Nicola Zingaretti tra ‘pizzino’ di Marco Travaglio e rinuncia a Roma

Una corsa ad ostacoli quella per il Campidoglio. L’alleanza Pd-M5s per Roma ha subito una battuta d’arresto: da una parte i dem con Nicola Zingaretti in pole, dall’altra i grillini che non accetterebbero mai la candidatura del fu segretario dem senza far cadere la giunta regionale. Per non parlare poi di Virginia Raggi, nessun Cinque Stelle – è il ragionamento del Corriere della Sera – è intenzionato a mandarla a casa.

A mettere maggiormente i bastoni tra le ruote ci ha pensato Marco Travaglio. Sempre secondo il quotidiano diretto da Fontana dalle parti del Pd si è letto con attenzione l’editoriale de Il Fatto Quotidiano, che pur alfiere del governo Conte avvertiva Zingaretti, sostenitore fino all’ultimo del governo giallorosa, di non mettersi in mezzo su Roma. D’altronde le parole di Travaglio sono suonate come un vero e proprio diktat: “Una forzatura assurda come sradicare Zingaretti dalla Regione – si legge – sarebbe una dichiarazione di guerra al M5s alleato, che non resterebbe senza conseguenze. Il M5s sarebbe legittimato a rispondere schierando candidati forti a Milano, Torino e Bologna per mettere i bastoni fra le ruote a Sala e agli altri aspiranti sindaci Pd (per ora ignoti). E comunque i cittadini la prenderebbero malissimo: quelli del Lazio si domanderebbero che rispetto abbia Zingaretti per mollarli a metà della campagna vaccinale per traslocare al Campidoglio, fra l’altro dopo avere giurato per mesi che mai e poi mai l’avrebbe fatto”.

Insomma, a sentire Travaglio la candidatura di Zingaretti a primo cittadino della Capitale sarebbe una vera e propria disfatta. Infine Travaglio dà una versione tutta sua sulle motivazione del ritardo di Zingaretti nel dimettersi. “Stanno aspettando fino all’ultimo giorno utile (inizio settembre) per mollare la carica, così da fare slittare le Regionali anticipate a qualche settimana dopo le Comunali”.

‘Enrico Letta vuole consentire a Nicola Zingaretti di candidarsi al Campidoglio, ma senza mollare subito la regione Lazio. Con la conseguenza – in caso di vittoria del governatore – di regnare per altri tre mesi sul Lazio per farci votare per la sola Capitale tra dicembre e gennaio. Sono pazzi. E un’autentica schifezza. Siamo agli affari propri alla faccia delle comunità amministrate. Le istituzioni come pedine su cui giocare destini personali conditi dalla politica. Uno scandalo etico. E il marchio dell’ignominia se lo spartiscono entrambi, se questa brutta cosa la tentano’, scrive così Francesco Storace sulle colonne del Tempo sull’ultima iniziativa del segretario dem.

L’appuntamento elettorale per la regione Lazio del 2023 è troppo lontano per Zingaretti che vuole rimettersi in gioco. La situazione è descritta bene da Chiara Colosimo, consigliera regionale di Fratelli d’Italia: ‘Praticamente per Zingaretti la Regione Lazio è meno di un dopolavoro: prima l’ha vinta per candidarsi segretario, poi l’ha tenuta per metterci il Pd a lavorarci dentro (anche nei suoi comuni) poi mollato il nazionale, la tiene per farsi la campagna a Roma’.

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