Amministrative e centrodestra: ‘riconfermati i sindaci uscenti. Stallo su Roma e Milano’

Riunione del centrodestra  sulle amministrative. Si sono incontrati i responsabili degli enti locali dei partiti dell’alleanza. E dalla riunione è emersa la decisione di confermare le candidature di quasi tutti i sindaci uscenti nelle città che andranno al voto. Sospesa la questione delle candidature a Roma e Milano. L’accordo sarebbe raggiunto, di fatto, per l’80% dei primi cittadini eletti da Lega, Fdi, Fi e alleati centristi nella scorsa tornata. A partire da città come Trieste, dove è tricolore il civico Roberto Dipiazza, Pordenone (Alessandro Ciriani, indipendente di destra) Novara (Alessandro Canelli, Lega) e Grosseto, dove nel 2016 è stato eletto il civico Antonfrancesco Vivarelli Colonna.

Al tavolo, convocato negli uffici della Lega alla Camera, presenti, per il partito di Matteo Salvini il responsabile enti locali Stefano Locatelli e il vicesegretario federale Andrea Crippa. Forza Italia era rappresentata dal senatore Maurizio Gasparri, responsabile enti locali e dalla senatrice Licia Ronzulli. Per Fdi Ignazio La Russa, vicepresidente del Senato con il capogruppo alla Camera Francesco Lollobrigida. Tra i centristi il senatore Antonio De Poli presidente dell’Udc e ancora Vittorio Sgarbi, leader di Rinascimento. Era presente anche Adriano Palozzi, responsabile organizzativo di Cambiamo, lo schieramento guidato da Giovanni Toti.

Nelle oltre due ore e mezza di confronto, intesa raggiunta anche sull’idea di correre uniti, appoggiando un unico candidato nei comuni maggiori al voto, quelli sopra i 15mila abitanti. Sul rebus Roma e Milano, dopo il no doppio di Guido Bertolaso e Gabriele Albertini, si punta a trovare l’intesa su altri nomi. Ma il tavolo dei leader, inizialmente previsto per domani, dovrebbe slittare ancora. Salvini, Meloni e Tajani si incontreranno infatti la prossima settimana.

In apertura della riunione del centrodestra al tavolo enti locali in corso alla Camera Ignazio La Russa avrebbe ricordato che grazie alla esplicita adesione di Fdi ai nomi proposti da Matteo Salvini per Roma (Bertolaso) e Milano (Albertini) è stato possibile accelerare la loro decisione. Bertolaso e Albertini hanno infatti detto un no definitivo e di questo Giorgia meloni li ha ringraziati.

La Russa avrebbe inoltre affermato che da parte di Fdi si riteneva che gli alleati avessero preventivamente raccolto la disponibilità dei candidati. Invece, alla luce delle affermazioni degli interessati, così non era e quindi per la soluzione del rebus candidature  si è solo, di fatto, perso tempo. Ma la decisione per Fratelli d’Italia va presa quanto prima. E in un vertice con i leader attorno a un tavolo, evitando di dare risalto sui media a nomi che non sono stati decisi in modo collegiale.

Matteo Salvini, in verità, a lato delle sindacature per Roma e Milano è particolarmente concentrato sulla partita Quirinale, dove non è pensabile la rielezione di Mattarella, che ha smentito di fatto questa eventualità.

Dichiarazioni che non sono passate inosservate a Matteo Salvini che ha fatto subito il nome dell’attuale Presidente del Consiglio Mario Draghi.Febbraio è lontano, ora ci sono altre emergenze, noi non abbiamo candidati nostri come è giusto che sia per il Quirinale. Certo, se il Presidente Draghi si volesse proporre, avrebbe il nostro convinto sostegno”, dice il leader della Lega.

Parole che nascondono un messaggio politico piuttosto chiaro: va da sè infatti che eleggere Draghi al Quirinale nel febbraio del 2022 significa andare alle elezioni anticipate subito dopo, visto che è decisamente complicato immaginare un governo diverso da questo.
Senza contare che promuovendo l’ex Presidente della BCE al Colle, rimarrebbe vacante la sedia di Palazzo Chigi che il leader della Lega occuperebbe ben volentieri.

Salvini ha fretta. Stando al  sondaggio SWG svelato lunedì 17 maggio al Tg La7 del direttore Enrico Mentana il partito di Giorgia Meloni scavalca il Pd di Enrico Letta piazzandosi al secondo posto nelle intenzioni di voto delle forze politiche.

Un sorpasso dal valore altamente simbolico che apre a due riflessioni politiche:  il momento di difficoltà del PD di Enrico Letta e, soprattutto, il fatto che la Meloni tallona sempre più da vicino il leader della Lega, per un derby in casa centrodestra che rischia seriamente di penalizzare il leghista.

Intanto, sulla partita del Quirinale, per il dopo Sergio Mattarella, è pronto a dire la sua Matteo Renzi, uscito dai radar nell’ultimo periodo dopo aver portato a termine l’operazione che Conte e Draghi. Il leader di Iv è pronto a tornare e stavolta avrebbe scelto di puntare su un altro cavallo, Pierferdinando Casini, come ha rivelato il ‘Corriere della Sera’.

Mario Draghi, a un giornalista che, in conferenza stampa, gli chiedeva di pronunciarsi su una sua candidatura al Quirinale ha risposto: ‘Domanda inopportuna, che non si può fare. E’ fuori luogo, vista la presenza al Colle del Capo dello Stato. L’unica persona che può dire la sua su questa eventualità è Sergio Mattarella, Presidente della Repubblica’. In realtà Draghi ha parlato a suocera perché nuora intendesse…

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