David Sassoli era un essere umano speciale, perché ricopriva il suo ruolo con lo stesso identico approccio che adottava nella vita di tutti i giorni. La vicinanza sincera alle persone gli è stata restituita nell’abbraccio corale del minuto di silenzio e di applausi davanti alla sede di Bruxelles del Parlamento, dove si sono riuniti europarlamentari e cittadini comuni.
Garbo, gentilezza ed empatia hanno sempre contraddistinto parole e azioni di David Sassoli, confermano i suoi colleghi giornalisti e deputati. Caratteristiche da non confondere con la remissività: il sedicesimo presidente dell’Eurocamera conduceva fino in fondo le sue battaglie e non derogava ai suoi principi.
E’ indicativa la foto in cui David Sassoli accoglie Giorgia Meloni, accennando a un inchino con la testa, ricambiato dalla leader di Fratelli d’Italia, che oggi sembra la testimonianza storica di un momento inedito di confronto e rispetto istituzionale tra sinistra e destra, anche a livello europeo. Una foto che fa riflettere sullo stile politico del defunto presidente del Parlamento Ue, omaggiato di ricordi commossi anche da destra.
Era il 23 giugno del 2021, a Bruxelles, quando David Sassoli aveva accolto la Meloni nel suo giro europeo da neo presidente dei Conservatori e riformisti europei (Ecr), ed era scattato quel cenno rispettoso col capo da entrambi, leggero, istituzionale, sottolineato anche da un articolo del Corriere. Quella giornata, e quelle giornate, sono ritornate oggi nel ricordo che Giorgia Meloni ha fatto alla Camera, parlando di “un uomo serio, leale, perbene, di spessore, tratti non comuni ai politici di oggi”. Un uomo che da sinistra sapeva dialogare anche con la destra, senza barriere e pregiudizi, come ha spiegato la Meloni nella cerimonia di commemorazione a Montecitorio di David Sassoli.
“Non sapevo della sua malattia, ma non ha mai fatto mancare la sua presenza, anche nel periodo della pandemia, quando lottava con la sua malattia. Sassoli aveva posizioni molto diverse dalle nostre, quasi sempre eravamo in disaccordo, ma non aveva pregiudizi. Come tutte le persone intelligenti sapeva che anche da chi è distante da te si può imparare qualcosa. Quando ci siamo incontrati, nel giugno scorso, in un lungo e cordiale faccia a faccia, gli avevo parlato dell’immigrazione come una priorità, non l’avevo convinto, ma non aveva problemi a riconoscere che la tua posizione era seria anche quando non la condivideva. Ho avuto tanti avversari politici, nella mia vita, ma Sassoli era uno dei più temibili, non perché cinico o disposto a tutto ma perché capace e leale, allora sai che stai perdendo una cosa preziosa. Ed ecco perché ci tengo a rinnovare le condoglianze a chi gli era vicino, a nome di Fratelli d’Italia e dei Conservatori europei”.
Sassoli – ha proseguito la Meloni in aula- sapeva difendere le sue posizioni con il sorriso. Aveva posizioni molto diverse dalle nostre, ma non era una persona che aveva pregiudizi. Ho avuto, ho molti avversari politici nella vita, credo che Sassoli fosse uno dei migliori. Abbiamo perso un avversario temibile, perché capace e leale, abbiamo perso una cosa preziosa. Per questo ci tengo a rinnovare le condoglianze in quest’aula.
Anche Vittorio Sgarbi ha reso omaggio al presidente scomparso, avversario politico che rispettava. Da sindaco di Sutri, Vittorio Sgarbi, ha proclamato per la giornata dell’11 gennaio, il lutto cittadino in seguito alla prematura scomparsa di David Sassoli, già residente nell’Antichissima Città.
Per il suo forte legame con Sutri, l’Amministrazione – spiega Sgarbi – intende manifestare in modo tangibile il dolore che colpisce i cittadini a causa di questo lutto. “Il presidente Sassoli ci ha lasciato nella notte, in silenzio, in modo riservato, come lui era. Non lo vedremo più prendere il caffè nei bar della città, né fare la spesa nei negozi, né parlare in strada e intrattenersi con i cittadini con i suoi modi gentili. Era amico di ognuno di noi, teneva al bene di Sutri, che aveva adottato come sua dimora. Sentiremo la sua mancanza. La città si stringe al dolore della famiglia.
È stato un Presidente sempre dalla parte dei più fragili e degli ultimi, capace di battersi per i diritti e i valori fondanti dell’Europa. I fronti aperti erano tanti, in questi due anni e mezzo di presidenza, anticipati in un memorabile discorso di insediamento.
Figlio di partigiano, aveva parlato del padre – costretto a combattere contro altri europei – e della madre, sfollata per fuggire dalla guerra. Aveva celebrato l’eredità della storia europea «scritta sul dolore», e poi denunciato strumenti insufficienti per fronteggiare le attuali spine nel fianco dell’Unione.
A partire da quella, ricorrente, delle migrazioni. L’Europa non si difende con i muri, ripeteva spesso nei suoi interventi – tutti, o quasi, in italiano – convinto che l’umanità fosse uno dei tratti distintivi dell’Unione europea e che la solidarietà fra gli Stati fosse la chiave per affrontare la questione.
La condivisione dei problemi a livello comunitario era il punto di partenza su cui costruire risposte comuni: solo quando i cittadini italiani saranno preoccupati per il confine tra Russia e Finlandia o quelli dei Paesi nordici per le morti nel Mediterraneo, spiegava all’inizio del 2020, l’Unione europea avrà trovato il suo compimento.
Attento ai problemi ambientali, preoccupato per le diseguaglianze, sostenitore della necessità di allargare i confini europei autorizzando l’ingresso di Albania e Macedonia del Nord: così lo ricordano, commossi, i suoi collaboratori al Parlamento. Ma anche strenuo difensore dei diritti umani (tanto da ricevere un divieto d’ingresso in Russia per l’impegno dell’Eurocamera in questo senso) e della libertà di stampa, principio inderogabile che ha inteso valorizzare con il lancio del premio per il giornalismo investigativo dedicato a Daphne Caruana Galizia. Dopo essersi trovato da entrambi i lati della barricata, era convinto che proprio il giornalismo libero e indipendente fosse uno di quei «meccanismi che ci permettono di controllare chi sta al potere».
Fermo sostenitore dell’importanza, anche simbolica, di lasciare aperta la casa della democrazia europea, Sassoli ha infatti lavorato per mantenere in funzione l’emiciclo comunitario, pur a scartamento ridotto e senza le abituali trasferte nella sede di Strasburgo. «Nel pieno della pandemia ha anche destinato un edificio del Parlamento al ricovero delle donne senzatetto, fornendo loro alloggio, protezione e pasti caldi dalla mensa parlamentare».
Ai più giovani diceva che il lavoro della sua generazione era quello di porre le basi perché questo continente acquisisse una statura politica autonoma, in grado di rispondere alle sfide globali. Ora che il solco è tracciato, toccherà a loro chiudere il percorso.