Ora il Premier guarda avanti. Negli ultimi giorni i media nazionali si sono esercitati nel descriverlo in vari modi in merito ai contrasti sorti sulla riforma della giustizia e alle nomine Rai; in realtà Draghi non ha fatto altro che applicare il metodo seguito fino ad oggi: imporre ai partiti della maggioranza delle rinunce e grande senso di responsabilità. Quindi un governo nato per decidere anche a costo di scontentare qualcuno. L’UE ci ha imposto delle riforme da fare a tutti i costi e bisogna farle. Siamo monitorati costantemente da Bruxelles e Draghi lo sa e per questo motivo guarda avanti e tira via dritto, senza distogliere lo sguardo dall’obiettivo finale. Sulla riforma della giustizia si auspica di avere una maggioranza larga e compatta tale da reggere il fronte dei grillini dissidenti sobillati dall’ex Premier Conte che si sente sempre più snobbato dal Premier in carica che consulta Grillo e non lui per prendere alcune decisioni. Del resto è giusto così, in quanto Giuseppe Conte, ad oggi, è solo il Prof Avvocato, null’altro essendo privo di qualsiasi incarico: un cittadino come gli altri. L’attenzione di Palazzo Chigi ora si rivolge al varo della legge sulla concorrenza e la legge delega sulla riforma fiscale, entrambe entro la fine del mese in corso. La prima sarà sostanziata da diversi temi, quali lo sviluppo delle infrastrutture per la crescita e la competitività, riforma degli appalti pubblici, interventi per migliorare la qualità dei servizi locali, promozione di un’economia sostenibile, interventi nel settore sanitario e farmaceutico. In quanto alla riforma fiscale, ad oggi, sappiamo ancora poco o quasi nulla, di sicuro dovrà guardare alla semplificazione dell’intero sistema fiscale che dovrà favorire lo sviluppo economico del Paese. Pare sia allo studio un abbassamento dell’aliquota media effettiva che dovrebbe alleggerire il peso fiscale per una platea di contribuenti collocati tra i 25 e i 50 mila euro di reddito, così da favorire lo sviluppo e la crescita di professionisti e piccole imprese. Mario Draghi, quindi, guida un governo nato per prendere le decisioni e lui nella sua funzione di Presidente del Consiglio, sa bene che è questo il mandato che ha ricevuto. Le riforme varate e quelle a farsi sono legate indissolubilmente al Recovery Plan e alle richieste che ci vengono dalla Commissione europea. Finora tutto è stato rispettato in termini di tempo.
Andrea Viscardi