Resta alta la tensione nel Movimento all’indomani dell’approvazione della riforma della giustizia in Consiglio dei ministri. Un testo inizialmente osteggiato dai pentastellati, in particolare per la riforma della prescrizione, e che poi ha avuto il via libera di tutto il governo, inclusi i ministri 5 Stelle.

L’ex Guardasigilli Alfonso Bonafede, che ha visto cancellata la sua riforma: «Ieri il Movimento è stato uguale agli altri partiti, annacquata una battaglia di anni», ha detto, definendo timorosi e ossequiosi i ministri 5 Stelle che hanno raggiunto l’accordo di governo. Stoccata anche dall’ex premier Giuseppe Conte: «Apprezzo il lavoro che ha fatto la ministra Cartabia, si è molto impegnata, ma io non canterei vittoria, oggi non sono sorridente sull’aspetto della prescrizione, siamo ritornati a un’anomalia italiana».

E se ad attaccare i ministri 5 Stelle ci ha pensato anche l’ex grillino Alessandro Di Battista («Pavidi e incapaci», è l’affondo), Mario Perantoni, presidente pentastellato della commissione Giustizia della Camera, ha parlato di soluzioni «inaccettabili» e ha annunciato battaglia: «Il confronto si sposterà in Parlamento». Per poi aggiungere di sperare che «alle petizioni di principio sulla sua centralità e sovranità delle Camere seguano condotte concrete».

Dopo gli attacchi, a difesa dei ministri impegnati nella mediazione è arrivata una nota sul nuovo sito del Movimento: «Di fronte a una proposta iniziale che, di fatto, smantellava tutto quanto fatto in questi anni, abbiamo combattuto. Con le armi che abbiamo, dentro una maggioranza che sul tema la pensa diversamente da noi. Ma siamo riusciti a ottenere una serie di risultati. La nostra riforma della prescrizione vige fino al primo grado di giudizio: l’alternativa era cancellarla. I tempi della prescrizione per i reati dei potenti, quelli contro la collettività (vedi la corruzione) sono stati allungati: non a caso rappresentanti di alcune forze politiche ieri hanno avuto forti mal di pancia».

 

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«Qualcuno approfitta della riforma del processo penale passata ieri in consiglio dei ministri, con il timoroso e ossequioso benestare dei ministri M5s  ha scritto su Facebook Bonafede: «La norma votata ieri, a mio modesto parere, rischia di trasformarsi in una falcidia processuale che produce isole di impunità e che, comunque, allungherà i tempi dei processi. È vero. Parliamo di una norma che non andrà a regime prima del 2024 e che “concede” un po’ di tempo in più per i reati di corruzione. Ma è veramente troppo poco perché è troppo lontano da quello che abbiamo promesso e realizzato». E in conclusione: «La battaglia sulla prescrizione, mia e (fino a ieri mattina) di tutto il M5s, non è (e non è mai stata) una questione personale: si tratta di una questione, anzi di un’ambizione, istituzionale. Purtroppo, ieri il M5s è stato drammaticamente uguale alle altre forze politiche nonostante fosse trapelata la volontà di un’astensione. Per ripartire, se si vuole veramente ripartire, bisogna avere la consapevolezza dei propri limiti: nell’unanimità improvvisata di ieri che ha visto tutti insieme a tutti, si è inevitabilmente e oggettivamente annacquata una battaglia durata dieci anni».