Riceviamo, e volentieri pubblichiamo, l’articolo ricevuto da Tartaglia Arte:
GIÀ PRESENTE CON ALCUNE OPERE NELLA STORICA COLLEZIONE DEL CONTE SCOMPARSO 11 ANNI FA, NELLA MOSTRA SUDDEN TIME DI CUI, INSIEME A SEAN SHANNAHN, È PROTAGONISTA, CHIARA DYNYS HA CONCEPITO QUATTRO NUOVE GRANDI INSTALLAZIONI IN LUOGHI SIMBOLO DELLA DIMORA DI VARESE
Come molti musei e luoghi della cultura anche Villa Panza a Biumo Superiore – oggi quartiere di Varese – dal 1996 proprietà del Fondo Ambiente Italiano, riprende le sue attività espositive dopo cinque mesi di chiusura del Bene, dovuti all’emergenza sanitaria. E lo fa con una grande mostra omaggio degli artisti Chiara Dynys e Sean Shanahan al conte Giuseppe Panza, proprietario originario dell’immobile, poi donato al FAI, a undici anni dalla sua scomparsa e a un anno dal ventennale dell’apertura al pubblico di questa straordinaria collezione di arte contemporanea internazionale e anticonvenzionale.
LA COLLEZIONE PANZA
Per Giuseppe Panza l’arte è significativa se esprime dei valori fondamentali della vita. Dopo l’iniziale interesse per l’arte informale e la Pop Art, negli anni ‘60 e ‘70 la collezione si concentra sull’arte minimalista, concettuale e ambientale. Soprattutto quella legata alla luminosità artificiale dei neon di Dan Flavin, e della luce naturale di Robert Irwin e James Turrell. In questo contesto si inserisce la mostra Sudden Time (in corso fino al 5 settembre 2021) per Villa e Collezione Panza, di cui, insieme a Sean Shannahn, è protagonista Chiara Dynys che ha progettato quattro nuove grandi installazioni site specific, ospitate in diversi luoghi simbolici della dimora varesina del Conte Panza, già collezionista dell’artista originaria di Mantova, e tutte relative al tema degli spazi-luce, identificato dal curatore dell’esposizione (insieme ad Anna Bernardini) Giorgio Verzotti come uno dei quattro campi semantici cui ricondurre l’intera produzione di Dynys.
CHIARA DYNYS A VILLA PANZA
“Alla base del mio progetto espositivo per Villa e Collezione Panza risiede, senz’altro, la luce. Luce come ‘luogo’ dove tutto avviene e tutto può avvenire: più dello spazio, più del tempo, è la sostanza prima senza la quale non c’è né spazio né tempo. Si “accende la luce” e tutto ha inizio, e benché la luce in sé non sia per nulla narrativa, è l’elemento che consente ogni tipo di narrazione, anche quella su se stessa”, racconta ad ArtribuneChiara Dynys. “Del resto, è questo uno dei più grandi insegnamenti ricevuti da Giuseppe Panza, grandissimo mentore dell’arte contemporanea internazionale che ha cambiato la lettura dell’arte: la luce è la vera e propria materia di tutte le cose”.
CHIARA DYNYS E GIUSEPPE PANZA
A fine anni ’90 l’artista incontra Giuseppe Panza di Biumo e per lui realizza prima Glitter Gates e poi Dietro di sé un site-specific per il parco di Villa Panza. “Fin dalla fine degli anni ‘80 ho usato come linguaggio il monocromo, su cui comparivano forme prospettiche a muro che iscrivevano il vuoto. Sono partita da alcuni archetipi visivi, come il passaggio di Palazzo Spada di Borromini o l’Antro della Sibilla a Cuma, ma la mia ossessione è sempre stata il passaggio o l’attraversamento, rappresentato da una porta, una finestra o un’apertura su un altrove più mentale che reale. Questo tema ha coinvolto il Conte Panza già dal nostro primo incontro, dopo che vide un mio lavoro di luce della fine anni ‘90 intitolato Glitter Gates, composto di una stanza prospettica che cambiava saturazione ogni 4 secondi. In quel momento il Conte s’interessò al mio lavoro e acquistò il progetto: per me fu un cambiamento e, da allora in avanti, qualsiasi forma frequentassi, l’ossessione del passaggio attraverso una forma mi ha continuamente seguita“.
LA GRANDE SCULTURA GIUSEPPE’S DOOR
Insieme all’installazione Camini delle Fate, realizzata all’interno della Scuderia piccola, e alla videoproiezione Melancholia, Dynys ha creato due grandi sculture chiamandole entrambe Giuseppe’s door. Quella situata all’interno della seconda rimessa delle carrozze, è una porta opalescente che si smaterializza e appare sospesa, pur essendo una scultura in vetro in pezzo unico, alta oltre 60 cm. L’opera assorbe la cromia della luce attorno e ne segue il ciclo, dal bianco al violetto, dall’arancione al rosso: i colori si posano sulla scultura, seguendo l’andamento dei colori dell’installazione luminosa ospitata nella stanza adiacente. Mentre per il giardino della Villa, l’artista ha concepito una grande scultura realizzata in vetro di Murano fotosensibile e acciaio corten. Questo speciale vetro cangiante ha la capacità di “caricarsi” di luce e di rilasciarla nel buio, come a dar vita a una “fluorescenza fantasmatica”, per usare le parole dell’artista. “A Villa Panza ho costruito un attraversamento che il Conte Panza aveva già visto, quando nel 1993 lo realizzai in piccole dimensioni in vetro per la mia personale alla Galerie de France”, conclude Dynys. “Giuseppe’s Door diventa qui una grande forma sbilanciata che riproduce quella forma che Panza apprezzò, sperimentando però un materiale innovativo come il vetro fotosensibile. L’attraversamento non porta da nessuna parte, non c’è una mia intenzione di portare alla luce un paesaggio, ma di costruire un attraversamento ideale e, dunque, parlare della soglia, come percorso ideale che ciascuno sceglie“.
By Claudia Giraud – artribune.com