La fine del mondo

Riceviamo, e volentieri pubblichiamo, l’articolo ricevuto da James Hansen:

Viviamo in un’epoca molto attratta dalla visione apocalittica del futuro. Forse pensiamo di meritarci l’Apocalisse. Ad ogni modo, la convinzione che stiamo per fare una brutta fine cresce e s’allarga, creando spazi per improbabili fenomeni “biblici”, come la scelta di prendere le nostre verità “dalla bocca de’ fanciulli e de’ lattanti… per ridurre al silenzio l’avversario” (Salmi 8:2). Ciò da quando non vogliamo più fidarci dei climatologi che, come i virologi della Pandemia, si sono forse un po’ sovraesposti.

La cosa che parrebbe unire le nostre varie preoccupazioni per l’avvenire è la sensazione che, qualunque cosa succeda, sarà in qualche modo colpa nostra, una sorta di punizione divina per l’arroganza umana. È una considerazione comunque necessaria perché, se non fossimo noi la causa, non sapremmo come reagire per evitare il disastro finale.

È dunque quasi un sollievo vedere il destino geografico della Terra nella mappa che appare qui sopra. La prospettiva è sempre di stampo apocalittico, ma in questo caso c’è poco che possiamo fare per evitare la fine, tranne forse andare ad abitare in quota, magari su un’altura ragionevolmente elevata – ammassati però insieme con il resto dei sopravvissuti.

La previsione – che comprende la ricomparsa di Atlantide al largo della costa portoghese – non è di tipo scientifico. Rappresenta una sorta di profezia “intuitiva” di Gordon-Michael Scallion, uno “psichico e metafisico” americano. La sua mappa risale all’inizio degli anni ’90 del secolo scorso, quando ebbe una serie di visioni in sogno raffiguranti la crosta terrestre come sarebbe dovuta apparire nel 2012, dopo essere stata devastata da inondazioni ed eruzioni vulcaniche causate dallo spostamento dell’asse terrestre.

Scallion non sembra più in attività, il che è un peccato perché la sua visione del disastro che incombe – che tra l’altro, doveva finire bene (dopo un po’) con pace e gioia universali – era in molti punti preferibile a quella dei profeti della redenzione attraverso l’immiserimento che dominano i palchi odierni. Se non altro, l’idea dell’Italia come un’isola in mezzo al mare non è senza attrattive. Peccato per i tunisini e gli abitanti dell’Europa centrale…

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