I tedeschi si sono svegliati con un vincitore, il socialdemocratico Olaf Scholz, ma non hanno ancora un cancelliere. E vivono da oggi una nuova repubblica, che vedrà il potere fondato sull’accordo fra i partiti: non quelli grandi, stavolta il gioco è in mano ai giovani leader di Verdi e liberali, che inizieranno ad accordarsi innanzitutto fra loro.
L’Spd ha dunque strappato il primo posto e Scholz ha rivendicato il mandato a costruire un governo cosiddetto ‘semaforo’. Ma Armin Laschet, che rischia di vedere finita la sua carriera politica, ha replicato con un invito “all’umiltà”. “Con il 25% non si può rivendicare la cancelleria”, secondo lui.
Enrico Letta commenta il voto in Germania come se fosse in atto davvero una “svolta” storica che preannuncia il sapore della vittoria per tutte le sinistre europee. “Ora – dice Letta – abbiamo la prova che di ciò che ho sempre pensato e che è una delle ragioni fondamentali che mi hanno spinto a tornare e assumere la guida del Partito democratico: dalla pandemia si esce a sinistra“.
E’ altamente insolito il commento di Letta che lega un dato politico alla pandemia. Non ha senso ed è fuori luogo.
L’entusiasmo di Enrico Letta si scontra proprio però con la grande delusione della sinistra tedesca. Il tema centrale nel dibattito pubblico è stato sicuramente quello relativo all’innalzamento del salario minimo orario a 12 euro, argomento grazie al quale la Spd ha sottratto voti alla sinistra di Linke.
La Linke, estrema sinistra, si è fermata al 4,9%, al di sotto della soglia di sbarramento del 5%, ma resta comunque rappresentata nel nuovo Bundestag perché ottiene tre mandati diretti. Lo riporta la Bild, secondo cui il partito di estrema sinistra ha ottenuto almeno tre mandati diretti nel complesso sistema elettorale tedesco che è un sistema misto, proporzionale con una componente maggioritaria.
Lo scrittore tedesco Ingo Schulze, intervistato dalla Stampa, dà una lettura molto diversa, e da sinistra, del risultato delle urne in Germania. Sognava un governo “rosso-rosso-verde”, che è invece irrealizzabile. Olaf Scholz, candidato della Spd e cancelliere in pectore, visto da sinistra non è poi così entusiasmante. «Non è – osserva Ingo Schulze – né forte nei contenuti, la sua forza dipende solo dalla debolezza degli altri candidati. Ma è bravo a vendersi. Ha parlato di temi spacciandoli per novità, ma di salario minimo l’Spd parlava anche quando era al 14%. Vuole la verità? Sono deluso e non mi aspetto niente. Non credo che ci sarà per nulla un cambio di direzione per la Germania. Ci sarà una leggera variazione sul tema, ma non basterà».
«Il crollo dei popolari della Cdu/Csu in Germania dopo 16 anni di cancellierato Merkel e il successo della Spd certificano che quando forze di centrodestra si prestano per anni ad alleanze innaturali con la sinistra finiscono per annacquare la propria identità e perdere consenso». Giorgia Meloni interviene sul voto in Germania, dove la Spd ha ottenuto il 25,7% dei voti a fronte del 24,1% della Cdu/Csu.
Meloni, quindi, ha sottolineato che «lo stesso sta avvenendo nelle istituzioni Ue, con un Ppe ormai al traino delle sinistre». Per la leader di FdI, quindi, «il messaggio che ci arriva dalle elezioni tedesche non è la sconfitta del sovranismo, come dice il mainstream, ma la necessità di consolidare un sano bipolarismo. Che consenta ai cittadini di scegliere maggioranze chiare e coese e di sapere la sera stessa delle elezioni chi governerà».
Ad oggi, invece, in Germania non è affatto chiaro quale maggioranza di governo si formerà, con scenari possibili che vanno da un governo a trazione Cdu/Csu, con liberali e Verdi, a uno a guida socialdemocratici con la sinistra di Linke e i Verdi. Insomma, una situazione in cui, allo stato attuale, ha vinto solo l’incertezza. La leader di FdI ha inoltre chiarito che «come Fratelli d’Italia e come Conservatori europei vorremmo riprodurre quel bipolarismo anche a livello continentale. Per rappresentare un’alternativa di governo forte alle sinistre».