Corea sud, scarcerato leader gruppo Samsung Lee Jae-yong

Lee Jae-yong, il numero uno di fatto di Samsung ed erede del “chaebol” (conglomerato) sudcoreano, è stato liberato in virtù della concessione della libertà vigilata decisa dal Ministero della Giustizia, con un anno di anticipo rispetto alla scadenza della pena. L’erede dell’impero Samsung era stato condannato a due anni e mezzo di prigione per corruzione, essendo stato coinvolto nello scandalo che ha travolto l’ex presidente sudcoreana Park Geun-hye, che rimane in prigione, la quale aveva consentito a una sua sodale, la “sciamana” Choi Soon-sil, di creare uno schema estorsivo-corruttivo diretto ad alcuni potenti gruppi industriali e finanziari sudcoreani. La decisione di procedere con la controversa liberazione di Lee è stata spiegata dal presidente Moon Jae-in come un’azione intrapresa per il bene pubblico. “Accetto che sia una scelta per l’interesse nazionale e confido nella comprensione del popolo”, ha affermato Moon in una dichiarazione resa pubblica dal suo portavoce Park Soo-hyun.

Moon è stato piuttosto chiaro nel far capire che a Lee verrà restituita la sostanziale capacità di gestire il suo impero, se anche mai gli fosse stata sottratta. Il presidente, infatti, ha chiarito che nella scelta ha inciso la speranza espressa da molti che il capo di Samsung possa avere un ruolo decisivo su due fronti: la crisi di approvvigionamento dei semiconduttori – di cui Samsung è uno dei grandi produttori mondiali – e l’approvvigionamento di vaccini contro il Covid-19. La liberazione di Lee era ormai attesa, dopo che il ministero della Giustizia aveva annunciato la decisione di procedere con la concessione della libertà vigilata. Peraltro alcuni sondaggi davano una maggioranza a favore della scarcerazione del vicepresidente (questo l’incarico che ricopre formalmente) di Lee. Tuttavia per il presidente Moon questa evoluzione potrebbe rappresenta un boomerang, visto che il leader progressista aveva promesso di togliere alle potenti famiglie industriali alcune prerogative improprie, promuovendo l’uguaglianza di fronte alla giustizia. Formalmente Lee, prima di tornare alle sue mansioni, ha bisogno di una luce verde del governo, ma in realtà le dichiarazioni di Moon lasciano pochi margini di dubbio sul fatto che questa arriverà in tempi brevi. D’altronde nel mondo dell’industria sudcoreana le pressioni per rimettere il rampollo di Lee Kun-hee (morto a settembre dello scorso anno) sono piuttosto forti.

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