I candidati alle primarie del centrosinistra per Roma sono pronti a firmare la Carta degli intenti della coalizione. Ci saranno Roberto Gualtieri, Giovanni Caudo, Stefano Fassina, Imma Battaglia, Paolo Ciani e Tobia Zevi oltre ai coordinatori della coalizione, a partire dal segretario del Pd Roma, Andrea Casu. Per il Partito democratico sarà anche l’occasione per fare il punto della situazione e andare oltre la capitale, perché a livello nazionale le cose non vanno affatto bene: “I sondaggi ci danno in caduta libera” dice a Marco Antonellis di Italia Oggi un big del nazareno sotto anonimato e “finora le ‘bandierine’ che abbiamo piantato non sono servite a nulla, anzi, hanno contribuito ad aggravare la situazione”.
C’è il sorpasso nei sondaggi di Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni che preoccupa i vertici dem. “Enrico Letta sta girando a vuoto, rischiamo di perdere l’elettorato centrista che ci vuole sostenitori ‘senza se e senza ma’ del governo Draghi senza guadagnare nulla a sinistra”, è il pensiero di molti sostenitori dem, riportato da Italia Oggi. “Se non conquisteremo almeno la Capitale Letta potrebbe tornare a Parigi” spiegano in Transatlantico, “scherzando ma non troppo, dei piddini di lungo corso”, scrive ancora Antonellis.
Lo stessa Letta sa che Dagospia recentemente ha parlato addirittura di “allarme rosso”, rivelando il contenuto di un “sondaggio riservatissimo” che smonterebbe pezzo per pezzo i capisaldi del “metodo” Letta. La rilevazione che inquieta il Nazareno, “infatti boccia la linea del neo segretario: per il 65 per cento degli elettori dem, lo Ius Soli non è assolutamente una priorità. Il 75%, poi, si domanda: che necessità aveva Letta di postare un tweet a favore di Fedez?”. Insomma per il neo-segretario piddino la situazione non è proprio rosea. E se non dovesse conquistare il Campidoglio, la sua sua segreteria potrebbe già finire non appena cominciata.
Nel cortile di Montecitorio, Nicola Pellicani, deputato del Pd e figlio d’arte (il padre Gianni fu uno degli esponenti più in vista della corrente migliorista del Pci), parla con un certo disappunto della metamorfosi di Enrico Letta. «Il Pd – spiega un personaggio che ha mangiato pane e politica fin da bambino – rischia di implodere. Stiamo mettendo in campo tematiche per attirare i mondi grillini, ma rischiamo di isolarci da tutti gli altri. Anche perché non siamo credibili quando vogliamo interpretare quei mondi: siamo stati fino a ieri l’asse del sistema di governo e ora che ci mettiamo a fare, la parodia del grillismo? Dovremmo sincronizzarci con il presente, il futuro e, invece, guardiamo al passato. Almeno Renzi lo faceva. Ecco perché la parte più moderata del partito è in sofferenza. Quelli di Base riformista, io gli parlo, fanno tutti i giorni la macumba a Letta».
Per capirci qualcosa e comprendere le ragioni della «metamorfosi» filo-grillina di un ex figlio della Dc come Enrico Letta, bisogna mettere in connessione questi due sfoghi. La posizione del «Dibba» dimostra che il pianeta grillino ormai è esploso, che da quella realtà nasceranno diversi soggetti, un’anima governativa, un’anima antagonista, una che punta al ritorno alle origini sulla scia di Di Battista e Casaleggio. Per cui il tentativo di Giuseppe Conte di diventarne il riferimento e il leader rischia di fallire ancora prima di nascere. Questo ha mandato all’aria i piani di Letta: dato che gli interlocutori nel movimento sono troppi e spesso incompatibili, il segretario del Pd punta ora ad attirarne l’elettorato rappresentandone le istanze. Spiega Matteo Orfini che condivide la «svolta»: «Prima dovevamo andare appresso sempre e comunque a Conte. Ora, vivaddio, ci sono proposte del Pd per aprire un canale con i settori di riferimento del grillismo nella società».
Appunto, inseguendo il grillismo si perde il legame con la realtà. Certe uscite del segretario del Pd sono talmente intempestive o singolari (ius soli, voto ai sedicenni, aumento della tassa di successione) che per vederne la ratio devi far galoppare la fantasia. «L’idea di inseguire l’elettorato grillino – riflette Carlo Calenda – è un errore, perché quello residuale è militarizzato, non lo smuovi. Con queste uscite ti comporti come i bambini che fanno la cantilena il castello di sabbia è mio o la palla è mia. Insomma fanno le bizze, tanto quello che decide, che porta il pane a casa, è il padre, cioè Draghi».