La cabina numero 3 della funivia di Stresa, quella che il 23 maggio si è staccata ed è precipitata lungo il pendio del Mottarone, è la protagonista silenziosa degli accertamenti tecnici che oggi cominciano ad assumere rilevanza processuale con l’avvio dell’incidente probatorio disposto dal gip Elena Ceriotti. La cabina è ancora là dove la sua tragica corsa si è fermata, in mezzo al bosco: coperta da teli impermeabili, circondata dai nastri bianchi e rossi posti per delimitare l’area sotto sequestro.
Deve essere conservata il più possibile intatta per garantire che le analisi dei tecnici possano essere efficaci. E soprattutto deve essere preservata da curiosi di ogni genere. Per questo fino a oggi le forze dell’ordine hanno garantito un presidio con due uomini ventiquattro ore al giorno. Per facilitare l’opera di sorveglianza in questi giorni i carabinieri stanno allestendo un impianto di videosorveglianza che sarà collegato con la centrale operativa del comando provinciale a Verbania. Ancora da stabilire se e quando il relitto potrà essere portato via e dove sarà trasferito: nelle scorse settimane si era parlato della possibilità di un recupero tramite elicottero ma anche dello smontaggio e rimontaggio in un luogo protetto.