Il logo dell'Agenzia delle Entrate, Roma, 1 febbraio 2018. ANSA/GIUSEPPE LAMI

Bonus e superbonus, la beffa: ecco perché i truffatori non pagheranno

Secondo quanto emerso l’Agenzia delle Entrate ha dichiarato che, in alcuni casi, non sarà possibile recuperare i soldi avuti in maniera illecita con superbonus e bonus edilizi

Ammonta a ben 4,4 miliardi di euro il costo delle truffe ai danni dello Stato, perpetrate attraverso il ricorso – illecito – a bonus edilizi e superbonus. Lo ha denunciato il direttore dell’Agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini: dei 4,8 milioni di cessioni e sconti in fattura già comunicati all’Amministrazione finanziaria – per un controvalore complessivo di oltre 38,4 miliardi di euro – l’11,4% delle agevolazioni ottenute erano frutto di raggiri. Dopo il danno, inoltre, la beffa: molti di questi soldi, infatti, pare non siano più recuperabili.

Superbonus e bonus edilizi: quanti soldi ha perso lo stato a causa delle truffe, i finti sconti e le cessioni di credito illecite

“Fino ad oggi, l’attività di analisi e controllo condotta ha consentito di individuare un ammontare complessivo di crediti d’imposta inesistenti di 4,4 miliardi di euro”, ha dichiarato Ruffini, in audizione al Senato parlando del superbonus previsto dal dl Sostegni Ter (qui le novità sulla proroga e su come cambia nel 2022).

Al 31 dicembre 2021, inoltre, “le prime cessioni e gli sconti in fattura comunicati all’Agenzia attraverso l’apposita piattaforma sono stati quasi 4,8 milioni, per un controvalore complessivo di oltre 38,4 miliardi di euro”.

Basta pensare che, secondo le stime emerse, solo nel 2021 ben 11 mila aziende sono state create col solo scopo di comprare crediti fiscali e rivenderli, tutte queste – all’interno del loro organico – non contano dipendenti. Sono delle realtà fantasma quindi, nate per riciclare e permettere lo scambio di sconti che poi si sarebbero trasformati in soldi liquidi (per fatture inesistenti o lavori mai eseguiti).

Bonus e superbonus, oltre il danno la beffa: perché alcuni soldi non potranno più essere recuperati

Quanto sia grave, in un periodo di forte crisi e recessione, questa perdita ai danni dell’Erario è probabilmente chiaro a tutti, e non serve entrare nel dettaglio. Mentre si annunciavano licenziamenti su più fronti e molte realtà facevano fatica a riprendersi dopo i continui lockdown conseguenti all’emergenza sanitaria, c’era un’altra Italia, quella dei “furbetti” che ai danni dello Stato portavano a termine truffe e raggiri approfittando della situazione.

I controlli Guardia di Finanza e Agenzia delle Entrate, ovviamente, hanno permesso di individuarne alcuni, ma per evitare che una situazione del genere possa ripetersi il Governo Draghi ha già una stretta che riguarderà in particolare il meccanismo della cessione dei crediti e i controlli effettuati (qui tutte le novità annunciate).

La cattiva notizia, però, è che molti dei soldi finiti nelle tasche dei truffatori non sono recuperabili. Ben 2 miliardi di euro, infatti, pare siano stati riciclati e, tra società fittizie e il ricorso a cripto valute, diventa difficile oggi risalire ai soggetti responsabili e ai loro patrimoni.

“Qualora attuata tramite una catena di cessioni particolarmente articolata e simulata con perizia rende complesso per l’intermediario finanziario valutare, nell’esercizio dell’ordinaria diligenza professionale, la liceità dell’operazione, con il rischio di prendere parte involontariamente a condotte fraudolente, contigue anche al riciclaggio di denaro. Infatti, riguardo a un credito oggetto di plurime cessioni può risultare sostanzialmente priva di efficacia una verifica svolta solo nei confronti dell’ultimo cessionario che ne chiede la monetizzazione”, ha dettagliato Ruffini. Come dire, oltre il danno, la beffa.

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