Cosenza: centinaia di studenti in piazza per lo sciopero generale

Ieri a Cosenza e in decine di altre città in tutta Italia gli studenti si sono mobilitati in migliaia per lo sciopero generale indetto da diverse sigle sindacali. Al centro della protesta la richiesta di un rientro in sicurezza e l’opposizione ai nuovi piani di riforma della scuola presenti nel PNRR. Gli studenti attaccano il Governo Draghi per il sovraffollamento nelle classi e nei pullman, il costo di libri e trasporti,  la crescente aziendalizzazione della scuola pubblica e lo sfruttamento in alternanza scuola-lavoro.

«Poco o nulla è stato fatto per garantire un rientro a scuola in sicurezza» dichiara Eugenio De Fazio, responsabile del Fronte della Gioventù Comunista Cosenza, tra le organizzazioni promotrici della protesta «l’anno scorso sono stati circa 216’000 gli studenti contagiati e più di 1,4 milioni quelli messi in quarantena. Il ministro dell’istruzione Bianchi dice che non esistono le classi pollaio, ma la realtà che viviamo a scuola è diversa. Non basta qualche briciola   in più per cancellare miliardi di tagli alla scuola»

«Oggi scioperiamo con i lavoratori, perché non vogliamo un futuro di precarietà e sfruttamento” continua De Fazio “Le aziende che licenziano e impongono contratti con salari da fame sono le stesse per cui milioni di studenti lavorano gratis in alternanza. Il Governo Draghi con il PNRR vuole rafforzare il modello della scuola-azienda, dove ci insegnano ad essere futuri schiavi. Infatti il PNRR prevede la creazione di stretti legami tra scuole e aziende, una riforma peggiorativa negli istituti tecnici e professionali, tutto a vantaggio dei padroni e non degli studenti. Noi non ci stiamo».

Gli studenti in sciopero chiedono “classi da 15 persone per garantire la salute e la qualità della didattica, assunzioni e stabilizzazioni dei docenti, un piano per un trasporto pubblico efficiente e gratuito, per contrastare il pericolo di contagio nelle scuole”. «Oggi è solo l’inizio» conclude De Fazio «questo governo non rappresenta gli interessi di studenti e lavoratori. Non saremo noi a pagare il costo della crisi».

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