I trent’anni dello storico Trattato che segnò la nascita dell’Unione monetaria, mostrano un’Europa molto diversa da quella che lo sottoscrisse. La fine degli anni novanta fu segnata da grandi cambiamenti e nel contempo da grandi speranze. La guerra fredda stava diventando un triste ricordo, davanti un futuro che avrebbe visto la possibilità di riunificare il Vecchio Continente, da Est ad Ovest, senza più temere il dualismo ideologico ed economico del comunismo e del capitalismo, ma spingendo sempre di più verso la nascita di una democrazia continentale. I primi prodromi della globalizzazione non solo economica, facevano ben sperare in un’attenuazione dello confronto/scontro militare tra le grandi potenze. La nascita dell’Unione monetaria doveva essere il preludio alla creazione di una Unione politica europea che in uno agli Usa avrebbe dovuto contribuire ad esportare la democrazia nel mondo. Un sogno, promesse, a distanza di trent’anni sono rimasti quasi tali. Il trentesimo compleanno di Maastricht è stato avvolto dall’ombra incombente di un conflitto bellico tra Russia e Ucraina. Macron che si affanna a rincorrere Putin e volando a Mosca cerca di mettere in atto tutto il suo carisma e le sue qualità di abile mediatore per convincere lo Zar a sedersi al tavolo delle trattative con il Presidente ucraino da una parte e gli Usa con la Nato dall’altro e scongiurare il pericolo di un’ennesimo conflitto bellico nel Vecchio Continente. Un’Europa alla ricerca di una legittimazione internazionale che ormai ha perso da decenni. Un’Europa che si è posta fuori dalla storia degli ultimi vent’anni, assumendo il posto di convitato di pietra. Nel frattempo Usa Russia e Cina si contendono il predominio del mondo. Un’Europa che diserta, che si è lavata le mani sulla crisi libica e quella siriana abdicando a favore di nuovi protagonisti della scena internazionale: la Turchia di Erdogan. Quella nascita di una democrazia globale che nel 92 sembrava realizzarsi in pochi anni, non c’è mai stata. Né si è affermato lo stato liberale. Al contrario il sogno della riunificazione europea è stato sporcato dalla politica sovranista e antidemocratica di molti governi dell’ex impero sovietico. Gli effetti positivi della globalizzazione sono innegabili, ma l’Europa non ne ha saputo approfittare e sta pagando un prezzo altissimo con l’esclusione dai mercati più redditizi, generando così la rabbia dei cittadini e dando fiato alle sirene ingannevoli dei populisti. Ma soprattutto la globalizzazione dei mercati non ha saputo eliminare i conflitti tra le grandi potenze per il potere sul mondo né ha sconfitto la politica del terrore o la corsa sempre più sfrenata agli armamenti. E l’ Europa dove si è nascosta? Dietro le vesti di un finto diplomatico e quelle di un abile ignavo. Tra le tante promesse e speranze fatte a Maastricht, solo l’unione monetaria si è avverata. All’inizio molti erano scettici, ma la moneta unica ha resistito alla crisi finanziaria ed economica del 2008 e si è rafforzata in epoca di pandemia con Next Gen. Eu , che ha dimostrato come la moneta unica sia un patrimonio di solidarietà tra i paesi dell’Unione. Oggi dopo che gli inglesi sono usciti dall’Unione Europea, tutti gli altri Paesi vogliono tenersela stretta. Ma è da questa unione identitaria che bisogna ripartire per rendere concreti quei sogni e quelle speranze di trent’anni or sono e far sì che non rimangano tali.
Andrea Viscardi