“Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita”. Inizia così il viaggio più celebre della letteratura italiana.
Tre cantiche, ognuna composta da 33 canti, per un variabile fra 115 e 160 terzine. Che in questo anno di celebrazioni per il 700/o dalla morte di Dante Alighieri, sono tornate prepotentemente alla ribalta, studiate, narrate, illustrate, recitate. Ora anche declamate in uno spettacolo che ha dell’impresa. Anzi, de “L’impresa fantastica dell’attore Colangeli”, come Giorgio Colangeli, con la complicità di Marco Maltauro, ha intitolato i suoi sette incontri in scena con la Divina Commedia, al Teatro Argentina dal 10 al 13 maggio, nuova tappa del progetto Dante a memoria – Perché di lor memoria sia, che il Teatro di Roma dedica alle la celebrazione del Padre della poesia e della lingua italiana.
Tra le lectio introdotte da Paolo Di Paolo e il ciclo di laboratori a cura del Piero Gabrielli, ora si passa alla poesia detta, con Colangeli che quell’immensa opera la porta tutta in palcoscenico, a memoria. “Per me la Divina Commedia a memoria, in realtà, è un progetto che nasce tanti anni fa. Ho iniziato con pochi canti nel 2006, come esercizio di memoria e dizione nel tempo libero. Ma più andavo avanti e più mi impadronivo di questo poema che contiene tutti gli aspetti della vita. Ho ritrovato una bellezza immensa che, diciamocelo, a scuola non sempre viene capita”: Di quel viaggio, lo spettacolo mette in luce anche tutta l’attualità, con l’attore, accompagnato dalle musiche di Diego Dall’Osto, che veste i panni degli eroi del 2021: vigile del fuoco per l’Inferno, volontario della Protezione civile per il Purgatorio e infermiere per il Paradiso (“casualmente” assicura, proprio nella Giornata internazionale del 12 maggio).