‘Mentre ci prepariamo a eventuali nuove pandemie, dobbiamo uscire da questa che stiamo affrontando insieme e dobbiamo vaccinare il mondo intero e farlo presto’, così il presidente del Consiglio Draghi in apertura del Global Health Summit a Roma, sottolineando che ‘mentre ci prepariamo per la prossima pandemia, la nostra priorità deve essere quella di garantire il superamento di quella attuale tutti insieme. La pandemia Covid-19 ha dimostrato l’importanza della cooperazione internazionale per affrontare la crisi sanitaria attuale e futura. Questo è il motivo per cui abbiamo deciso di prepararci per questa conferenza attraverso un processo ampio e inclusivo. Questo pre-summit ospiterà contributi di scienziati, medici, filantropi ed economisti. Dobbiamo guardare attraverso paesi e discipline diverse se vogliamo capire cosa è andato storto durante questa pandemia e cosa possiamo fare meglio in futuro’.
Cinque pagine per 16 principi che vanno dallo sforzo diretto a un accesso equo a vaccini e terapie a catene di approvvigionamento globali aperte, resilienti, diversificate, sicure, efficienti e affidabili lungo l’intera catena del valore relativa alle emergenze sanitarie, passando dall’impegno per sistemi sanitari più forti e la battaglia, al di là della pandemia, da combattere sul fronte di altre malattie tra cui l’Hiv/Aids, tubercolosi, malaria e malattie non trasmissibili. Sono alcuni dei principi contenuti nella bozza della Carta di Roma – che verrà adottata al termine del Global Healh Summit in corso a Villa Doria Pamphili.
Il Global Health Summit, tenutosi nella splendida cornice di Villa Doria Pamphili, è l’evento co-organizzato dalla presidenza italiana G20 e dalla Commissione europea. Il Summit è un’opportunità per il G20 e per tutti i leader invitati per condividere le ‘lezioni’ apprese nell’attuale pandemia per migliorare le future risposte a future crisi sanitarie. Presenti insieme ai Capi di Stato e di Governi -oltre 20 i Paesi partecipanti- i responsabili delle organizzazioni internazionali e degli organismi sanitari globali.
I lavori si chiudono con l’approvazione di una ‘Dichiarazione di Roma’. I contenuti della dichiarazione saranno un punto di riferimento per rafforzare la cooperazione multilaterale e le azioni per prevenire future crisi sanitarie mondiali. La Presidenza italiana del G20 sta infatti promuovendo il principio di un accesso equo e universale ai vaccini e alla Salute in generale, intesa come bene pubblico globale.
Dopo il pre-Summit, che ha visto la partecipazione della società civile e della comunità scientifica, di esponenti quali Silvio Brusaferro, Bill Gates, Mario Monti, i lavori sono iniziati con i discorsi del premier Mario Draghi e della Presidente Ursula von Der Leyen. Successivamente un breve segmento di discussione dedicato all’Act Accelerator, lo strumento G20 per la produzione e l’accesso equo a nuovi sistemi diagnostici, terapeutici e vaccini. Chiude i lavori la conferenza stampa congiunta di Draghi e Von Der Leyen.
‘Nessun Paese sarà al sicuro fino a quando tutti i Paesi non lo saranno’. E’ questo il messaggio principale del panel di 26 scienziati istituito dalla presidente della Commissione Ue Ursula Von der Leyen e dal premier italiano Mario Draghi in qualità di presidente del G20, in vista del Global Health Summit, contenuto nel rapporto finale pubblicato sul sito della Commissione Europea.
Gli esperti del Global Health Summit Scientific Expert Panel, co presieduto da Peter Piot, ‘special adviser’ della presidente Von der Leyen e dal presidente dell’Iss Silvio Brusaferro, hanno elaborato un vero e proprio decalogo sulla base delle evidenze disponibili con le azioni necessarie non solo a mettere fine alla pandemia, ma anche ad assicurare una migliore preparazione in vista delle future minacce pandemiche.
Abbiamo tracciato una mappa per il futuro identificando le aree prioritarie per una azione immediata – scrivono gli scienziati, provenienti da tutto il mondo -: accesso globale equo alle forniture mediche e agli strumenti necessari ad affrontare il Covid-19 e le altre minacce alla salute, ricerca e innovazione, coinvolgimento dei gruppi di ricerca nei paesi a medio e a basso reddito, sorveglianza integrata delle malattie e condivisione dei dati, ascolto delle indicazioni scientifiche, rafforzamento del personale e dei sistemi sanitari, capacità produttive regionali, fiducia pubblica, governance ben coordinata e salute sostenibile”.
Il rapporto ha cercato di delineare anche il futuro dell’epidemia attuale, sottolineando la necessità di un accesso globale alle risorse per poterla controllare. ‘La probabile traiettoria per il Sars-Cov-2 è di diventare endemica con dei focolai stagionali a causa della diminuzione dell’immunità naturale, della copertura globale insufficiente dei vaccini e/o dell’emergere di nuove varianti che non sono controllate dai vaccini attuali. Nuove ondate epidemiche sono possibili soprattutto nei paesi con una bassa copertura vaccinale. Un’equità globale nell’accesso, così come una accettazione diffusa e una somministrazione efficiente, è sia un imperativo morale che un’esigenza critica per il controllo della pandemia”.
Il mondo, sottolinea il panel, sta entrando in una ‘age of pandemics’. Gli sforzi di oggi per affrontare il Covid-19 dovrebbero includere investimenti e misure di risposta che abbiano il maggior potenziale possibile per un miglioramento sostenibile della prevenzione, inclusi gli investimenti in risorse umane e nella loro formazione, della preparedness e della risposta alle minacce globali per la salute”.
Per ridurre il rischio di future pandemie dobbiamo anche affrontare il legame tra crisi sanitarie, povertà, disuguaglianze strutturali e degrado ambientale – ha affermato Silvio Brusaferro, presidente dell’Iss, durante il summit -. La frequenza e la natura delle prossime pandemie dipendono fortemente dalla nostra capacità di adottare stili di vita sostenibili, dall’implementazione degli obiettivi di sviluppo sostenibile e dall’approccio ‘One Health’. Occorre agire ora per porre fine all’epidemia, investimenti di oggi costruiranno le basi per una preparedness e una risposta adeguata domani.
‘In uno spirito di solidarietà, unire gli sforzi per sostenere in particolare la produzione e la fornitura di vaccini e altre forniture e/o la fornitura di finanziamenti per l’acquisto di vaccini a supporto dei paesi a basso e medio reddito’, è quanto è scritto in un passaggio della Carta di Roma.
Il dramma del nuovo coronavirus potrebbe non finire così presto come auspicato: il Covid infatti potrebbe essere endemico e potrebbero esserci nuove ondate di contagi nonostante le vaccinazioni e nonostante la risposta immunitaria degli individui che hanno contratto il virus.
L’analisi sul futuro del Covid è stata condotta da un team di 26 scienziati di tutto il mondo e lo studio è stato pubblicato sul sito della Commissione europea in occasione del Global Helth Summit di Roma.
L’ipotesi è che, a causa della diminuzione dell’immunità natura e dell’insufficiente numero di vaccini, il Covid possa diventare endemico e che nuovi focolai possano accendersi stagionalmente. La notizia ovviamente non può essere considerata positiva, ma non ci sono dubbi sul fatto che l’Europa abbia imparato a difendersi. Nei Pasi dove la distribuzione dei vaccini è stata limitata è presumibile che possano verificarsi nuove ondate. Da qui l’appello affinché tutti i Paesi abbiamo accesso alle risorse.
Gli esperti che hanno collaborato allo studio evidenziano come la necessità prioritaria sia quella di investire per la prevenzione. L’Europa ha imparato a caro prezzo che bisogna investire sulla Sanità e che bisogna rafforzare i sistemi di tutti gli Stati membri. Bisogna investire nella formazione del personale sanitario, nell’infrastruttura ospedaliera, nei professionisti del settore, nelle apparecchiature e nelle forniture.
“Il mondo, sottolinea il panel, sta entrando in una ‘age of pandemics’. “Gli sforzi di oggi per affrontare il Covid-19 dovrebbero includere investimenti e misure di risposta che abbiano il maggior potenziale possibile per un miglioramento sostenibile della prevenzione, inclusi gli investimenti in risorse umane e nella loro formazione, della preparedness e della risposta alle minacce globali per la salute“, si legge nel comunicato con il quale l’Iss ha ripreso lo studio.
L’Ue si impegna a continuare la fornitura di dosi “nello spirito di solidarietà e sicurezza per tutti” e il presidente annuncia che “i nostri partner industriali si sono impegnati per donare 1,3 miliardi di dosi di vaccino entro fine 2021, verso Paesi a basso reddito e un altro 1,3 miliardi di dosi nel 2022. Molte saranno distribuite tramite Covax”.
Da Cina altri 3 miliardi di dollari ai Paesi in via di sviluppo Sulla scia dell’Ue anche Pechino darà il suo contributo alla pandemia. “La Cina fornirà altri 3 miliardi di dollari in aiuti per i prossimi 3 anni per sostenere la risposta al Covid e la ripresa economica nei Paesi in via di sviluppo, annuncia il presidente cinese Xi Jinping, in collegamento con il Global Health Summit. “Abbiamo già fornito 300 milioni di dosi di vaccino al mondo e la Cina continuerà a farlo, al meglio delle sue capacità”.
I sottoscrittori della dichiarazione di Roma si impegnano a “sfruttare le sinergie e mettere a frutto le competenze delle organizzazioni e delle piattaforme pertinenti per facilitare la condivisione dei dati, lo sviluppo di capacità, gli accordi di licenza e il trasferimento volontario di tecnologia e ‘know-how’ a condizioni concordate”.
”Credo sarebbe un passo molto concreto se tutti i Paesi membri del G20 decidessero di condividere una quantità ragionevole di vaccini con i Paesi in difficoltà, di eliminare le restrizioni all’esportazione e in particolare lo facessero per le dosi destinate allo strumento covax”. Lo ha detto il presidente del parlamento europeo David Sassoli aggiungendo che “una questione di responsabilità e di convenienza, perché non vi è sicurezza per nessuno, se non mettiamo tutti in sicurezza”. Secondo Sassoli, infine, “la pandemia si sconfigge insieme” perché “la salute è un bene comune da proteggere”.
“La crisi globale non è finita, dobbiamo agire in fretta”, lo dice Mario Draghi al Global Health Summit di Roma, parlando della pandemia. “Noi, in Europa, stiamo iniziando a vedere la fine di questa tragedia. Ma in altri Paesi non è così. Dobbiamo assicurare la disponibilità dei vaccini ai Paesi più poveri”, dice ancora Mario Draghi, parlando delle “enormi diseguaglianze nel mondo” che sta creando la differente disponibilità di vaccini
“Italia favorevole a sospensione temporanea brevetti” “Probabilmente avremo bisogno di più cicli di vaccinazione in futuro, e aumentare la produzione è essenziale – spiega ancora il premier -. Una proposta è quella di introdurre una sospensione dei brevetti sui vaccini Covid-19. L’Italia è aperta a questa idea, in modo mirato, limitato nel tempo e che non metta a repentaglio l’incentivo ad innovare per le aziende farmaceutiche. Ma questa proposta non garantisce che i Paesi a basso reddito siano effettivamente in grado di produrre i propri vaccini. Dobbiamo sostenerli finanziariamente e con competenze specializzate”.
Draghi spiega quindi che “l’Ue ha esportato circa 200 milioni di dosi di vaccini Covid-19 in 90 Paesi, circa la metà della sua produzione totale. Tutti gli Stati devono fare lo stesso. Dobbiamo revocare i divieti generali di esportazione soprattutto verso i Paesi più poveri”.
“L’Italia – prosegue il primo ministro – accoglie con favore l’iniziativa della Commissione Europea volta a produrre vaccini e prodotti sanitari nei Paesi a basso e medio reddito
Vogliamo coinvolgere le nostre aziende farmaceutiche e i nostri centri di ricerca per sostenere la produzione, in particolare in Africa. E lo faremo insieme ad altri paesi partner, tra cui Francia e Germania. Finora l’Italia ha donato 86 milioni di euro a Covax e altri 30 milioni a progetti multilaterali collegati. Oggi sono molto lieto di annunciare che questa settimana intendiamo aumentare in modo significativo questo contributo e incrementarlo almeno di 300 milioni di euro”.
L’iniziativa dell’Italia rientra nella strategia Ue di lanciare un’iniziativa per “la produzione di vaccini in Africa tramite lo sviluppi di diversi hub regionali distribuiti nel continente e un miliardo di investimenti”. Lo annuncia il presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen.
“Questa deve essere l’ultima pandemia” “Bisogna agire adesso per mettere sotto controllo la pandemia in tutto il mondo. Ormai abbiamo vaccini sicuri ed efficaci e il primo obiettivo è incentivare la campagna vaccinale nei Paesi a medio e basso reddito” con l’export delle dosi e le filiere aperte, “lottando contro i nazionalismi – dice la von der Leyen al Global Health Summit – . Questa deve essere l’ultima pandemia”.