici. Vediamo crescere il fascino perverso di autocrati e persecutori delle libertà civili. Soprattutto quando si tratta di alimentare pregiudizi contro le minoranze etniche e religiose. Il linguaggio d’odio che sfocia spesso nel razzismo e nell’antisemitismo contiene sempre i germi di potenziali azioni violente. Non va tollerato” è stato il suo messaggio.