Sifus Confali e Pnrr, cosa fare per meridione

La materia delle reti irrigue è un problema dell’intero Paese, non solo del sud Italia. Con le recenti attività abbiamo alzato ai massimi livelli l’attenzione su questo tema, fondamentale soprattutto per la Sicilia che sconta una carenza cronica di infrastrutture. Ci auguriamo che alcuni progetti inammissibili possano essere riconsiderati dal Ministero. Inoltre vi sono a disposizione anche 440 milioni di euro a valere sul bilancio statale. Monitoreremo ogni fase procedurale. Il sud Italia non può permettersi altri errori. Lo sviluppo di questi territori passa per un serio ammodernamento di tutte le infrastrutture presenti.” E’ quanto ha dichiarato il parlamentare nazionale Antonio Lombardo (Facciamo Eco) a conclusione della conferenza stampa promossa dalla segreteria generale del sindacato nazionale SIFUS CONFALI che si è svolta ieri a Roma, nella sala stampa della Camera dei Deputati, relativa al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) con particolare riferimento a quello sull’ammodernamento dell’ecosistema irriguo.

Ieri, oltre all’onorevole Lombardo sono intervenuti il Segretario Generale del SIFUS, Maurizio Grosso, la deputata nazionale Simona Suriano (Gruppo misto) e il capo ufficio tecnico del SIFUS, l’agronomo Fabio Barbera che in qualità di relatori hanno dato il proprio contributo ed espresso il proprio parere.

Durante la conferenza stampa è stato detto che “dall’analisi del decreto di selezione dei progetti di sviluppo ammissibili a finanziamento con il PNRR, misura 4.3, é emerso che si rischia seriamente di disattendere le ragioni per cui quest’ultimo è nato, poiché riceveranno maggiori risorse economiche quelle Regioni che registrano frequenti precipitazioni meteo, sconoscono il rischio desertificazione e sono in possesso di reti irrigue discretamente efficienti. Al contrario, invece, riceveranno finanziamenti limitati tutte le Regioni meridionali dove non solo insiste un alto rischio di desertificazione, lunghi periodi di siccità e aridità, ma si utilizzano reti irrigue datate e colabrodo. Il piano di investimento ad oggi finanzierà, infatti, solo 79 progetti per la somma complessiva di 880 milioni di euro: di questi, 24 riguarderanno il meridione e 55 le regioni del nord Italia. Nell’ambito di questo quadro distributivo, diverse regioni del sud Italia rischiano concretamente di non ricevere finanziamenti per nessun progetto, a partire dalla Sicilia, Puglia, Molise e Abruzzo. Non verrà pertanto rispettato nemmeno l’impegno assunto dal Governo Draghi di destinare il 60% dei fondi al nord e il 40 % al sud. A questo tema particolare si aggiunge un altro aspetto di carattere generale: il Governo Draghi non ha inteso redistribuire in ambito nazionale le risorse ricevute dall’Europa per il PNRR, utilizzando gli stessi criteri per i quali è stata assegnata all’Italia la quota maggiore rispetto agli altri 27 Stati UE (204 miliardi di euro, su un totale di 750 circa). Ciò significa che, se da un lato le criticità economiche ed infrastrutturali del Meridione sono state determinanti per ottenere queste risorse, dall’altro lato, nella redistribuzione di esse, sempre il Meridione non ha ricevuto la stessa attenzione: anziché assegnargli il 75% delle risorse del PNRR, ne verranno assegnate, in teoria, il 40%.”

“Sulla scorta di queste considerazioni –afferma Maurizio Grosso- sia il nostro sindacato nazionale e sia i Parlamentari nazionali Antonio Lombardo e Simona Suriano siamo concordi nell’auspicare che debba esserci una forte presa di posizione del Governo Draghi nell’intervenire con poteri sostitutivi, sia nei confronti delle regioni incapaci di presentare progetti cantierabili all’altezza della sfida finalizzata a rilanciare il Paese che nella rivisitazione dell’assegnazione delle risorse, in maniera tale da potenziare il Meridione nell’interesse comune del superamento del gap territoriale tra le varie aree dello stesso Paese”.

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