E’ una lussuosa villa adiacente al palazzo presidenziale di Niamey il nuovo “carcere” di Saadi Gheddafi. Stando a quanto riferito dal dipartimento di Stato americano, il terzogenito del colonnello libico Muammar Gheddafi con l’hobby del calcio, si troverebbe agli arresti domiciliari in una ‘guest house’ governativa a Niamey, in Niger. Ma come riporta oggi il quotidiano britannico The Daily Telegraph, definire come semplice ‘guest house’ la lussuosa villa adiacente al palazzo presidenziale nella capitale nigerina è alquanto riduttivo. “Più che una prigione sembra il rifugio di un playboy”, scrive il Telegraph. Con Saadi Gheddafi, 38 anni, conosciuto in Italia per aver cercato con scarsa fortuna di darsi al calcio professionistico nel Perugia di Luciano Gaucci, si trovano a Niamey anche diversi generali libici, tra cui l’ex comandante dell’aviazione, Ali Sharif al-Rifi, e l’ex capo della sicurezza Mansour Dao. Come spiega il Telegraph, il motivo per cui il terzogenito dell’ex rais è stato accolto con una tale benevolenza dalle autorità del Niger, è dovuto al fatto che la Libia di Gheddafi ha investito fiumi di denaro nel paese vicino. Ha costruito infrastrutture e moschee, e conquistandosi le simpatie dei nigerini. La principale moschea di Niamey è stata edificata con i soldi libici e una delle più importanti strade della capitale nigerina è stata asfaltata con i fondi del Rais. Inoltre Gheddafi ha finanziato la costruzione dei pozzi per pompare l’acqua del fiume Niger – un contributo cruciale per la capitale dello Stato dell’Africa occidentale, il cui territorio si trova nella sua totalità nel deserto del Sahara. Anche i parlamentari locali, scrive il quotidiano britannico, si riuniscono in un edificio con una grande targa in cui si legge: “Dalla guida e dal popolo libico” al Niger. Ma l’influenza di Gheddafi nel Paese del Sahel non si limita alla capitale: è nota l’alleanza del rais – sia pure informale e strumentale – con diverse tribù tuareg del nord del Niger.
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