E…State al Wood – Parco Avventura Fregene

CHIAMATEMI MIMÌ
monologo musicale di Paolo Logli
con Claudia Campagnola e Marco Morandi

regia Norma Martelli

9 LUGLIO ORE 21.30

Apre la terza edizione del Festival “E…state al wood” lo spettacolo “Chiamatemi Mimì” di Paolo Logli, che celebra la grande artista Mia Martini attraverso un percorso intimo, privato, sussurrato sul filo dei ricordi d’infanzia, del batticuore e delle pazzie della sua giovinezza. È anche, a tratti, l’urlo lacerante del dolore di una donna che ha saputo donarci alcune delle interpretazioni più intense degli ultimi decenni. Protagonista la coppia affiatata composta da Claudia Campagnola e Marco Morandi.

Un monologo musicale che racconta quelle canzoni immortali che stanno nel cuore di tutti noi, da “Piccolo Uomo” a “Minuetto”, da “La costruzione di un amore” ad “Almeno tu nell’universo”, viste come tappe di una vicenda umana prima ancora che di una carriera canora. L’intensa recitazione è affidata a Claudia Campagnola, capace di cogliere e far vibrare le disparate corde dell’animo di Mia Martini, e le note dei brani e il canto sono interpretati dalla voce maschile di Marco Morandi. Un viaggio nell’anima di una signora della canzone e nei fragili sentimenti di una donna troppo innamorata dell’amore.

Mia Martini, prima ancora che una delle più grandi artiste italiane, è un’icona di donna. Una pantera sul palco, nel modo di azzannare la vita, nella sfrontatezza orgogliosa con cui ha ostentato la sua libertà umana ed anche sessuale, ma insieme capro sacrificale, vittima designata dell’amore e degli uomini. Di incontri sbagliati, tanto sbagliati che ogni tanto viene la voglia di chiedersi se non sia lei, quella sbagliata. Vittima di un dolore antico, che affonda le radici nell’infanzia, e lascia cadere le sue ombre sulla sua maturità e sulla sua fine.

Mimì donna ferita, donna orgogliosa, vittima di indecenti maldicenze, additata come porta sfortuna, uccisa professionalmente dalle male lingue. Mimì che si ribella sul palco di Sanremo, cantando tutto il suo dolore e la sua rabbia, e neppure quella volta vince. I suoi ricordi d’infanzia, le feste di piazza in Calabria, il primo provino a Milano, gli anni hippy di gioia e di amore libero, a fianco di Renato Zero e sua sorella Loredana. L’angolino del cuore di ognuno di noi, sulle note di canzoni che nel cuore ci abitano, e non se ne vanno più.

NOTE D’AUTORE

«Sono anni che ho in mente di realizzare questo lavoro, anche se non sono il primo a scrivere di Mimì. Ma ho sempre pensato che quello strano mix tra dolcezza e rabbia, tra grinta ed insicurezza, che ho conosciuto in Mia Martini dovesse essere raccontato.

Ho conosciuto Mimì a Sanremo, l’anno di Almeno tu nell’universo, era il 1992. L’ho conosciuta, per così dire, su un crinale della sua vita, in equilibrio tra un periodo molto buio, figlio della meschinità della gente e di alcuni colleghi, e la sua voglia di ripartire, di gridare, di riprendersi quello che era suo di diritto. Ai tempi lavoravo ad Uno Mattina e curavo la pagina musicale. Era il periodo dei primi videoclip italiani e decidemmo di realizzarne uno ad hoc per la trasmissione, anche perché Mimì non ne aveva uno. Girammo a Roma, tra Caffè Greco, via dei Condotti, Circo Massimo, ed ebbi il privilegio di passare qualche giornata insieme a lei. Sul set capitano i momenti di attesa, riuscimmo a scambiare qualche parola e qualche piccolo racconto. Mi colpì la sua malinconia sotterranea e quella sua risata che scoppiava improvvisa, senza preavviso. Tutto questo è finito nel testo. Non posso dire di averla conosciuta approfonditamente, ma di certo di quei giorni ricordo alcune frasi, alcune espressioni degli occhi, che ho conservato: i suoi erano gli occhi di una pantera ferita. Mimì era una donna con una grinta d’acciaio, attraverso la quale trapelava un grande dolore. In parte antico, starei per dire genetico. In parte, di certo, nato nei suoi rapporti travagliati con gli uomini della sua vita.

È come se ci fosse una somma di ferite, che messe insieme non fanno mai una ferita grossa. Quella grossa sta probabilmente nel cuore, è segreta e possiamo solo intuirla. E in superficie, alla vista di tutti, c’è quella immonda campagna denigratoria che alcuni, che hanno nomi e cognomi, hanno imbastito contro di lei. Non sono nuovo al monologo ed in particolare a quello musicale, ma questo ha per me un motivo di emozione in più: Chiamatemi Mimì, infatti, è un percorso intimo, privato, che va dal sussurro del ricordo condiviso con pudore, al grido, alla rabbia, alla voglia di riscatto… e alla rassegnazione, anche, in alcuni momenti. Ed è il mio personale atto di amore per la più grande interprete italiana di tutti i tempi.

Infine voglio dire che è bello lavorare con Claudia e Marco. Ci abbiamo provato già altre volte: con Claudia abbiamo messo in scena “Un attimo prima” lo scorso anno, e comincio a conoscere davvero bene le sue corde e le sue possibilità, che sono tante. È come suonare una bella chitarra, dalle corde morbide e sonore: un piacere. Con Marco ce la facciamo finalmente, dopo molti tentativi. Lasciatemi dire che ha un grande coraggio e una bella sicurezza dei suoi mezzi di grande artista: ha osato là dove molte sue colleghe hanno avuto paura, e lo ha fatto mettendo in campo tutto il suo spirito delicato e la sua sapienza armonica. Sarà di certo una bella sorpresa emozionante per tutti. Anche perché sono convinto che sia bello sentire come quei brani storici, quelle canzoni di Mimì vengano cantate da un uomo»

Paolo Logli

Parco Avventura Fregene SRL

Via della Veneziana snc – 00054 – Fregene (RM)

prezzo biglietti: 15 € intero – ridotto bambini (entro i 14 anni) 5€

possibilità di cena entro le ore 21 con prenotazione obbligatoria

www.parcoavventurafregene.it

 

 

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