“Mi do il 10-15% di possibilità” dice il Cavaliere, che ha fatto i calcoli e ritiene di avere già dalla sua 476 grandi elettori, insufficienti per raggiungere la maggioranza assoluta fissata a quota 505. “Perciò – sottolinea il Corriere – ha messo all’opera i suoi sherpa, sguinzagliati tra le file dei grillini alla ricerca di un nuovo personale centro di gravità. Quando illustra il suo disegno agli ospiti, Berlusconi sembra l’Andreotti che alla vigilia della corsa al Colle nel ’92 apriva il cassetto della scrivania e mostrava una lista di nomi scritti a macchina: «Sono i parlamentari comunisti che voteranno per me»”.
Per dimostrare che Berlusconi un pensierino sul Quirinale lo ha sempre coltivato, Verderami cita un episodio del lontano 1994. “Ma è vero – scrive – che ha sempre puntato all’alto incarico, ne è testimone Dini che fu suo ministro dell’Economia. Era il 1994 e un giorno passarono insieme in auto davanti al Quirinale”.
“D’un tratto – continua il retroscena – Berlusconi si volse e gli confidò: «Il mio sogno è venire qui, non stare lì», cioè a Palazzo Chigi. A una cena di Stato organizzata al Colle, quando lì sedeva Ciampi, il Cavaliere che era presidente del Consiglio ruppe il cerimoniale ordinando lui ai camerieri in livrea di scoperchiare le portate. Persino alle ultime consultazioni a cui ha partecipato, passando per un salone del palazzo, spiegò che «qui questi mobili non vanno bene, li sposterei in un’altra stanza». E ora, all’alba dei suoi 84 anni, vorrebbe arredare a suo piacimento persino il Quirinale, «tanto ci starei un paio di anni non di più…»”.
«Dissi a mio padre che sarei arrivato a fare il presidente della Repubblica». Come, sempre a oggi, potrebbero essere di più se si pensa che tra Camera e Senato, più i delegati delle Regioni, e considerati gli «altri» sparsi in Parlamento e che guardano di buon occhio il centrodestra, il Cavaliere potrebbe arrivare a circa 500 voti. Sulla carta. In base ai numeri attuali, per eleggere un nuovo Capo dello Stato, sarebbero richiesti 673 voti su 1008 nei primi tre scrutini e 505 su 1.008 dal quarto scrutinio in poi.
”Berlusconi dovrebbe legare la sua elezione a un percorso di riforma dell’istituto in senso presidenziale, alla francese, come il centrodestra promette da decenni”, scrive Gianfranco Rotondi, presidente della Fondazione Dc, nel suo blog sull’Huffington post.
Berlusconi -aggiunge- sarebbe l’ultimo Presidente eletto dal Parlamento, pronto a dimettersi dopo un anno e mezzo, all’approvazione della riforma. Se questo schema sarà spiegato al Paese, non sarà difficile trovare una maggioranza parlamentare capace di compiere le scelte conseguenti. A cominciare dalla elezione ‘ a tempo’ di Silvio’.