Ddl Zan, la Pd Cirinnà e il video di Faraone

L’Aula del Senato ha ripreso l’esame del Ddl Zan contro l’omotransfobia alle 9.30 di ieri. Ieri il Senato ha bocciato le pregiudiziali di costituzionalità avanzate da Lega e Fratelli d’Italia. Oggi si è invece votato sulla sospensiva al disegno di legge, non approvata dall’Aula con un solo voto di scarto.

M5S e Pd tirano dritto, cercando conforto nei tabulati. Tra gli assenti non giustificati, i senatori non in missione o congedo, – fanno notare le forze a favore del ddl Zan – a non aver dato il loro contributo sono stati, oltre ai 5 senatori del Movimento Cinque Stelle, 4 senatori di Fi e 3 della Lega. «Sono a destra a non essere compatti», è il refrain che gira in Transatlantico. Pallottoliere alla mano, anche da Fratelli d’Italia trapela l’irritazione per le assenze del centrodestra. I conti, infatti, sembrano dimostrare che senza le sette assenze targate Fi e Lega, il voto dell’Aula avrebbe avuto esito diverso, e la sospensiva, invece di essere bocciata sarebbe passata. «Sì, pare proprio che abbia salvato il ddl Zan», dice, intanto, l’ex M5S Lello Ciampolillo dopo esser stato visto correre verso l’emiciclo per votare in extremis, come fece già per soccorrere Conte, con il voto di fiducia dello scorso gennaio poi rivisto al Var dalla Casellati, che lo portò agli onori delle cronache.

Tornando invece agli assenti: tra i tre leghisti figurano i nomi di Roberto Marti, Paolo Saviane e Umberto Bossi, da tempo lontano dal Senato per motivi di salute. Per quanto riguarda gli azzurri non presenti al voto, figurano i nomi di Niccolò Ghedini, Roberto Berardi, Giuseppe Mangialavori e Barbara Masini. Assenti anche i pentastellati Giuseppe Auddino, Gianni Girotto, Pietro Lorefice, Paola Taverna e Sergio Vaccaro. Intanto in Senato non mancano le scintille.

Strascichi dell’aula infuocata del Senato sul ddl Zan al Senato anche sui social con un botta e risposta tra Davide Faraone e Monica Cirinnà su Twitter. “In Senato adesso pregiudiziali di costituzionalità su #ddlZan. il capigruppo di Italia Viva Faraone applaude Salvini che spiega perché la Lega ritiene incostituzionale questa legge. No comment”, scrive la senatrice del Pd postando un video in cui si vede Faraone applaudire durante l’intervento di Matteo Salvini in aula.

Pronta la replica idel capogruppo Iv: “Monica, la pregiudiziale di incostituzionalità della Lega non è passata in aula per 12 voti. Decisivi i 13 voti contrari di Italia Viva. Menti sapendo di mentire. Ps.: la prossima volta che mi riprendi col telefonino dimmelo che sorrido. Peccato, anche tu intrisa di grillismo”, ha risposto Faraone.

La polemica, dopo la pubblicazione del video, è aumentata. “La senatrice Cirinnà ha esposto un collega alla lapidazione social, la prego di intervenire”, è stata l’accusa di Faraone, che ha chiesto l’intervento della presidente del Senato Casellati “Ricordo poi – conclude Faraone – che ieri la pregiudiziale di costituzionalità non è passata solo grazie ai 13 voti di Italia Viva, con il no che è prevalso per 11 voti”. Immediato il sostegno della Lega: “Volevo esprimere la mia solidarietà al collega – ha detto prendendo la parola Alberto Bagnai – e dirgli ‘benvenuto nel mio mondo’, perché chi si esprime nel dibattito social prima o poi è oggetto di linciaggio”. In aula, il giorno dopo, il senatore di Italia viva si è lamentato del fatto che, la pubblicazione del video da parte di Cirinnà lo ha da reso: “oggetto di una lapidazione sui social”.

L’avversione di Pillon (Lega): «Vogliono trasformare la nostra società»

«Questo non è un disegno di legge: questo è un disegno di nuova umanità. Si vuole utilizzare una battaglia giusta e condivisibile, quella contro ogni forma di aggressione ingiustificata, facendola diventare un grimaldello per trasformare le basi stesse della nostra società». È l’incipit dell’intervento in Aula del senatore leghista, Simone Pillon. Per il quale il ddl Zan crea problemi sin dall’articolo 1: «L’identità di genere, attualmente codificata per esempio sul sito Facebook, ammonta a 58 identità differenti che, oltre al maschile e al femminile, includono anche gay, lesbica, bisessuale, transessuale, transgender, cisgender, queer, pansessuale, intersessuale, genere non binario, genderqueer, androgino, asessuale, agenderflux, demisessuale, grey asexual, aromantico. E potrei continuare per ore. Noi siamo davvero convinti che presentare ai nostri figli l’alternativa tra queste identità di genere sia un buon modo per crescerli liberi, sereni ed equilibrati? Io credo che offrire tutte queste identità di genere serva in realtà a togliere l’identità ai nostri ragazzi, serva a togliere l’identità ai nostri figli», sottolinea Pillon. «Una società senza famiglia è una società senza futuro; perché una società in cui togliamo i figli ai loro genitori è una società senza futuro ed una società morta. Una società in cui non si può più dire che un uomo è maschio e una donna è femmina è una società che non ha più nulla da dire. Questo è quello che dobbiamo dire ai nostri giovani, questo è quello che dobbiamo dire ai nostri figli», ha concluso il leghista.

Nel giorno in cui il ddl Zan approda in aula al Senato anche i militanti di CasaPound hanno manifestato contro il provvedimento. Ma la polizia li ha respinti con un certo accanimento. Le manganellate contro i militanti sono state filmate dall’organizzazione che ha diffuso un video. Circa una ventina di ragazzi hanno tentato di avvicinarsi al Senato camminando imbavagliati e con le mani alzate. Ma la reazione della polizia non si è fatta attendere. “Siamo qui per protestare in modo assolutamente pacifico e abbiamo i video che lo dimostrano”. Così Luca Marsella, consigliere municipale di Cpi, spiega quanto accaduto.

“Non esistono mezzi termini – ha spiegato ancora – il ddl Zan è una legge liberticida: l’obiettivo non è tutelare da discriminazioni ma zittire ogni voce contraria alla vulgata del politicamente corretto, come dimostra la reazione delle forze dell’ordine che oggi hanno fermato una protesta legittima e pacifica a suon di manganelli. Abbiamo a che fare con gente che vorrebbe far iniziare percorsi di transizione anche a bambini in età scolare e prescolare. Dire che queste derive sono pericolose non è discriminazione: è la realtà. Zan e seguaci non rappresentano il paese, non rappresentano, se proprio vogliamo dirlo, neanche la comunità lgbtq. Non ci serve una legge che scambia l’opinione per discriminazione e arriva a minare qualsiasi fondamento del diritto. Noi siamo e resteremo in piazza contro una proposta di legge che non ha senso di essere in un paese come il nostro, dove diritti e doveri sono già assicurati a qualsiasi cittadino – ha concluso Marsella – a prescindere dal suo orientamento sessuale”.

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