Meloni a Draghi: ‘Decreti contraddittori e caotici’

All’interno del centrodestra Giorgia Meloni posta su facebook un attacco durissimo contro Mario Draghi: «Ritornano la Dad e lo smart working negli uffici pubblici. Chiudono le discoteche e si limita la capienza negli stadi. Il contagio dilaga nei giorni di chiusura delle scuole. Si susseguono decreti caotici e provvedimenti contraddittori con regole impossibili da comprendere su green pass e quarantene. In un anno nulla è cambiato e gli errori di questo Esecutivo sono ormai evidenti a tutti. Le misure necessarie e più volte richieste da FdI per combattere la pandemia, come il potenziamento dei mezzi pubblici e l’aerazione meccanica controllata nelle scuole, non sono state adottate. Ci avevano promesso che il governo dei migliori avrebbe segnato una netta discontinuità con il suo predecessore. E che il green pass avrebbe garantito di non tornare alle chiusure ma non è stato così. Il governo Draghi si è rivelato nient’altro che un Conte ter. Il presidente del Consiglio abbia il coraggio di ammettere il fallimento della strategia del governo e di chiedere scusa agli italiani. Un Parlamento mortificato a suon di decreti, cittadini nel caos totale per colpa di norme e provvedimenti senza senso. Dalla gestione della pandemia alla manovra finanziaria, il Governo ha fallito su tutto».
Poi, la leader di FdI posta le parole di Mario Giordano: «Ho molti dubbi sulla costituzionalità di un testo che introduce un obbligo così forte per decreto. Senza cioè chiedere il parere del Parlamento. Si dirà: l’urgenza. Ma che urgenza è se l’obbligo scatta il 15 febbraio?. Le misure contraddittorie e caotiche del governo stanno gettando gli italiani nel caos. Questo non è ammissibile. E hanno pure il coraggio di definirsi i “migliori”…».
Puntuale e precisa la risposta di Mario Draghi:
Nel giorno dell’entrata in vigore del lockdown di fatto per i non vaccinati, con nuove norme restrittive come il super green pass, che segue l’obbligo vaccinale per chi ha più di 50 anni, il premier Draghi sceglie di tenere una conferenza stampa per chiarire ancora una volta un punto essenziale: ci dobbiamo vaccinare, per noi e per le persone che ci stanno accanto.
Il presidente del Consiglio ha spiegato che “questa conferenza stampa avviene come risposta alle critiche che il governo e io in particolare abbiamo ricevuto per non aver fatto la conferenza stampa il giorno in cui il Consiglio dei ministri ha approvato il decreto. Secondo me c’è stata anche da parte mia e di altri una sottovalutazione delle attese che tutti avevano per quella conferenza stampa, per cui mi scuso e vi prego di considerare questo come un atto riparatorio”.
Ma non usa mezzi termini Draghi, scagliandosi scontro i non vaccinati che – lo dimostrano chiaramente i dati – in questo momento occupano oltre l’80% tra ricoveri e terapie intensive. Un danno enorme per tutti i cittadini che si trovano costretti a rinviare interventi, visite ed esami, o ad attendere giornate intere al pronto soccorso, perché le strutture ospedaliere sono intasate. Per di più spesso da no vax che nemmeno accettano le cure e denigrano il lavoro di medici e infermieri.
L’Alta Scuola di Economia e Management dei Sistemi Sanitari dell’Università Cattolica ha calcolato lo scorso ottobre la ricaduta dei non vaccinati sul servizio sanitario nazionale: il 94% dei non vaccinati ospedalizzati non sarebbe ricoverato in area medica se si fosse vaccinato, e, tra i ricoverati in terapia intensiva non vaccinati, il 96% lo avrebbe evitato
Per non parlare del costo che i no vax hanno per lo Stato, e cioè per ciascuno di noi, un costo così elevato da incidere non poco sulla bilancia della spesa sanitaria.
Il costo giornaliero di un ricovero in ospedale è 709 euro in area medica, di 1.680 euro in terapia intensiva. Secondo i dati Altems, 4 milioni al giorno per le ospedalizzazione e 1 milione e 100 evitabili per le terapie intensive sarebbero evitabili, cioè oltre 5 milioni di euro al giorno che si potrebbero risparmiare se tutti fossero vaccinati.
Se a questa cifra aggiungiamo oltre 21 milioni di euro per i tamponi, arriviamo a una cifra totale di 26 milioni di euro al giorno: questo è il costo che sostiene la collettività, cioè noi, ogni giorno perché non tutti si sottopongono alla vaccinazione. Al mese sono 780 milioni e 10 miliardi l’8% di tutta la nostra spesa sanitaria.
L’obbligo vaccinale dai 50 anni è stato disposto sulla base dei dati, che dicono che chi ha più di 50 anni corre maggiori rischi, ha spiegato Draghi. Evidenziando come le terapie intensive sono occupate per 2/3 da non vaccinati e le ospedalizzazioni lo stesso. “Non dobbiamo mai perdere di vista una constatazione, ovvero che gran parte dei problemi di oggi dipendono dal fatto che ci sono persone non vaccinate“.

“Più riduciamo la pressione sugli ospedali più saremo liberi” ha rimarcato. “Un altro obiettivo di questa conferenza stampa – ha proseguito il presidente del Consiglio – è quello di rivolgere l’ennesimo invito a tutti gli italiani non ancora vaccinati a farlo. Ringrazio veramente di cuore chi lo ha già fatto”.
Quanto alle misure, oggi c’è un “quadro diverso” da quello che ha caratterizzato la fase più grave della pandemia, ha sottolineato il premier. Occorre “colpire il virus senza tenere tutto chiuso”, “vogliamo che l’Italia resti aperta con tutte le cautele necessarie”. Vaccinarsi tutti per non tornare in lockdown tutti.
Il governo – ha spiegato ancora il premier – sta affrontando la sfida della pandemia e della diffusione delle varianti con un approccio un po’ diverso rispetto al passato. Sulla scuola l’approccio è chiaro, e sacrosanto: “Vogliamo essere molto cauti ma anche cercare di minimizzare gli effetti economici e sociali sui ragazzi e le ragazze, che hanno risentito più di altri delle chiusure dal punto di vista psicologico e della formazione. La scuola è fondamentale per la nostra democrazia, va tutelata e protetta, non abbandonata”.
Non andare a scuola e poi in pizzeria e a fare sport sarebbe assurdo. “Non ha senso chiudere la scuola prima di tutto il resto, non ci sono i motivi per farlo, la situazione è molto diversa grazie ai vaccini e il governo ha la priorità che la scuola stia aperta in presenza” rimarca.
Quanto alla didattica a distanza, è chiaro come inasprisca le disuguaglianze: “Basta vedere gli effetti della diseguaglianza tra studenti creata dalla Dad lo scorso anno per convincersi che questo sistema scolastico provoca diseguaglianze destinate a restare”.
Anche se “probabilmente” ci sarà un aumento di Dad nelle prossime settimane, ma è “da respingere il ricorso generalizzato alla didattica a distanza” chiarisce il premier.
Quanto alle risorse, “la legge di Bilancio già prevede stanziamenti per i settori in difficoltà. Ci sono varie misure, per il momento usiamo queste”.
Il governo, spiega, sta facendo una riflessione per affrontare “nella maniera più soddisfacente” i bisogni di sostegno determinati da questa ripresa della pandemia. “Non escludo si trovino altre risorse, non abbiamo ancora riflettuto se sia necessario uno scostamento di Bilancio”.
Tocca anche il nodo del caro bollette Draghi. La Legge di bilancio ha già stanziato circa 3,5 miliardi per affrontare l’emergenza bollette nel primo trimestre ed è previsto vengano presi altri provvedimenti nel trimestre successivo e nei mesi a seguire.

E spinge per una distribuzione equa di benefici e rischi: “La via del sostegno governativo è importante ma non può essere l’unica: occorre chiedere a coloro che hanno fatto grandissimi profitti da questo aumento del prezzo del gas di condividere questi profitti con il resto della società“.
Riguardo all’azione di governo Draghi ha infine osservato che “l’esperienza di questi 11 mesi è stata di una maggioranza molto grande in cui occorre accettare la diversità di vedute. Non occorre cercare la mediazione a tutti i costi ma per alcuni provvedimenti importanti l’unanimità è molto importante, e che il risultato della mediazione abbia senso. Per il resto è chiaro che le divergenze e le diversità di opinioni non hanno mai ostacolato l’azione di governo”.
Nessuna crisi di governo, all’orizzonte: “Le diversità di vedute che ci sono state su questo decreto sono di gran lunga inferiori a quelle che ci sono state in altre occasioni, come sulla riforma della giustizia. Non è né un’esperienza nuova né particolarmente drammatica”. Le differenze di vedute sono “naturali”, “l’importante è che nella maggioranza si nota che c’è voglia di lavorare insieme e di arrivare a decisioni condivise. Finché c’è quella il governo va avanti bene, quello è l’essenziale”.

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