ll ddl Zan si arena al Senato: Palazzo Madama ha approvato la proposta di non passaggio all’esame degli articoli del testo. La cosiddetta “tagliola” presentata da Lega e Fdi passa con 154 voti favorevoli, 131 contrari, e due astenuti è stata salutata da un lungo applauso. Il disegno di legge, che reca misure di prevenzione e contrasto della discriminazione e della violenza per sesso, genere o disabilità, tornerà in commissione non prima di sei mesi.
“Noi ci aspettavamo 140 voti di chi era a favore del ddl e quindi contro la tagliola, ne mancano all’appello almeno 16”, spiegano fonti dem al Senato. Ora il Pd cercherà di capire se i franchi tiratori siano dentro il partito o nell’area più allargata che ufficialmente era a favore del ddl Zan.
“Chi per mesi, dopo l’approvazione alla Camera, ha seguito le sirene sovraniste che volevano affossare il ddl Zan è il responsabile del voto di oggi al Senato. È stato tradito un patto politico che voleva far fare al Paese un passo di civiltà. Le responsabilità sono chiare”, ha detto Alessandro Zan, il deputato Pd promotore e firmatario del provvedimento, su twitter.
“Sono arrivate due richieste di voto a scrutinio segreto, il presidente ritiene ammissibili queste due richieste, a firma Calderoli e La Russa, in base al regolamento e ai precedenti”, aveva detto stamane Casellati.
“Io sono stata esclusivamente chiamata a giudicare sulla votazione segreta che è una questione puramente giuridica, infatti ho citato il regolamento e i precedenti che mi hanno indotto alla concessione del voto a scrutinio segreto. Credo che la mia decisione, per quanto ritengo sia legittimo contestare perché si tratta di una interpretazione, abbia delle solidi fondamenti di carattere giuridico”, aveva detto Casellati citando alcuni precedenti che hanno autorizzato la presidenza alla concessione del voto segreto.
La cosiddetta ‘tagliola’ è una procedura parlamentare che può condizionare di fatto la sorte di un provvedimento. E’ prevista dall’articolo 96 del regolamento del Senato e, in sostanza, prevede che, conclusa la discussione di un provvedimento, non si proceda all’esame degli articoli e al voto degli emendamenti, come da prassi. Se la ‘tagliola’ viene approvata, il disegno di legge si arena perché a quel punto, fermandosi l’iter parlamentare, quella votazione corrisponde a una bocciatura del provvedimento. Di conseguenza si deve ricominciare da zero ma bisogna aspettare almeno 6 mesi, per una proposta di legge che, una volta depositata, deve essere calendarizzata da uno dei due rami del Parlamento per la discussione.
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