Quella dei Casamonica è un’associazione mafiosa. È quanto emerge dalla sentenza di primo grado nel maxi processo al clan romano, nell’aula bunker di Rebibbia, che vede imputate oltre 40 persone. Sono oltre 400 gli anni di carcere complessivi di condanna per i 44 imputati. Le accuse nei loro confronti vanno dall’associazione mafiosa dedita al traffico e allo spaccio di droga, all’estorsione, l’usura e detenzione illegale di armi. Il pm Giovanni Musarò, nel corso della requisitoria dello scorso 24 maggio, aveva chiesto condanne per un totale di oltre 630 anni di reclusione.
In particolare, la condanna più pesante è arrivata per Domenico Casamonica: 30 anni di carcere, tra quelle lette oggi pomeriggio nell’aula bunker di Roma da Antonella Caprio, presidente della decima sezione penale del tribunale di Roma al termine del processo al clan Casamonica. Poi 25 anni e 9 mesi a Salvatore, 23 anni e 8 mesi a Pasquale, 20 anni e sei mesi a Giuseppe e 19 anni e 4 mesi a Massimiliano. L’inchiesta, che ha portato alle condanne di oggi nel corso del maxi-processo, è stata quella dei carabinieri del comando Provinciale di Roma, coordinata dai pm Stefano Luciani e Musarò. Le indagini dei militari del nucleo investigativo di Frascati erano state avviate nell’estate del 2015, ancora prima dei funerali di “zio Vittorio Casamonica”, e hanno permesso di documentare l’esistenza di un’associazione mafiosa autoctona strutturata su più gruppi criminali, prevalentemente a connotazione familiare, dotati di una propria autonomia decisionale, operativa ed economica. Fondamentali per l’accusa sono state le parole dei collaboratori di giustizia.