Nella splendida cornice di Monterosso, una delle perle delle Cinque terre, Fausto Biloslavo ha ricevuto il premio giornalistico Cinque Terre. Cronista d’assalto dalle zone più pericolose del pianeta, il fotoreporter ha svolto il suo primo lavoro dal fronte durante l’invasione del Libano da parte di Israele. Era il 1982 e da quel momento Biloslavo è stato impegnato negli scenari più caldi per documentare la guerra da vicino. Lavora da sempre come freelance, raccontando i fatti senza filtri, anche per Il Giornale e ilGiornale.it,
“I presenti sono stati ascoltatori privilegiati per aver appreso dalla voce di un inviato come Biloslavo i reali accadimenti in Afghanistan“, ha detto nel corso della serata Luigi Grillo, presidente dell’associazione Amici delle 5 Terre che organizza la manifestazione, come riporta La Nazione. Fausto Biloslavo ha lavorato diverse volte in Afghanistan, la prima nel 1983, quando ha “raccontato in un reportage dei mujahidin che combattevano contro l’armata rossa“. Come riporta Tele Nord, durante la serata ha ricordato quando, nel 1987, è stato incarcerato per 7 mesi in una prigione afghana, “una sorta di catacomba moderna dove io ero il più fortunato perché i miei compagni di cella venivano regolarmente torturati. Io me la sono cavata con solo qualche frustata e qualche cazzotto. Ringrazio ancora Cossiga che mi liberò e mi riportò in Italia“. Nel futuro di Fausto Biloslavo c’è ancora l’Afghanistan: “In tutte le maniere cercherò di tornare“.
Sulla base della sua esperienza in quegli scenari, Fausto Biloslavo ha, quindi, dichiarato: “I talebani avevano questo obiettivo da 20 anni e l’hanno raggiunto. Bisogna vedere se questi talebani si presentano solo con una faccia nuova, magari più moderata ma io non ci credo. Penso che i talebani siano sempre gli stessi“. Ha poi proseguito: “Alla fine non valeva neanche la pena intervenire per poi combinare questo disastro. Gli americani dovrebbero provare vergogna, ma nell’Occidente credo che la medaglia della vergogna la meritiamo tutti. L’errore degli Stati Uniti? Pensavano fin dall’inizio di esportare, come in Iraq e in Libia, la democrazia: ma non è un elettrodomestico“. Il reporter ha concluso: “Si sono accordati sottobanco con i talebani e non hanno neanche garantito ai collaboratori di essere salvati come si deve. Una vera vergogna“.